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Aree interne, un’app riaprirà le piccole chiese

In Piemonte e in Valle d'Aosta le chiese delle aree rurali diventano accessibili grazie all'innovativa applicazione "Chiese a porte aperte", che permette di entrare autonomamente negli edifici ecclesiastici e di avere a disposizione una guida digitale adatta alle esigenze di tutti

di Veronica Rossi

Quante volte, durante una gita in campagna, ci siamo trovati di fronte a bellissime chiese rurali, che avremmo voluto visitare ma che abbiamo trovato chiuse? Oggi, grazie all’app “Chiese a porte aperte” in Piemonte e in Valle d’Aosta è possibile entrare in autonomia in questi luoghi di culto, persino in cappelle che si trovano a 1400 metri di altezza, tra le piste da sci della Val di Susa. Il progetto, che ora coinvolge 30 siti, a cui se ne aggiungeranno altri 12 nel corso dell’autunno, è stato ideato dalla Consulta per i beni culturali ed ecclesiastici del Piemonte e dalla Valle d’Aosta assieme alla Fondazione CRT- Cassa di risparmio di Torino e realizzato col sostegno della Regione Piemonte e il cofinanziamento dei proprietari degli edifici – parrocchie e Comuni –, sotto l’alta sorveglianza delle Sopraintendenze responsabili per il territorio.

“L’iniziativa nasce per sostenere tutte quelle comunità che vogliono prendersi cura del proprio patrimonio culturale”, afferma Roberto Canu, responsabile del progetto, “ma non hanno abbastanza flusso turistico perché ci possa essere una persona sempre presente per l’apertura delle chiese”. Il progetto, quindi, è un modo per valorizzare le aree interne, dando una veste innovativa ai suoi beni storici. L’utilizzo dell’applicazione è facile: la si deve semplicemente scaricare sul proprio telefono per prenotarsi per una visita e generare un biglietto elettronico gratuito; arrivati alla cappella o all’edificio ecclesiastico, basta inquadrare il QR code per entrare. Ma l’innovatività di questo progetto va oltre la soglia dei santuari. “Il sistema si completa all’interno delle strutture con un sistema di narrazione automatizzato in tre lingue, con luci direzionali”, continua Canu. “In ogni luogo c’è un io diverso che racconta; dove negli affreschi è rappresentato il committente, per esempio, può essere lui che parla in prima persona, oppure può farlo uno dei personaggi della scena”. Il territorio, anche rurale, può quindi offrire delle possibilità di fruizione con standard moderni; si può addirittura prenotare una visita in esclusiva, in modo da essere gli unici all’interno della chiesa, per evitare di essere disturbati o di sovraffollare il luogo.

“Volevamo anche che questi beni culturali ed ecclesiastici potessero essere fruibili dal maggior numero possibile di persone”, dice il responsabile, “perciò durante quest’anno abbiamo lavorato sull’accessibilità sia per chi ha disabilità cognitive sia per chi ha disabilità sensoriali”. Il progetto si è perciò ampliato ed è diventato “Chiese a porte aperte for all”: negli edifici sono stati aggiunti dei pannelli visivo-tattili e delle riproduzioni su piccola scala delle strutture religiose per i ciechi – ma utilizzabili da tutti – e di una narrazione in Lingua dei segni guidata dalle luci direzionali. È in lavorazione anche il racconto attraverso la comunicazione aumentativa alternativa, utile, per esempio, per gli autistici. “Purtroppo molte cappelle si trovano lungo sentieri non sempre praticabili per chi ha difficoltà motorie”, aggiunge Canu, “ ma la nostra intenzione è fare tutto quello che è in nostro potere perché le chiese possano accogliere chi le vuole visitare”. In questa direzione va anche l’inserimento di materiali informativi sul portale online “Città e cattedrali”, della Consulta per i beni culturali ed ecclesiastici del Piemonte e dalla Valle d’Aosta, che a breve potranno essere scaricati da tutti coloro che avranno in programma una gita in una delle chiese coperte dall’applicazione.


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