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Un museo per gli autistici è un museo per tutti

Grazie al progetto Tulipano Art Friendly, la cooperativa sociale Il Tulipano crea percorsi accessibili per le persone autistiche, ma inclusivi e coinvolgenti

di Veronica Rossi

Andare al museo e imparare cose nuove dovrebbe essere un diritto di tutti i bambini. Per alcuni, però, è difficile seguire i percorsi strutturati per chi non ha esigenze diverse dalla media. Per questo motivo la cooperativa sociale Il Tulipano di Napoli, che lavora in stretta collaborazione con l’Associazione nazionale genitori soggetti autistici (Angsa) della Campania, ha dato avvio al progetto “Tulipano art friendly”, per consentire la fruizione delle esposizioni anche ai bambini nello spettro. L’iniziativa, cominciata con il parco di Paestum nel 2017, è già diventata un modello, richiesto in diverse strutture della Regione, che vede la partecipazione di realtà importanti, come l’Università Federico II, l’Università Pathenope di Napoli e il Cnr.

“Strutturiamo le attività in maniera chiara e lineare, con un’agenda visiva cartacea e ora anche digitale, in modo che siano comprensibili da ogni visitatore”, afferma Giovanni Minucci, responsabile del progetto per la cooperativa Il Tulipano e membro di Angsa Campania. “Siamo partiti dai bimbi e dai ragazzi autistici, ma in realtà creiamo dei percorsi che coinvolgano l’intero gruppo classe, in cui la persona neurodivergente diventa il fulcro dell’attività. La situazione così si capovolge: quello che poteva essere un problema si trasforma in una risorsa. Il museo è un luogo di socializzazione e di prossimità per tutti”.

In realtà, ogni individuo nello spettro ha necessità di tipo diverso e ogni esposizione è un caso particolare: non è possibile quindi offrire una proposta standardizzata che vada bene in ogni momento per chiunque. “C’è sempre un’analisi dei bisogni, che viene fatta prima della visita”, continua Minucci, “grazie a un test sviluppato da esperti in neuropsichiatria infantile”. Il lavoro, quindi, è svolto in stretta collaborazione con le famiglie e con gli istituti scolastici. Ma anche col museo stesso, che non è solo mero fruitore di un servizio messo a disposizione dalla cooperativa, ma un membro del team di co-progettazione delle attività. “Il tema principale è l’accoglienza consapevole e responsabile”, dice il responsabile. “Facciamo formazione in modo che tutto il personale, anche chi sta in biglietteria e non ha direttamente a che fare con i gruppi, sappia cosa sia l’autismo: tutta la struttura diventa autism friendly”.

L’intervento vero e proprio si articola in più livelli, dagli accorgimenti fisici per permettere una visita più agevole, fino agli adattamenti del contenuto, attraverso lo story telling, per rendere la mostra più coinvolgente. È previsto anche un momento finale di condivisione delle emozioni, in cui i bambini devono scegliere un’emoticon che rappresenti il loro stato d’animo.

Uno degli obiettivi a lungo termine del progetto, in più, è l’inserimento lavorativo. La cooperativa segue anche dei ragazzi autistici nel loro percorso di crescita, fino alla fase della ricerca di un impiego. Alcune persone nello spettro, infatti, attraverso varie sinergie, trovano una posizione in ambito museale, aiutando nella progettazione delle attività didattiche. Questa è sicuramente una marcia in più del progetto. Chi meglio di una persona autistica può aiutare nella realizzazione di percorsi per persone autistiche?
“Mi piace pensare che non siamo guide, ma siamo educatori”, conclude Minucci. “I nostri principi ispiratori sono accessibilità, fruibilità e inclusione, per tutti”.


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