Attivismo civico & Terzo settore

Servizio civile, sulla partecipazione pesa l’incertezza del futuro

Diffusi i dati dell’indagine condotta da Fondazione Amesci sui motivi di assenza ai colloqui di selezione che riguarda il 30% dei giovani. Per il presidente Enrico Maria Borrelli la ricetta per contrastare l’assenteismo è «preservare l’identità del Servizio civile»

di Redazione

Circa il 30% dei giovani non si presenta i colloqui per la selezione del Servizio civile. Fondazione Amesci ha condotto un’indagine per conoscere i motivi di queste assenze. Nel commentare i dati dell’indagine il presidente della fondazione Enrico Maria Borrelli osserva: «Il servizio civile è un Istituto della Repubblica deputato alla difesa della Patria, che si realizza con mezzi ed attività non armate, ed è considerato un esempio di politica efficace ammirata in tutta Europa. Per i giovani rappresenta da sempre un’esperienza di partecipazione e di servizio al Paese, un’occasione per dare il proprio contributo alla comunità in un’età di crescita e di formazione alla vita adulta. Sono queste le caratteristiche sulle quali concentrare la comunicazione istituzionale del servizio civile, per non correre il rischio che sia invece visto e vissuto dai giovani come un’esperienza prevalentemente formativa, al pari di altre e, da questo punto di vista, meno conveniente in termini di impegno e durata».

In una nota si osserva inoltre che lo scorso 9 marzo si è chiuso il più grande bando di selezione nella storia del servizio civile, con ben 64.331 posti disponibili (nel 2021 erano 55.793: +15%), afferenti a 3.289 progetti da realizzare in Italia (3.090) e all’estero (199). Le domande di partecipazione dei giovani sono state 112.008, di cui 66.873 donne (63%) e 41.441 uomini (37%). Nel particolare sono 105.098 (1,7 domande per ogni posto disponibile) le domande presentate dai giovani tra i 18 e 28 anni per i progetti in Italia e 3.595 (3,1 domande per ogni posto disponibile), per quelli all’estero. Nonostante l’incremento dei posti messi bando sono diminuite dell’11% le domande presentate rispetto al 2021 (125.286) e desta, inoltre, preoccupazione il tasso di assenteismo al colloquio di selezione dei candidati, che si attesta intorno al 30% (quasi generalizzato per tutti gli enti).
Per analizzare le motivazioni del fenomeno, Fondazione Amesci ha somministrato un questionario online ai 1.908 giovani (836 uomini e 1.072 donne) risultati assenti ai propri colloqui di selezione, ovvero il 29,33% delle candidature ricevute (in totale 6.505 di cui il 57,9% donne e il 42,1% uomini) per partecipare ai 166 progetti in Italia e i 15 progetti all’estero della Fondazione.

Al questionario hanno risposto 504 giovani (63,9% femmine, 36,1% maschi). Il 66,5% degli intervistati è in possesso di diploma di scuola superiore, il 16,1% di laurea triennale e l’8,7 di laurea magistrale, mentre il 7,5% di licenza di scuola media inferiore. Il 38,3% si dichiara studente, il 16,5% studente-lavoratore e il 22% lavoratore, il 18,8% è disoccupato in cerca di lavoro.

I motivi delle assenze al colloquio


Fonte: Questionario Amesci


Il 41,7% ha indicato lo studio (15,7%) ed il lavoro (26%), mentre il 16% motivi personali (6,4%), di salute (4,4%) e di famiglia (5,2%). Il 22,6% dichiara di non aver ricevuto comunicazioni relative al colloquio, sebbene il bando chiarisse che l’obbligo di informazione è assolto attraverso la pubblicazione sui siti degli enti titolari dei progetti. Il 4,2% ha semplicemente cambiato idea: il 26,5% perché ha trovato lavoro (26,5%) e il 17,7% per aver valutato l’incompatibilità con altri impegni. Infine, l’80,9% ha risposto che ripresenterebbe domanda di partecipazione (si: 59,1% – forse: 21,8%), il 7,3% non la ripresenterebbe e l’11,7% non sa se la ripresenterà.

«Dall’indagine emerge che il 38% di quelli che non si presentano ai colloqui già lavora o è uno studente/lavoratore, il che significa che il servizio civile è un’opportunità che interessa molto i giovani, ma non sempre è conciliabile con i loro impegni e in molti casi lo scoprono dopo aver avanzato la candidatura», osserva Borrelli. Che evidenzia: «I canali di informazione di Amesci raggiungono oltre 2,5 milioni di utenti l’anno e per l’intera durata del bando la Fondazione ha messo in campo una massiva campagna di promozione, sia sul sito istituzionale sia attraverso i canali social e i giornali. Ciò nonostante, non sembra esservi un problema di comunicazione o di appeal del sistema, quanto piuttosto di consapevolezza della scelta e di attenzione alle informazioni: l’80% dei giovani dichiara di non essere a conoscenza della possibilità di recuperare l’eventuale assenza, pur essendo tale opportunità chiaramente indicata nella medesima comunicazione con la quale sono stati informati della data del colloquio».

A sostegno di questa ipotesi intervengono i dati degli anni passati, in cui Amesci ha registrato il 33,9% di assenti nel 2020 (ante Covid) e il 21,1% nel 2021 (-12,8%) con l’introduzione dei colloqui online che hanno facilitato la partecipazione dei giovani. Nel 2022 i colloqui di Amesci si sono svolti prevalentemente online, eppure il dato delle assenze è tornato a salire significativamente rispetto al 2021 (+8,2).

«Non emergono elementi sufficienti a ritenere queste assenze ai colloqui una criticità del servizio civile, anche perché risulta essere conforme ai dati degli altri concorsi pubblici. Ma è sicuramente necessario che il Dipartimento realizzi, in occasione della pubblicazione dei bandi di selezione, una comunicazione adeguata al Servizio Civile, strumento unico per lo Stato di educare alla cittadinanza attiva e ridurre così la distanza con le istituzioni» segnala Borrelli. «Sono mutate le motivazioni per le quali i giovani scelgono di fare servizio civile: meno voglia di impegnarsi per l’altro e più attenzione alla propria formazione e alle proprie motivazioni personali». Lo dimostra il significativo calo di candidature per i progetti di assistenza registrato dal Dipartimento per le Politiche giovanili e Servizio Civile Universale e, di contro, la crescita del numero di domande per i progetti di educazione e promozione culturale. «Un dato che invita tutti a prestare attenzione, per non mettere a rischio il futuro di questo istituto proprio quando si stanno festeggiando i suoi primi 50 anni di storia. E di successi».


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