Economia & Impresa sociale 

Acri, approvato il Rapporto annuale: le risorse per il Terzo settore

Il Consiglio dell’Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio ha dato il via libera al 27° Rapporto che presenta i dati aggregati dai bilanci 2021 delle 86 Fondazioni di origine bancaria. Le erogazioni destinate al welfare sono pari a 347 milioni di euro, il 38% del totale

di Redazione

Il Consiglio dell’Acri, l’Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio Spa, ha approvato il Ventisettesimo Rapporto annuale, che presenta i dati aggregati dai bilanci 2021 delle 86 Fondazioni di origine bancaria. Questi i dati principali che emergono dal Rapporto: patrimonio contabile complessivo 40,2 miliardi di euro (+1,3%); proventi 2 miliardi 289,4 milioni di euro (+61,1%); dividendi un miliardo 559,9 milioni di euro (+73,3%); redditività lorda del patrimonio 5,7% (era il 3,6% nel 2020); avanzo di esercizio un miliardo 690,8 milioni di euro (+61%); attività erogativa 914 milioni di euro (-3,8%); erogazioni destinate al welfare 347 milioni di euro (38% del totale).

«Nonostante la pandemia e il perdurare del clima di incertezza – dichiara Francesco Profumo, presidente dell’Acri – nel 2021 i risultati della gestione dei patrimoni delle Fondazioni di origine bancaria sono stati molto positivi, tanto da tornare ai livelli pre-Covid del 2019. Il 27° Rapporto annuale Acri registra che lo scorso anno le Fondazioni hanno continuato a garantire un costante supporto alle comunità in termini di attività erogativa, bilanciando, con il ricorso ai fondi accantonati negli anni precedenti, le minori risorse previste in funzione dell’avanzo di esercizio dell’anno precedente (2020). Gli ottimi risultati delle gestioni del 2021 stanno già producendo il loro effetto sulle erogazioni dell’anno in corso. A queste, si aggiungeranno le risorse “liberate” dalla nuova forma di sussidiarietà fiscale introdotta con la Legge di Bilancio 2021, che ha iniziato a invertire la tendenza dell’aggravamento del carico fiscale sulle Fondazioni degli anni precedenti».

Il Rapporto annuale curato da Acri contiene al suo interno anche due contributi esterni: “L’asset allocation delle Fondazioni di origine bancaria”, a cura di MondoInstitutional, e “Una Repubblica da digitalizzare”, a cura di Michele Bugliesi, docente ordinario di Informatica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e presidente di Fondazione Venezia, ed Enrico Nardelli, ordinario all’Università di Roma Tor Vergata e direttore del Laboratorio CINI Informatica e Scuola.

Dal Rapporto emerge che al 31 dicembre 2021 le Fondazioni di origine bancaria detengono un patrimonio contabile di 40 miliardi 247 milioni di euro, pari all’85% del passivo di bilancio, in aumento di circa 529 milioni di euro (+1,3%) rispetto al 2020. L’attivo delle Fondazioni ammonta a poco più di 47,4 miliardi di euro, in crescita (+2,6%) rispetto a fine 2020 (era pari a 46,1 miliardi). La struttura generale delle attività è analoga a quella degli anni precedenti: le attività materiali incidono per il 4,5% e le attività finanziarie (includendo i crediti finanziari e le disponibilità liquide) per il 95,3% sul totale attivo, dati che ricalcano quelli del 2020. Anche il totale delle attività finanziarie cresce per circa un miliardo, ammontando, fra immobilizzate e non immobilizzate, a 42,6 miliardi di euro (erano 41,4 miliardi nel 2020).

Gli investimenti correlati alla missione, sulla base della rilevazione sui bilanci del 2020, si attestano complessivamente a 4 miliardi 569,5 milioni di euro, rappresentando il 10% del totale attivo e l’11,5% del patrimonio (incidenze che restano pressoché invariate rispetto al 2019). Lo sviluppo locale resta il settore in cui le Fondazioni canalizzano la maggior parte delle risorse, incidendo per l’86% sul totale degli investimenti.

Dal punto di vista economico, l’esercizio 2021 ha registrato un aumento dei proventi, il cui totale si attesta a due miliardi 289,4 milioni di euro, il 61,1% in più rispetto al 2020. Dall’esame delle tipologie di ricavo, si rileva che, nel 2021, i dividendi sono pari a un miliardo 559,9 milioni di euro (+73,3% rispetto al 2020, anno della mancata distribuzione dei dividendi da parte delle banche, in linea con le indicazioni della Bce), di cui 671,6 milioni da partecipazioni bancarie (29,3% sul totale dei proventi) e 888,3 milioni da partecipazioni non bancarie (38,8% sul totale dei proventi). Migliora il risultato delle gestioni patrimoniali, che passano da 27,2 milioni del 2020 a 78,5 milioni. La gestione degli strumenti finanziari, che include l’utile netto da negoziazione titoli, per effetto delle valutazioni e dei flussi di interessi, aumenta il suo contributo al totale dei proventi in modo sensibile, passando da 105,7 milioni del 2020 a 380,3 milioni nel 2021. Segnano, invece, una variazione negativa (-30,3%) gli altri proventi ordinari di natura non finanziaria e straordinari, che passano da 388,6 del 2020 a 270,7 milioni di euro del 2021.

