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Violenza di genere, 3 volte su 4 gli uomini maltrattanti sono italiani

L’Associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza - pubblica il report sui dati 2021. Sono state più di 20mila le donne accolte (+ 3,5% rispetto al 2020), hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni, sono prevalentemente italiane, una donna su tre è a reddito zero. Ad accoglierle quasi tremila attiviste (7 su 10 sono volontarie)

di Sabina Pignataro

Nell’anno 2021 sono state accolte complessivamente 20.711 donne, con un incremento – rispetto al 2020 – del 3,5%. Il dato è contenuto nel report che l’Associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza ha pubblicato sui dati riferiti al 2021.

Sono state più di 20mila le donne accolte (+ 3,5% rispetto al 2020), hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni, sono prevalentemente italiane, una donna su tre è a reddito zero. Ad accoglierle quasi tremila attiviste (7 su 10 sono volontarie)

Questi in sintesi i dati:

Le caratteristiche della donna che si rivolge a un Centro antiviolenza D.i.Re sono consolidate negli anni: per quanto riguarda l’età, anche nel 2021 quasi la metà (46%) delle donne accolte ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni.

Centri della Rete accolgono prevalentemente donne italiane (solo il 26% hanno una diversa provenienza), un dato costante negli ultimi anni (26% nel 2020 e 26,5% nel 2019) e allineato con il dato nazionale ISTAT del 2020 (27,7%) e del 2019 (28%).

Soltanto il 28% delle donne accolte decide di denunciare, percentuale che rimane sostanzialmente costante negli anni. «Questo dato non stupisce – commentano da Di.RE- perché la vittimizzazione secondaria da parte delle Istituzioni che entrano in contatto con le donne (servizi sociali, forze dell’ordine, tribunali ecc.) continua a frenare l’avvio di un rapporto di fiducia con le donne che intendono rivolgersi alla giustizia.

Gli autori

L’autore della violenza è prevalentemente italiano (soltanto il 27% ha provenienza straniera) e questo dato, oramai consolidato negli anni (con scostamenti non significativi), mette in discussione lo stereotipo diffuso che vede il fenomeno della violenza maschile sulle donne ridotto a retaggio di universi culturali situati nell’“altrove” dei paesi extraeuropei.

I centri

I Centri della Rete sono presenti in tutte le regioni italiane, tranne che nella Regione Molise, ma sono distribuiti non omogeneamente: nell’area del nord si trovano oltre la metà dei centri (58 pari al 55%) divisi non equamente tra Nord-Est e Nord-Ovest; in quella del centro 24 centri (pari al 23%) e tra sud (16) e isole (8) si arriva a 24 centri (pari al 23%).

Insieme al numero delle donne accolte, è aumentata anche la risposta che i Centri antiviolenza danno sul territorio: Le organizzazioni della Rete che hanno partecipato all’indagine (81 su 82), attraverso i loro 106 Centri antiviolenza, gestiscono 182 Sportelli antiviolenza con un incremento del 25% rispetto al 2020.

Oltre la metà dei Centri (58,5% dei casi) può contare su almeno una struttura di ospitalità (62 in totale), con un’offerta di 185 appartamenti e 1023 posti letto

Sette attiviste su dieci sono volontarie

L’attività dei centri si sostiene per gran parte sul lavoro volontario delle attiviste, di cui solo il 33, 3% è retribuito, anche a causa della scarsità e non strutturalità dei fondi.

Le attività che i Centri garantiscono alle donne sono sempre varie: accoglienza e possibilità di consulenza legale nella quasi totalità dei casi, consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro in circa il 90% dei casi. Nella comparazione con il 2020 emerge un incremento per il servizio di orientamento al lavoro, che passa dall’88% al 94% dei Centri. Questo dato è particolarmente significativo se si pensa che una donna su tre (31,9% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero, in linea con il 2020 (32,9%) e il 2019 (33,8%). Solo il 37% (tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro.

“20.711 donne nel 2021, il 3,5% di contatti in più rispetto al 2020, l’8,8% in più le donne che non avevano mai chiamato il Centro antiviolenza, sono numeri che confermano l’importanza dei centri della nostra Rete. Dietro ogni numero che leggete c'è una storia, la storia di ogni singola donna, che crede nella possibilità di uscire dalla violenza, dà fiducia ai nostri centri: l'aumento di donne che a noi si rivolgono lo leggiamo in questa luce», dichiara Antonella Veltri, Presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. «Sono numeri che danno la misura del lavoro che le 2.793 attiviste, di cui solo poco più del 30% retribuite, svolgono per dare forza alle donne. Non basta approvare un Piano antiviolenza se mancano le linee guida attuative: siamo in attesa di questo, dell’impegno concreto del governo sul tema della violenza maschile alle donne, per il 2021-2023».


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