Cooperazione & Relazioni internazionali

Stop alle adozioni nei “paesi ostili”: la proposta della Russia

«Non possiamo dare i nostri figli ai nostri nemici», dice il deputato Dmitry Pevtsov. Già dal 2012 i cittadini americani non possono adottare in Federazione Russa: ora è stato presentato un disegno di legge che allargherebbe la lista dei paesi. Fra essi anche tutti gli stati membri dell'Ue

di Sara De Carli

C’è un nuovo disegno di legge, pubblicato sul sito web della Camera bassa del Parlamento, la Duma di Stato, che propone di estendere il divieto di adozione per i cittadini dei Paesi "che commettono azioni ostili" contro la Russia. Già dal 2012 la Federazione Russia aveva vietato l’adozione da parte di coppie americane, mentre questa nuova proposta di legge ora estenderebbe il divieto ad Australia, Canada, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud e a tutti gli Stati membri dell'Ue, quindi anche all’Italia. Il disegno di legge per ora è solo una proposta, che deve essere approvata da entrambe le camere del Parlamento russo e poi firmata dal presidente Vladimir Putin. Lo riferisce un’Ansa del 1° agosto e l’agenzia di stampa Ria Novosti (sul sito online ria.ru) ha diverse news sul tema: «dopo che l'Occidente ha imposto sanzioni in seguito all'invasione dell'Ucraina, Mosca ha ampliato l'elenco di quelli che definisce Paesi "non amici"», si legge. In particolare un articolo riprende l’intervista fatta da radio Sputnik, collegata all’agenzia, al deputato Dmitry Pevtsov, artista popolare russo, che afferma che la situazione è cambiata radicalmente dopo il 24 febbraio e che negli anni l'adozione è avvenuta principalmente proprio nei “paesi nemici”. Fra le motivazioni addotte, il fatto che «nella maggior parte dei casi, è quasi impossibile tracciare la sorte dei bambini adottati». «Non possiamo dare i nostri figli ai nostri nemici», afferma.

«La speranza è che la Russia non segua fino in fondo questa linea, che farebbe pagare a carissimo prezzo il costo della guerra agli stessi bambini russi, privati della possibilità di trovare una famiglia che li accolga e ridia loro il diritto di essere figli», commenta Marco Griffini, presidente di AiBi, uno dei tredici enti autorizzati italiani che operano in Russia. «Anche dopo il 24 febbraio, noi in Russia stiamo adottando, le udienze vengono fatte, le sentenze anche. C’è qualche difficoltà in più, ma si va avanti», dice.

L’accordo bilaterale in materia di adozioni internazionali fra Federazione Russa e Italia risale al 2008 ed è stato rinnovato nel 2014. L’accordo, per il dopo adozione, prevede l’invio in Russia di relazioni biennali fino al compimento dei diciotto anni di età dell’adottato, dopo i primi tre anni con relazioni più ravvicinate.

Nel 2021, i minori per i quali è stata rilasciata l’autorizzazione all’ingresso in Italia per adozione, dalla Russia, sono stati 40, pari al 5,9% del totale: nel 2012 erano stati 749. Le procedure pendenti, sulla Federazione Russa, sono 270. La Commissione Adozioni Internazionali qualche giorno fa sul proprio sito ha comunicato che nella seduta del 28 giugno 2022 «ha deliberato, stante il perdurare della situazione emergenziale derivante dal conflitto, la sospensione ad assumere nuovi incarichi per le coppie da instradare in Ucraina e Federazione Russa».

Photo by Eduardo Casajús Gorostiaga on Unsplash


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