L’evoluzione del processo di dismissioni delle partecipazioni nelle banche conferitarie, iniziato nel 1990 (anno in cui le Fondazioni detenevano la totalità del pacchetto azionario delle banche partecipate), ha portato a dicembre 2021 alla situazione per cui l’84% delle Fondazioni ha una partecipazione inferiore al 5% (36 non detengono più alcuna partecipazione, 36 hanno una partecipazione inferiore al 5%). Solo 8 Fondazioni hanno una partecipazione tra il 5 e il 50%, 6 hanno una partecipazione superiore al 50% (nel rispetto della normativa, che prevede una deroga in tema di controllo a favore delle Fondazioni di piccola dimensione e di quelle con sede nelle Regioni a Statuto speciale).

La redditività lorda del patrimonio delle Fondazioni per il 2021 si attesta al 5,7%, rispetto al 3,6% del 2020. Si tratta del secondo miglior risultato dal 2008 (il primo è quello del 2019). Se si considera l’andamento della redditività del patrimonio e delle sue componenti principali su un orizzonte temporale di lungo periodo (2000-2021), appare evidente l’impatto delle varie crisi finanziarie che si sono succedute e come finora le Fondazioni siano riuscite a farvi fronte. La redditività lorda media ponderata del patrimonio in questo lungo arco temporale è stata pari al 5% medio annuo, che risulta particolarmente significativa, soprattutto se la si confronta con altri indicatori di riferimento nazionali e globali.

Per quanto riguarda gli oneri di gestione, questi continuano il trend di riduzione, passando da 246,6 a 240,7 milioni di euro, -5,9% rispetto all’anno precedente. La favorevole dinamica dei proventi si è riflessa sull’avanzo di esercizio, che è stato pari a un miliardo 690,8 milioni di euro, corrispondente al 4,2% del patrimonio medio di periodo, segnando una crescita di 640,5 milioni (+61%) rispetto all’avanzo di un miliardo 50,3 milioni del 2020; la sua incidenza sul totale dei proventi resta stabile al 73,9%, come nel 2020.

Relativamente alle destinazioni dell’avanzo di esercizio, il valore complessivo dell’accantonamento alle riserve patrimoniali (includendo anche gli accantonamenti per la copertura di disavanzi pregressi per 119,9 milioni di euro) è di 539,7 milioni di euro (rappresentando il 31,9% dell’avanzo), in crescita rispetto all’esercizio 2020, quando era pari a 354,6 milioni di euro; il 69,5% dell’avanzo è stato invece destinato all’attività istituzionale (circa un miliardo 175 milioni di euro rispetto ai 740,1 dell’esercizio precedente), comprendendo anche gli stanziamenti ai fondi per l’attività futura. Per quanto riguarda l’aspetto tributario, sommando imposte a bilancio e alla fonte, il carico fiscale per le Fondazioni nel 2021 ha raggiunto i 326,7 milioni di euro. Questo dato, cresciuto nell’ultimo decennio a causa di un progressivo inasprimento, lo scorso anno è stato parzialmente mitigato da un’inversione di tendenza con la legge n. 178 del 2020 (art. 1 commi da 44 a 47), che ha introdotto una riduzione dell’imponibile sui dividendi al 50%. Il risparmio d’imposta prodotto – pari a circa 152,8 milioni di euro – viene accantonato dalle Fondazioni in un apposito fondo, destinato all’attività erogativa a partire dall’anno in corso.

L’attività erogativa, intesa come delibere assunte nel 2021, è stata pari a 914 milioni di euro, in diminuzione del 3,8% rispetto allo scorso anno. I motivi di questa lieve contrazione sono riconducibili alle modalità con le quali le Fondazioni assumono le delibere, ossia considerando l’avanzo di esercizio dell’anno precedente (2020), che risultava in calo del 45% rispetto al 2019. Tuttavia, l’impatto della diminuzione è stato attutito dalla disponibilità dei fondi di stabilizzazione. Il numero delle iniziative finanziate nel 2021 è pari a 18.861 (19.528 interventi nel 2020), con un importo medio di 48.459 euro (48.640 euro nel 2020). Come l’anno precedente, le erogazioni annuali risultano nettamente prevalenti (93,2%) rispetto a quelle pluriennali (6,8%). Questo dipende dalla mancanza di linearità dei mercati finanziari, che determina il flusso dell’ammontare erogativo, limitando la possibilità di assumere impegni di contribuzione proiettati su un orizzonte superiore all’anno. Quanto alla distribuzione delle risorse per singola iniziativa, in linea con il quadro rilevato nel 2020, le erogazioni annuali di importo superiore a 500mila euro si confermano al primo posto, con il 48,9% del totale, quelle tra 100mila e 500mila sono il 24,2%, quelle tra 5mila e 100mila sono il 25,9%, quelle fino a 5mila euro costituiscono appena l’1% del totale erogato. Quest’ultimo dato evidenzia l’attenzione delle Fondazioni anche alle piccole iniziative e realtà del Terzo settore, che sono comunque in grado di concorrere in modo non trascurabile all’animazione e al benessere delle comunità di riferimento.

