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Economia & Impresa sociale 

Chief sustainability officer, gli Esg scalano gli organigrammi

A testimonianza di quale peso stiano prendendo i criteri ambientali, sociali e di governance nei grandi gruppi, arriva dalla Germania la notizia della nomina del portavoce di Deutsche Bank, Jörg Eigendorf, a responsabile sostenibilità, con riporto diretto all'amministratore delegato. I direttori impatto sociale e csr cominciano a raggiungere i vertici

di Giampaolo Cerri

Non solo chief executive officer, i famosi “ceo”, gli amministratori delegati; non solo i chief financial office, i cfo, ossia i potenti direttori finanzari. Anche i responsabili Esg diventano figure apicali. Dal 1 settembre Deutsche Bank avrà un chief sustainability officer.

La grande banca tedesca ha infatti annunciato, nei giorni scorsi, la nomina di Jörg Eigendorf (nella fota tratta dal sito di Deutsche Bank, ndr) , già a capo della comunicazione globale e della sostenibilità, a questa nuova posizione. “Eigendorf era al gruppo bancario dal 2016 si stava già occupando di Esg come vice capo del Sustainability committee, presieduto dal ceo, e cochair del Sustainability Council”.

Nella sua nuova posizione, osserva EsgToday, che ha rilanciato la notizia, “sarà completamente concentrato sulla funzione di sostenibilità, lavorando per espandere, sviluppare ulteriormente e attuare la strategia della banca”.

L’amministratore delegato Christian Sewing, a cui Eigendorf continuerà a riportare, ha dichiarato che il gruppo bancario vuole “sfruttare le opportunità a disposizione in questo settore. Allo stesso tempo, si tratta di migliorare continuamente i nostri controlli e processi. Eigendorf è da alcuni anni una figura di spicco nel guidare la strategia di sostenibilità della nostra banca. È adatto a coordinare e guidare questa fase nuova”.

Eigendorf si aggiunge a una lista, ancora non lunghissima.

Una tendenza che ha cominciato a svilupparsi soprattutto nell'area del Big Tech, come ha rilevato, nell'aprile scorso. il sito specializzato americano Protocol, che ha citato gli otto principali di quel settore.

Personaggi del calibro di Kate Brandt di Google, Lucas Joppa di Microsoft, Edward Palmieri di Meta (con la carica di "direttore sostenibilità"), Kara Hurst di Amazon (esattamente "capo della Worldwide Sustainability"), Emma Stewart di Netflix (nel ruolo di "sustainability officer"), Lisa Jackson che in Apple è "vice president of Environment, Policy and Social Initiatives", Suzanne Di Bianca di Salesforces, nominalmente "chief impact officer and executive vice president of Corporate relations" e, infine, Todd Brady, di Intel, che è anche "vice president of Global public affairs".

Ovviamente, chi opera nel digitale, ha probabilmente problemi ridotti rispetto a quelli di una grande banca che ha problematiche etiche, correlate all'investimento, e societarie, legate alla sua sicurezza (va da sé che investire in un'azienda inquinante oggi può mettere a rischio la solvibilità stessa del creditore).

In ogni caso, segnali di come i grandi gruppi si vanno ri-orientando sulle vecchie tematiche della resposabilità sociale di impresa, vent'anni fa concepite (o sopportate) come una semplice evoluzione del marketing e poco più.


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