Politica & Istituzioni

«Abbiamo bisogno delle voci dei bambini per costruire un mondo più giusto»

Così il Parlamento europeo e Global Campus of Human Rights, durante la seconda conferenza di alto livello sullo stato globale dei diritti umani, organizzata al Monastero di San Nicolò, Lido di Venezia. Al centro del dibattito l’impatto delle violazioni dei diritti umani sui bambini. L’ultima sessione ha evidenziato il ruolo fondamentale dei bambini e dei giovani come attori del cambiamento

di Cristina Barbetta

Per il secondo anno consecutivo il Parlamento europeo e Global Campus of Human Rights hanno organizzato congiuntamente la conferenza di alto livello sullo Stato Globale dei Diritti Umani (High level conference on the Global State of Human Rights). L’evento si è tenuto al Monastero di San Nicolò, al Lido di Venezia, sede di Global Campus of Human Rights. Al centro del dibattito di quest’anno l’impatto delle violazioni dei diritti umani sui bambini e sui giovani. Le tre sessioni della conferenza hanno analizzato tre diverse tematiche:
– Bambini dietro le sbarre (Children behind bars)
– Bambini vittime di conflitti armati e di violenza (Children affected by armed conflicts and violence)
– Bambini attori del cambiamento (Looking ahead-Youth as drivers of change)

La conferenza, che si è svolta al Monastero di San Nicolò al Lido, sede di Global Campus of Human Rights, il 15 e il 16 luglio, si è tenuta grazie al sostegno della fondazione Right Livelihood, partner del Global Campus of Human Rights per la tutela dei diritti dei bambini. L’evento ha visto la partecipazione di bambini e giovani da molte parti del mondo. In dialogo con la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che ha aperto la conferenza, Veronica Gomez, Presidente di Global Campus of Human Rights, Denis Mukwege, Premio Nobel per la Pace, Premio Sakharov e attivista per i diritti umani, Manfred Nowak, segretario generale di Global Campus of Human Rights e autore principale dello studio dell’Onu sui bambini privati della libertà, Benedetto Della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Maria Arena, responsabile della sottocommissione per i diritti dell'uomo del Parlamento europeo, e molti membri del Parlamento europeo, accademici e altri rappresentanti dell’UE, delle Nazioni Unite e della società civile. A questo link il programma della conferenza.

La Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha così aperto la conferenza di alto livello: «Quest’anno è l’anno europeo dei giovani, quindi è appropriato che la seconda edizione di questa conferenza si focalizzi sulle sfide dei diritti umani attraverso le lenti del loro impatto sui bambini e sui giovani. Mentre usciamo da una pandemia globale, mentre il panorama geopolitico è cambiato e il cambiamento climatico inizia a farsi sentire, i diritti umani in tutto il mondo sono stati colpiti negativamente, e quelli dei bambini sono stati i più colpiti». Parlando della didattica a distanza, Roberta Metsola ha affermato che «La chiusura delle scuole e una crisi sociale e umanitaria senza precedenti in tutto il mondo hanno esposto i bambini a lutti in famiglia, violenze, abusi, sfruttamento, dipendenze, lavoro forzato, trasferimenti, depressione e anche matrimoni forzati».
«Quando mi sono rivolta per la prima volta al Parlamento europeo lo scorso gennaio», ha spiegato, «pensavo che ci stessimo muovendo verso un futuro post pandemico più felice. Invece i limiti dei nostri valori democratici sono stati messi alla prova in modo più forte che mai e la vergognosa, illegale invasione perpetrata lo scorso 24 febbraio nei confronti di uno Stato sovrano e indipendente, turba le fondamenta del nostro ordine basato sulle regole».

«Questa guerra», ha osservato la Presidente Metsola, «ha forzato 4,3 milioni di bambini a lasciare le loro case. Ma, al di là dell’Ucraina, nel mondo, circa 200 milioni di bambini vivono in zone di guerra, e si stima che 35 milioni di essi siano sfollati a causa di conflitti. Queste cifre superano in numero l’impatto sui bambini della pandemia». Ora è più che mai nostro compito assicurare che nessun bambino sia lasciato indietro» (…) Roberta Metsola ha affermato che i giovani hanno un ruolo vitale nel dare forma alle politiche e alla trasformazione sociale. «Dobbiamo essere sicuri che i nostri giovani siano pienamente ascoltati e coinvolti nei processi decisionali. Le nuove generazioni si meritano la nostra fiducia, si meritano responsabilità. Non possiamo fallire. Il nostro futuro dipende da questo», ha così concluso Roberta Metsola.

