Cooperazione & Relazioni internazionali

Andrej Zubov : «Sono tornato in Russia a mio rischio e pericolo. Ecco perchè»

"Ho trascorso tre settimane in Europa naturalmente si parlava di un unico tema: la guerra in Ucraina, il futuro della Russia, l’Europa e il mondo dopo la guerra. Sono venuto a conoscenza di molte cose, e molte altre le ho capite meglio. È stata per me una grande esperienza che ha fatto sgorgare dentro di me molte lacrime, lacrime di compassione, di responsabilità e di immenso dolore". L'intervento dello storico russo, vicepresidente di Parnas, movimento di opposizione a Putin

di Andrej Zubov

Per anni Andrej Zubov ha lanciato allarmi sulla catastrofe imminente. Quando nel 2014 paragonò l'annessione russa della Crimea all'Anschluss dell'Austria alla Germania nazista del 1938, perse la cattedra presso il prestigioso Migmo, l'Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali. Oggi lo storico 70enne e vicepresidente di Parnas, opposizione "non sistemica", non rappresentata in Parlamento, dopo un viaggio in Europa, dove molti colleghi e amici si sono già rifugiati, ha spiegato in un breve messaggio perché ha deciso di rientrare. Un gesto di incomparabile dignità. Eccolo:

Ho trascorso tre settimane in Europa: Estonia, Lettonia, Lituania, Cechia, Germania. Incontri con vecchi amici che non vedevo da tre anni, prima per l’epidemia, poi per la guerra. Molti non speravo neanche più di rivederli – l’età avanza inesorabile – ma Dio me lo ha concesso.

Dialoghi con colleghi, politici europei e studiosi, interviste a giornali, radio e televisioni. Naturalmente si parlava di un unico tema: la guerra in Ucraina, il futuro della Russia, l’Europa e il mondo dopo la guerra. Sono venuto a conoscenza di molte cose, e molte altre le ho capite meglio. Spero al più presto di raccontare diffusamente tutto questo in un articolo.

Ho visto bandiere ucraine in ogni città e paese, in tutte le nazioni dove sono stato, testimonianza visiva di un rapporto di alleanza. Ho incontrato profughi ucraini, talvolta ho anche conversato con loro. In alcuni casi ho trovato fastidio per tutto ciò che è russo, ma non più di tanto. Ho trovato piuttosto un enorme stupore: ma perché il vostro Putin ha fatto una cosa simile all’Ucraina, a noi?

Penoso dover spiegare. La gente comune non era pronta a capire complesse costruzioni scientifiche ma percepiva il cuore. E vedendo che nel cuore mio, di mia moglie e di mio figlio non c’erano odio, né disprezzo ma anzi, sentimenti di vergogna e di dolore per ciò che stanno facendo in nostro nome, ci aprivano a loro volta il cuore. Il nostro era un dolore comune.

E molti, nonostante le sofferenze e le perdite subite, ci dicevano che aspettano che la Russia torni quella di prima, quando non c’era nessuna ostilità, e la gente neanche si ricordava più se era russa o ucraina, e coltivava l’amicizia, lavorava insieme, creava famiglie, pregava nelle stesse antiche chiese e studiava fianco a fianco.

Mentre moltissimi nel campo dell’informazione affermano – con sentimenti diversi – che non sarà mai più come prima, degli ucraini comuni continuano ad aspettare, continuano a sperare anche in esilio, anche nella terra straniera che li accoglie amichevole. È stata per me una grande esperienza che ha fatto sgorgare dentro di me molte lacrime, lacrime di compassione, di responsabilità e di immenso dolore.

Ed ecco, siamo tornati. Nel pieno delle mie facoltà mentali e con lucida memoria, per libera scelta sono tornato in Russia, dove mandano dietro le sbarre i miei amici più cari e i miei colleghi; dove hanno appena multato mio genero per «aver gettato discredito».

Siamo tornati in Russia, dove si addensa l’aria soffocante della paura, della delazione, della menzogna e della più spudorata ipocrisia. Sono tornato, ben sapendo che dovrò respirare quest’aria, oramai. Ma io, in quanto cittadino russo, politico e studioso russo non merito adesso di respirare l’aria della libertà.

Gli ucraini lo meritano. Io invece devo respirare la stessa aria che ora avvolge la mia patria; la patria che io in tutta la mia ormai lunga vita non ho saputo preservare dalla guerra e dalla tirannia, dal ritorno al mondo sovietico, dalla profanazione dei fondamenti stessi di una vita umana degna di questo nome.
Non l’ho preservata, e quindi sono tornato per ricevere ciò che ho meritato per aver respirato quest’aria di menzogna e schiavitù. Cercherò di restare libero e veritiero.

Spero che verso ottobre-novembre potrò uscire di nuovo per tenere cicli di lezioni nelle università europee in cui sono stato invitato oggi. Se me lo concederanno. E se no, così sia.
Lavorerò, continuerò a tenere conferenze sulla storia russa e sulla storia della religione e a pubblicarle sul mio sito, come facevo prima, se me lo permetteranno. E se no, così sia.

L’Ucraina sta portando una croce immensamente pesante anche a causa mia, per questo io devo portare la mia, che è incomparabilmente più leggera. Del resto, sarà come Dio vuole.


Ecco perché sono tornato.

Questa bellissima nota è stata pubblicata dal sito La Nuova Europa e la ripubblichiamo per gentile concessione

@Foto di Cover da Wikipedia


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