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Economia & Impresa sociale 

Il gigante dei pc alla prova della sostenibilità

Lenovo, gruppo sino-americano da 70 miliardi di dollari, che inglobò la divisione personal computer di Ibm, pubblica il nuovo Bilancio di impatto. Grande sforzo sull'economia circolare e sulle emissioni (un segnale per la Cina stessa), interessanti performance sull'inserimento delle donne nella leadership e nell'inclusione di persone disabili e Lgbtq+, mentre le attività filantropiche (prevalentemente donazioni di prodotto e talenti), sono un po' troppo contenute rispetto alla taglia industriale

di Giampaolo Cerri

Lenovo, il gigante dei pc, alla prova dell’Esg, acronimo di environment, social e governance (ambiente, sociale e governance) ormai sinonimo universale di sostenibilità.

Passaggio non scontato, perché il gruppo ha una storia particolare: è nato nel 2005, dall’acquisizione della divisione personal computer Ibm a opera della cinese Legend (nata nel 1984, approfittando subito dell’apertura al mercato di Pechino). Insomma un pezzo della “madre di tutti pc”, la famosa Big Blu, comprato da una delle primissime corporation nate nei primi sprazzi di luce offerti dal riformatore Deng Xiao Ping nel cielo plumbeo dell’economia collettiva e a fondarla fu Liu Chuanzhi, un ingegnere che veniva dall’Accademia delle scienze cinese.

Tornando all’oggi, Lenovo ha infatti reso noto ieri il proprio Rapporto ambientale, sociale e di governance , relativo all’esercizio 2020-21.

Nel documento, lo sforzo più importante, dal punto di vista ambientale, è nella direzione dell’economia circolare, “integrando”, si legge in una nota, “nuovi materiali riciclati come magnesio, alluminio e plastica di recupero nei prodotti e aumentando l’utilizzo di plastica riciclata post-consumo a circuito chiuso (plastica di recupero da dispositivi elettronici) a 248 dispositivi”. Erano solo 103 i prodotti riportati nell'esercizio precedente.

Essendosi poi sottoposta all’analisi della Science Based Targets Initiative-SBTi, che valuta rispetto al severo standard Net-Zero per le emissioni, il gruppo sino-americano può comunicare rilevanti miglioramenti proprio sul fronte delle emissioni climalteranti: “Nell'esercizio”, prosegue la nota, “Lenovo ha riportato progressi nel raggiungimento degli obiettivi entro il 2030, inclusa la riduzione del 15% delle emissioni (dirette) di scopo 1 e 2. L'azienda”, si prosegue, “sta concentrando maggiormente l'attenzione sulla collaborazione con i fornitori per ridurre l'intensità delle emissioni lungo la catena del valore (emissioni scope 3)”.

Spostandosi sulla “g” del famoso acronimo, che ormai è sinonimo di sostenibilità, Lenovo va fiera di essere citata dal Gender Equality Index di Bloomberg, visto che si è data l’obiettivo del 27% di presenza femminile nei ruoli direzionali e decisionali, che conta di raggiungere entro il 2025, mentre a oggi siamo al 21%. Insomma si potrebbe dire che quelli del ThinkPad, marchio famosissimo del gruppo, adesso Think Pink, ossia pensano rosa.

Nel Rapporto anche l’alto punteggio – 100% – ottenuto nell’Indice Human Rights Campaign’s Best Companies per i risultati ottenuti nell’inclusione delle persone Lgbtq+, score che Lenovo ottiene da un lustro e che ha rafforzato, avendo anche aderito di recente alla Dichiarazione di Amsterdam per l'inclusione della forza lavoro Lgbtq+, documento lanciato dalla piattaforma per i diritti Workplacepride.

Sotto la “esse” di “social”, in genere area spesso un po’ più “smilza” delle altre due anche nei grossi gruppi multinazionali – essendo più facile investire in ambiente e governance – Lenovo fa registrare numeri rilevanti, anche se molto lontani dai 70 miliardi di dollari di fatturato: si parla di “21 milioni di dollari in dispositivi e fondi che hanno raggiunto comunità di tutto il mondo”, accanto ai quali si registrano i circa 3 milioni di dollari donati, dai 75mila dipendenti nel mondo, “in tempo e talento alle comunità locali, in particolare attraverso il programma Love on Month of Service promosso dalla società. Queste iniziative di beneficenza e volontariato”, spiegano dal gruppo, “hanno raggiunto 12 milioni di persone in tutto il mondo, portando un contributo oltre le aspettative nel raggiungimento degli obiettivi di raggiungere, attraverso iniziative filantropiche, 15 milioni di individui entro il 2025”.

Dal quartier generale di Quarry Bay a Hong Kong (l’altro è a Morrisville, negli Stati Uniti), il gruppo non dissimula una certa soddisfazione. Leggibile anche nella dichiarazione diffusa dal presidente e ceo Yuanging Yuang: "Il contesto generale, in rapida evoluzione, spinge la comunità aziendale globale a rispondere con innovazioni più intelligenti e iniziative più responsabili, cogliendo ogni opportunità nell’ottica di operare secondo obiettivi di grande impatto", ha detto, "Lenovo è impegnata nella sua visione di fornire una tecnologia più intelligente per tutti e contribuire a decarbonizzare l'economia globale, una delle più grandi sfide per l'umanità".

Dichiarazione apparentemente laconica e di buon senso ma che assume certamente una maggiore rilevanza visto che si tratat di parole pronunciate in Cina, dove ancora in tema di Esg c’è molto da fare, soprattutto in relazione alla lotta al cambiamento climatico. Chissà che non possano essere grandi tycoon dell’industria, alla Jack Ma l’inventore di Alibaba, o appunto alla Yuanging Yang, a convincere prima o poi le alte sfere del Partito comunista cinese a cambiare rotta.


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