Denis Mukwege, Premio Nobel per la Pace nel 2018, Premio Sakharov, Premio Right Livelihood e attivista per i diritti umani, ha tenuto il discorso di apertura della conferenza. Denis Mukwege è un chirurgo di fama internazionale, fondatore e direttore medico del Panzi Hospital di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo.

Relativamente alla situazione dei bambini il dottor Mukwege ha osservato che «la loro condizione è migliorata in questo ultimo decennio, e i loro diritti sono sempre più considerati. Inoltre, la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, che è stata ratificata da 197 Stati, è il trattato relativo ai diritti umani più ratificato al mondo. Se la mortalità dei bambini è diminuita e il tasso di scolarizzazione è progredito globalmente, questa situazione non è però ripartita in maniera omogenea», ha affermato Denis Mukwege. «Molti rapporti mettono in evidenza la differenza tra i Paesi più ricchi e quelli poveri. Ma anche tra i bambini più privilegiati e quelli più poveri all’interno dello stesso Paese si possono trovare delle grandi differenze. Di fronte a questa constatazione è urgente rafforzare gli sforzi per accelerare i benefici per i bambini più vulnerabili. Molto spesso i bambini sono malnutriti, maltrattati e sfruttati. Inoltre la pandemia di Covid 19 ha indebolito il sistema della salute e ha portato alla chiusura delle scuole, cosa che ha provocato (…) violenze familiari e un ritorno di pratiche nefaste come i matrimoni precoci e le mutilazioni femminili», ha detto il dottor Mukwege.

«Nell’est del Congo, una regione devastata dai conflitti da più di un quarto di secolo, i giovani non hanno mai conosciuto la pace e la democrazia. Per loro, i diritti umani non sono dei diritti universali tangibili ma degli ideali a cui tendere. La violenza estrema, la paura e l'incertezza del domani hanno caratterizzato la loro adolescenza, la loro infanzia, e sfortunatamente la loro entrata nell’età adulta. Inoltre i bambini sono stati oggetto di alcuni crimini, come il reclutamento e l'utilizzo di bambini soldato nelle ostilità, che sono stati sistematici nelle guerre del Congo», ha affermato Denis Mukwege.

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è il Paese in cui i bambini sono stati i più associati ai gruppi armati, ha spiegato il dottor Mukwege. «Questi bambini hanno subito violenze indescrivibili come l’uccisione, lo stupro, la tortura, la distruzione dei loro villaggi. Anche quando non sono stati vittime dirette, questi giovani sono profondamente turbati dal fatto di vedere i loro parenti e i loro cari uccisi o violentati. I bambini costituiscono un vivaio di vittime indirette dei conflitti armati nella RDC. Gli spostamenti a ripetizione, la malnutrizione, le malattie li hanno indeboliti a tal punto che nel 2001 International Rescue Committee ha concluso che un terzo dei civili morti tra agosto 1998 e maggio 2000 erano dei bambini, tutti di età inferiore a 5 anni», ha spiegato il dottor Mukwege.

«Nella maggioranza dei conflitti moderni le violenze sessuali sono utilizzate come un metodo di guerra e una strategia del terrore, e i bambini non sono risparmiati da questo crimine abietto», ha aggiunto il dottor Mukwege. «Un rapporto di Save the Children dice che il numero dei bambini sottoposti a violenze sessuali commesse da attori di conflitti è circa 10 volte più grande che nel 1990. Questa tendenza all’aumento è molto preoccupante e il rapporto pubblicato dall’Onu sui conflitti armati e sui bambini a luglio 2022 sottolinea che le violenze sessuali a cui sono sottoposti i bambini sono aumentate del 20% nel 2021. La violenza e la violenza sessuale sono delle metodologie usate, che non tengono conto dell’età delle bambine e ragazzine che sono violentate»

Molti gruppi armati hanno usato i bambini come schiavi e soprattutto come schiavi sessuali. «Ci sono delle superstizioni, ha detto il dottor Mukwege, «in base alle quali certe malattie come l’Aids si curano con relazioni sessuali con i bambini. La verginità dei bambini e delle bambine è diventata bersaglio particolare dei combattenti. È in questo contesto che ho attraversato uno dei momenti più spaventosi della mia vita di chirurgo, tra il 2013 e il 2016. Vicino a Bukavu, dove lavoro, un deputato provinciale intratteneva dei miliziani che violentano bambini con un'estrema violenza. il loro obiettivo erano i bambini di meno di 5 anni. Nel momento in cui ci siamo presi in carico all’ospedale di Panzi di dozzine di bambini, anche piccoli, non potevamo limitarci al nostro ruolo di medici, e abbiamo fatto un coordinamento inedito tra medici, poliziotti, attivisti e magistrati per raccogliere delle prove e grazie alla corte militare che ha qualificato queste violenze come crimini contro l’umanità il tribunale militare si è dichiarato competente (..) e questo deputato è stato arrestato, giudicato e condannato e a partire dal suo arresto queste violenze sui bambini sono cessate- prima avevo contato centinaia di violenze contro i bambini».

