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Rigenerare spazi urbani, adolescenti al lavoro col sorriso

Un laboratorio di cittadinanza attiva finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Coinvolge 13 regioni italiane. La “Adelante” di Bassano del Grappa è la cooperativa sociale capofila. Raccontiamo l'esperienza che si sta sviluppando in Sardegna sotto la guida della cooperativa “Vela Blu” di Cagliari: a Esterzili, un piccolo paese della Barbagia, hanno aderito con entusiasmo 30 ragazzi tra i 14 e i 17 anni

di Luigi Alfonso

Si chiama “Ci sto? Affare fatica!” ed è un progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che vede impegnate 13 regioni italiane. La “Adelante” di Bassano del Grappa è la cooperativa sociale capofila. In Sardegna, invece, l’intervento è stato affidato alla cooperativa “Vela Blu” di Cagliari. «Lo stiamo sviluppando a Esterzili, un paese di appena 600 abitanti situato nel cuore della nostra isola, nella Barbagia di Seulo», spiega la presidente Anna Melis. «Il progetto è rivolto ai ragazzi dai 14 ai 18 anni, ma l’età dei nostri partecipanti non supera i 17: qui, alla maggiore età, si cerca subito lavoro oppure si parte per motivi di studio o per cercare occupazione in zone più agiate. Quando abbiamo pubblicato la manifestazione d’interesse sul nostro sito, siamo rimasti sbalorditi: in poche ore hanno risposto tantissimi giovani di Esterzili, in un attimo abbiamo coperto tutti i 20 posti disponibili. E per non scontentare nessuno, abbiamo portato il tetto a 30 partecipanti e composto tre gruppi da dieci. È il segnale chiaro della grande voglia degli adolescenti di riprendersi in mano la vita dopo due anni e mezzo di restrizioni e isolamento sociale».

L’entusiasmo di questi ragazzi è tangibile e pure contagioso. «È una boccata d’ossigeno per loro, ma anche per noi operatori», sottolinea Melis quasi scandendo le parole. «Lo confesso, è stata una manna dal cielo. Siamo stremati da questi anni di pandemia, è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e riprendere a fare. Ne abbiamo bisogno tutti. Chi, come noi, gestisce comunità per minori, sa quali e quanti sacrifici siano stati affrontati. È tempo di voltare pagina».

Questo laboratorio di cittadinanza attiva impegnerà i ragazzi sino ad agosto. «Hanno individuato e preso in consegna un bene comune, lo stanno ripulendo e rigenerando. Si tratta di una scalinata di 104 gradini, utile ma anche fortemente simbolica perché unisce il centro storico con la parte nuova del paese. Aveva bisogno di una ristrutturazione, e loro hanno voluto animarla. Ognuno ci mette del suo: ciascuno di loro ha rappresentato un colore. I gradini poi sono stati ricoperti con listelli di legno colorati di bianco, sul quale sono riportate frasi scelte dai protagonisti: qualcuna parla del loro vissuto, altre sono aforismi. Si sta sviluppando una bella dinamica relazionale di gruppo».

«I ragazzi – prosegue Anna Melis – lavorano con piacere dalle 8:30 alle 12:30, ma l’entusiasmo è tale che arrivano molto prima e vanno via almeno un’ora dopo la fine dei lavori. C’è tanta allegria, e la musica accompagna le attività. Ai 30 adolescenti è garantita una retribuzione in voucher da 50 euro, spendibili nelle attività commerciali del paese: non possono comprare alcolici ma possono acquistare alimentari, abbigliamento, libri scolastici, oppure recarsi in pizzeria. I nostri volontari (due per gruppo più un tutor) si sono prestati a insegnare loro gratuitamente l’arte della pittura ma anche l’educazione civica, il senso del valore comune, il bello del lavorare insieme e per la collettività. Così hanno posato delle fioriere lungo la scalinata e vi stanno piantando dei ramoscelli donati dalle famiglie del paese, presi dai loro giardini».

Che ne pensano i protagonisti? «Questo progetto – commenta Mirko – è una grande opportunità per socializzare con altri ragazzi della mia età e passare il periodo estivo lontano dai social». Per Kimberly, invece, i significati sono molteplici: «Uno per tutti: ridare vita a degli spazi pubblici, renderli belli e accoglienti, perché stare in un posto bello aiuta a stare meglio». Fabio sostiene che «questo progetto serve a tenere in vita la luce il nostro paese, in maniera tale da farlo risplendere anche nel buio dell’abisso». «Per me – è il parere di Giada – è sia un’esperienza sociale che lavorativa: da un lato ci permette di fare amicizia con altri ragazzi della nostra età, dall’altro ci mette in gioco e ci fa entrare nel mondo del lavoro per capire le difficoltà e le responsabilità. Questo progetto è molto importante perché grazie ad esso abbelliamo il paese».

«Ho deciso di partecipare a questo progetto – spiega Sofia – perché voglio dare il mio contributo per rendere il mio paese un luogo pulito e accogliente. Inoltre, penso che sia una grandissima occasione per conoscere nuovi ragazzi della mia età». Un parere sostanzialmente condiviso da tutti, in particolare da Beatrice e Madi: «È un modo per conoscerci meglio e allo stesso tempo fare qualcosa di bello per la comunità. Stringiamo nuove amicizie e rendiamo più pulito il posto in cui viviamo». Concorda Samuele: «È un’occasione per passare il tempo e fare qualcosa di diverso, valorizzando il nostro paese e rendendolo migliore». Simone va persino oltre: «Il progetto “Ci sto? Affare fatica!” rappresenta una possibilità per i giovani di distinguersi dagli stereotipi imposti dagli adulti, cioè di nullafacenti che non hanno voglia di fare niente». Per Carola, invece, «è un’opportunità e un grande passo verso il nostro futuro. Stare con nostri coetanei e ridare colore ad un bene pubblico, è un’entrata verso il mondo dei grandi e una dimostrazione agli adulti che, pur essendo ragazzini, siamo pronti a prenderci cura della nostra casa».

Questo progetto, in sostanza, intende recuperare il prezioso contributo educativo e formativo dell’impegno, in particolare di quello manuale. Stimola gli adolescenti a valorizzare al meglio il tempo estivo, un tempo critico e spesso vuoto di esperienze e perciò di significato, attraverso attività concrete di volontariato, cittadinanza attiva e cura dei beni comuni, che significa soprattutto educare le giovani generazioni a un processo virtuoso di custodia del proprio territorio, fornendo loro l’occasione di sentirsene responsabili, ma anche avvicinare le giovani generazioni al patrimonio culturale e artistico locale, in una logica di cura, custodia e, laddove possibile, ripristino al fianco della comunità adulta.