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Mario Martone: «Il mio viaggio umano dentro Rione Sanità»

È iniziata ieri la nona edizione di “Benvenuti al Rione Sanità”, una rassegna di eventi culturali interamente dedicata alla cinematografia made in Sanità. É iniziata con la proiezione del film “Nostalgia” e alla presentazione, tra gli altri, anche il regista Martone: «In poche altri luoghi ho sentito così la vita e le ferite. Se siete della Sanità, sapete di cosa sto parlando»

di Anna Spena

C’erano le istituzioni, gli abitanti della Sanità, i cittadini di Napoli, e il quartiere fuori che continuava ad essere vivo, con le sue speranze, con le sue ferite. Nell’incoerenza – che rimane – nella speranza che tiene ancora il passo. Nella Basilica di Santa Maria della Sanità gremita di persone, lunedì 4 luglio, ha preso il via la nona edizione di “Benvenuti al Rione Sanità”, quest’anno la rassegna di eventi culturali nel cuore di Napoli, che durerà fino all’11 luglio, è interamente dedicata alla cinematografia made in Sanità. Otto proiezioni totalmente gratuite che contribuiscono a costruire, attraverso il cinema, una nuova narrazione del quartiere lontana dai soliti “luoghi comuni”. Una prima serata che è iniziata con la proiezione di “Nostalgia”, un film del 2022 diretto da Mario Martone. Un adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 2016 di Ermanno Rea, con protagonista Pierfrancesco Favino, il film è stato presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes.

Il programma di eventi è stato organizzato da Fondazione di Comunità San Gennaro – dal 2014 impegnata nel migliorare la qualità della vita nel Rione Sanità attraverso l’arte, la bellezza ed il contrasto alla povertà educativa – Fondazione Con Il Sud, Regione Campania e Film Commission Regione Campania, Coop. SanitA’rt. La direzione artistica della rassegna 2022 è stata affidata a Vincenzo Pirozzi, regista, sceneggiatore e attore nato e cresciuto al Rione Sanità.

Alla proiezioni era presente il presidente della Camera Roberto Fico: «Qui ho mosso i miei primi passi politici», ha raccontato. «Il quartiere è a un livello importante del percorso intrapreso, ma bisogna investire ancora». E il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: «Padre Antonio Loffredo ha saputo coltivare l’anima dei ragazzi del rione. Un risultato straordinario di persone che guardano al futuro. Parliamo spesso male di Napoli, siamo combattuti tra odio e amore. Ma è la città madre di tutti noi che sempre ci farà un po’ soffrire».

E molto di quello che è oggi la Sanità lo si deve ad Antonio Loffredo, un parroco illuminato, che si è messo alla guida dei giovani del quartiere. Insieme a loro ne ha cambiato le sorti trascinandolo via dalla marginalità atavica che l'ha sempre caratterizzato. Educazione. Arte. Musica. Teatro. Alla Sanità nessuno viene lasciato solo. Nel 2006 padre Antonio, e un gruppo di sei giovani volontari nati e cresciuti nel rione decidono di fondare insieme la cooperativa sociale La Paranza Onlus. La Paranza nel 2008 si aggiudica un bando di 500mila euro della Fondazione Con il Sud da investire nella valorizzazione di un un bene abbandonato. La cooperativa sceglie le Catacombe di San Gennaro. Da quel momento si è innescato un meccanismo a catena di rigenerazione urbana, aprendo al pubblico altri spazi come le Catacombe di San Gaudioso e i percorsi dei Miglio Sacro che vanno dalla Basilica Incoronata Madre del Buon Consiglio fino alla Porta di San Gennaro, la più antica della città. E il movimento di rigenerazione, riqualificazione dei luoghi e quindi la possibilità di generare lavoro per i giovani che abitano il quartiere continua con nuovi quattro progetti.

«Quando Ermanno Rea è venuto da me diversi anni fa», ha raccontato Loffredo, «mi ha detto “Antonio, io ho una cosa bella in testa, fatti di tanti sentimenti, questi sentimenti li vedo alla Sanità. Diceva che lui doveva “annusare”, sennò non poteva scrivere. E quindi veniva, annusava e poi scriveva. E poi mi diceva sempre “non ci posso credere che sono diventato amico di un prete”».

Nostalgia è un film sul ritorno. Il protagonista Felice Lasco torna in città, a Rione Sanità, dopo quarant’anni di assenza. «Ho fatto un film neorealista», ha dichiarato Martone. «E presentare questo film, in questo quartiere dov’è stato girato, in questa Basilica… beh non pensate che mi lasci indifferente. C’è chiaramente un mistero, io non sono cattolico, ma c’è un mistero che racchiude gli uomini e le donne di questo quartiere». E poi ancora: «La Sanità l’ho conosciuta facendo questo film. In poche altri luoghi ho sentito così la vita e le ferite. Se siete della Sanità, sapete di cosa sto parlando Io faccio i miei film camminando. E ho detto questo film non si può fare con le comparse. Bisogna incontrare le persone che vivono qui, le persone che devono essere il coro attorno ai protagonisti. È un viaggio umano. Padre Loffredo è stato il grimaldello per penetrare questo mondo e io camminavo tenendo il libro di Ermanno tra le mani, con lui è stato un dialogo a distanza. Camminare e incontrare, questo è un film orizzontale. Fatto di incontri. Non imposto dall’alto. È nato tra tutti noi».

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