«Questo è un esempio incredibile che mostra quanto sia indispensabile la giustizia nella lotta contro le violazioni gravi dei diritti umani e dei diritti dei bambini in particolare», ha sottolineato il chirurgo Premio Nobel. «Infatti, oltre al suo ruolo repressivo, la giustizia è uno strumento efficace per prevenire la non ripetizione di crimini più gravi. Questa è la ragione per cui sosteniamo, per rompere il ciclo infernale della violenza e dell’impunità, l’adozione e l'attuazione di una strategia nazionale olistica di giustizia transizionale nella Repubblica Democratica del Congo. Si tratta della raccomandazione principale del Rapporto Mapping: è particolarmente scioccante che questa pubblicazione non sia stata ancora attuata dopo 12 anni, dal momento che sappiamo che la cultura dell'impunità alimenta la ripetizione dei conflitti e delle violenze che si perpetuano in RDS fino ad oggi», ha detto Denis Mukwege.

«Prima di concludere vorrei attirare la vostra attenzione su una categoria di bambini particolarmente vulnerabili, e nonostante questo molto trascurati: i bambini che nascono da stupro in tempi di guerra», ha affermato il dottor Mukwege. «Circa il 17% delle donne violentate nell’est del Congo ha avuto bambini indesiderati, frutto delle violenze sessuali. Questi bambini non beneficiano di nessuna protezione su scala nazionale. I decisori politici hanno largamente dimenticato le loro esigenze di protezione e la loro esistenza per delle ragioni che potete capire molto bene, per il fatto di essere questi bambini dei nemici», ha detto il dottor Mukwege. «Questi bambini sono oggetto di una stigmatizzazione quasi sistematica e sono considerati sia come un cattivo ricordo, sia come una minaccia per l’avvenire. Sono spesso marginalizzati, rifiutati, nella loro famiglia e fuori da essa, e sono spesso reclutati da gruppi armati o criminali. Quindi si tratta di una vera tragedia umana e di una bomba a orologeria. È tempo di agire per assicurare la loro assistenza, il loro riconoscimento e la loro reintegrazione».

Manfred Nowak, segretario generale di Global Campus of Human Rights, professore di diritti umani e autore principale dello Studio Globale delle Nazioni Unite sui bambini privati della libertà (UN Global Study on Children Deprived of Liberty), ha spiegato che «l’Unione europea e la Right Livelihood Foundation sono tra i maggiori donatori che hanno consentito a me e al mio team (lo studio è il risultato della collaborazione di molti stakeholder)- di finalizzare questo studio globale che non è stato facile intraprendere. Ho presentato i risultati dello Studio a ottobre 2019 all’Assemblea Generale dell’Onu a New York. Al Global Campus of Human Rights abbiamo fatto molto per diffondere lo studio, e anche per assistere i governi e altri stakeholder, come organizzazioni internazionali, nell’ implementare le principali raccomandazioni. Secondo la legge, quindi secondo la convenzione sui diritti dell’infanzia i bambini non dovrebbero stare dietro le sbarre», ha spiegato Manfred Nowak. Che ha rilevato come «L’articolo 37 della Convenzione dice che la privazione della libertà dei bambini, la detenzione, dovrebbe essere solo una misura di ultima istanza, e questo significa che solo in situazioni estremamente difficili, in cui un bambino ha commesso un crimine molto serio e potrebbe essere pericoloso per la salute di altre persone, potrebbero non esserci alternative. Ma dovrebbe essere una misura veramente eccezionale e applicata solo se assolutamente necessaria, solo per il più breve e appropriato periodo di tempo», ha spiegato.

Per quanto riguarda i risultati dello studio, ha spiegato Manfred Nowak, «7 milioni di bambini all’anno sono privati della libertà, la maggior parte di essi in istituti di tutti i tipi: da orfanotrofi, a istituti per bambini con disabilità, alla supervisione educativa per quelli che sono dipendenti dall’alcool… Questi bambini si meritano di vivere con i loro genitori, ha affermato il prof. Nowak, e non in istituti o, se non possono stare con i loro genitori, in setting di tipo familiare, in piccoli gruppi e non in grandi istituti.