Per quanto riguarda la distribuzione delle erogazioni per settore di intervento, nel 2021 si confermano i sette settori da sempre prioritari. Esaminando più dettagliatamente gli importi deliberati in ciascun settore, Arte, Attività e Beni culturali assorbe la quota più alta delle risorse: 245,5 milioni di euro (il 26,9% delle erogazioni totali). Seguono: Volontariato, Filantropia e Beneficenza, a cui sono stati destinati 143,2 milioni di euro (15,7% del totale); Ricerca e Sviluppo con un importo di 112,2 milioni di euro (12,3%); Educazione, Istruzione e Formazione a cui vanno 91,5 milioni (10%); Sviluppo locale con 80,7 milioni di euro (8,8%); Assistenza sociale con 72,7 milioni di euro (8%); Salute pubblica con 48,1 milioni di euro (il 5,3% del totale). Tra i restanti settori, che insieme rappresentano il 4% sul totale degli importi erogati, si segnala Protezione e Qualità ambientale che, pur rappresentando il 2,6% delle erogazioni totali (con 23,5 milioni di euro), risulta in crescita esponenziale rispetto allo scorso anno, dell’81%, in risposta all’aumentata sensibilità per l’emergenza ambientale e climatica.

Merita una riflessione differenziata il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che pesa il 9% sul totale delle erogazioni, ma non viene considerato nella precedente graduatoria perché linea di intervento “intersettoriale”, che incide nei diversi settori esaminati come Educazione, Istruzione e Formazione, Assistenza sociale, Volontariato, Filantropia e Beneficenza e Famiglia e Valori connessi. Al 2021, dopo sei anni di attività, il Fondo, tramite l’impresa sociale Con i Bambini, soggetto attuatore individuato da Acri e partecipato al 100% da Fondazione Con il Sud, assegnando contributi per circa 339 milioni di euro, ha sostenuto 421 iniziative, coinvolgendo oltre 7.000 tra organizzazioni pubbliche e private.

Dunque, il welfare – che raccoglie i settori Volontariato, Assistenza sociale e Salute pubblica – ha ricevuto in totale 264 milioni di euro; risorse queste a cui vanno sommati 83 milioni di euro specificatamente indirizzati nel 2021 da 67 Fondazioni associate ad Acri al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La quota complessiva per il welfare tocca così i 347 milioni: quasi il 38% del totale erogazioni.

Nel corso del 2021 sono inoltre proseguite le partnership di sistema, ovvero progetti a valenza nazionale realizzati in partenariati di gruppi di Fondazioni. Tra questi, oltre al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ci sono: Fondazione Con il Sud, per promuovere l’attivazione della società civile del Mezzogiorno, Funder35, che accompagna le imprese culturali giovanili, Ager e Filiera Futura, per la ricerca e l’innovazione nel settore agro-alimentare, Progetto Migranti, che sostiene l’azione di organizzazioni del Terzo settore e Ong che si occupano dell’emergenza migratoria, Per Aspera ad Astra, che attiva percorsi di formazione ai mestieri del teatro in carcere. Nel 2021 è inoltre proseguita l’attività di Iniziativa Sollievo, che favorisce l’accesso agevolato al credito alle organizzazioni non profit in difficoltà (al 31 dicembre 2021, erano 539, per un finanziamento complessivo di 29,4 milioni di euro).

Una nuova iniziativa, partita nel 2021, vedrà protagoniste le Fondazioni di origine bancaria nei prossimi anni. Dalla positiva esperienza di partnership tra pubblico e privato sociale costituita dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, a seguito delle interlocuzioni tra Acri e il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao, con il decreto legge n. 152 del 6 novembre 2021, convertito con modificazioni dalla legge n. 233 del 29 dicembre 2021, è nato il Fondo per la Repubblica digitale, destinato al sostegno di progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale. Il Fondo, il cui sviluppo interesserà il quinquennio 2022-2026, dovrebbe raccogliere risorse pari a circa 350 milioni di euro da parte delle Fondazioni di origine bancarie, assistite da un apposito credito d’imposta. Il Fondo sarà operativo dopo l’estate.

A fine 2021 gli occupati nelle Fondazioni erano 1.014, 13 unità in più rispetto all’anno precedente, con una spesa complessiva di 71,7 milioni di euro (+5% rispetto al 2020). Il 92% delle risorse umane delle Fondazioni è costituito da personale in organico, impiegato a tempo pieno nel 74% dei casi. Riguardo alla presenza di genere, il personale femminile si attesta al 60% del totale degli occupati. Anche nel 2021, l’alto grado di scolarizzazione del personale viene confermato: il 72% degli occupati è laureato.


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