«Il secondo gruppo più grande di bambini privati della libertà è nell’amministrazione della giustizia, cioè nella custodia della polizia, in carcerazione preventiva e in prigione. Ci sono troppi bambini in prigione semplicemente perché troppi Stati hanno l’età minima della responsabilità penale molto bassa, a 7 anni. Ho parlato con così tanti bambini di 7,8,9 anni già in prigione, condannati spesso per crimini molto piccoli», ha detto il prof. Nowak.

«Quindi quello di cui abbiamo bisogno è diversione. Il conflitto con la legge non dovrebbe essere gestito dal sistema giudiziario ma deviato al sistema di welfare dei bambini. (..) Il terzo grande numero è dato da bambini , che siano non accompagnati o insieme alle loro famiglie o con altri care holder, che sono privati della loro libertà unicamente per ragioni collegate alla migrazione, semplicemente perché sono entrati irregolarmente in un altro Paese, come rifugiati o migranti. La nostra raccomandazione è molto chiara: la detenzione legata alla migrazione non può mai essere una misura di extrema ratio. Ci sono sempre altre alternative al mettere i bambini dietro alle sbarre», ha dichiarato. Le raccomandazioni più importanti, anche nei confronti dell’Unione europea e dei suoi Stati membri, del prof. Nowak e del suo team sono:
– Deistituzionalizzare
– Applicare la diversione
– Avere un sistema giudiziario su misura di bambino
– Porre fine assolutamente alla detenzione collegata alla migrazione

«L’Irlanda ha abolito la detenzione dei bambini per ragioni unicamente collegate alla migrazione, e così anche molti Paesi dell’America Latina, e anche altre parti del mondo», ha spiegato il professor Nowak, che ha detto che quindi lo studio mostra molte pratiche positive. «La detenzione dei bambini è una delle violazioni più trascurate della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia», ha concluso Manfred Nowak: «Mettere i bambini nella loro età formativa dietro alle sbarre non è solo privarli della loro libertà personale, è privarli della loro infanzia».

I partecipanti alla conferenza hanno espresso preoccupazione per le minacce crescenti ai diritti umani e ai sistemi democratici, e hanno convenuto che debba essere fatto tutto per rafforzare la loro promozione e protezione. Makeiev Oleksii, viceministro degli esteri ucraino, ha fatto uno specifico riferimento alle drammatiche conseguenze dell’aggressione russa contro l’Ucraina, e in modo particolare contro i bambini. I parlamentari, gli esperti internazionali e gli accademici hanno analizzato le situazioni più critiche attraverso le testimonianze di molti difensori di diritti umani: Ibrahima Lo (Senegal,) Sanaa Seif (Egitto), Mai Khôi (Vietnam), Nane e Lusine (Armenia), Ghada Krayem (Gaza), Farida Amiri ( Afghanistan), e Sebastiano Cognolato (Venezia, Italia), e hanno anche riflettuto, nella sessione finale della conferenza, sul ruolo cruciale dei bambini e dei giovani come attori di cambiamento.

Il messaggio conclusivo della conferenza, espresso dalla Vicepresidente del Parlamento europeo, Heidi Hautala, e dal Segretario Generale del Global Campus of Human Rights, Manfred Nowak, è che difendere i diritti umani contro coloro che li violano non è più abbastanza. «Dobbiamo invece diventare più proattivi e immaginare un ordine mondiale più sostenibile, con dei meccanismi di governance mondiale molto più efficaci per prevenire i conflitti armati, con meccanismi economici efficaci per per combattere l’ingiustizia globale e le disuguaglianze economiche, e con meccanismi ecologici efficaci per salvare il futuro del nostro pianeta e tutti i suoi abitanti. Questo si può fare solo se coinvolgiamo i bambini e i giovani nelle nostre strutture decisionali». Con questa seconda conferenza a Venezia sullo stato globale dei diritti umani, il Parlamento europeo e il Global Campus of Human Rights hanno preso la decisione strategica della necessità di ascoltare le voci dei bambini di tutto il mondo “se vogliamo costruire un nuovo ordine mondiale più giusto, più pacifico e più sostenibile”.

Durante l'evento l'artista e attivista Gianluca Costantini, noto a livello internazionale per le sue illustrazioni e fumetti politici, ha realizzato illustrazioni per la conferenza.

Foto di apertura: namo deet/pexels


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