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Avis, non solo sangue. I “Donatori per la pace” accolgono famiglie afghane e ucraine

Dalla primavera scorsa AVIS sta dedicando una parte della propria attività all’accoglienza dei profughi in fuga dall’Ucraina e dall’Afghanistan». Lo racconta per la prima volta il Presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola. Il tutto è stato possibile grazie alla raccolta fondi “Donatori per la Pace”. A loro viene offerto vitto, alloggio, assistenza sanitaria, sostegno socio-psicologico, formazione, supporto legale, mediazione linguistica e culturale

di Sabina Pignataro

«Quando diciamo che la solidarietà non conosce confini intendiamo proprio casi come questo: dalla primavera scorsa AVIS sta dedicando una parte della propria attività all’accoglienza dei profughi in fuga dall’Ucraina e dall’Afghanistan». Lo racconta per la prima volta il Presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola. Il tutto è stato possibile grazie alla raccolta fondi “Donatori per la Pace”: «La solidarietà non si dimostra soltanto con la donazione periodica e non remunerata di sangue e plasma, ma anche attraverso iniziative umanitarie di questo tipo. La straordinaria generosità dei nostri donatori non conosce confini».

Briola, come mai Avis si sta dedicando all’accoglienza di profughi afghani?
Fin dalla sua fondazione, nel lontano 1927, uno dei principali obiettivi di AVIS è garantire sempre e ovunque l’accesso a scorte di sangue sicure e di qualità, anche nell’ambito di progetti di cooperazione internazionale. Ecco perché, dalla primavera 2022, AVIS ha voluto accogliere in Italia alcuni pazienti emofilici afghani che, a seguito della presa del poter dei talebani, hanno potuto proseguire solo nel nostro Paese le proprie terapie. Tra le persone in fuga dal Paese anche due fratellini emofilici che, dallo scorso agosto, non hanno più modo di ricevere le cure salvavita a base di farmaci plasmaderivati. Sono attualmente in cura all’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Genova. Oltre a questi pazienti, AVIS si è attivata per mettere in salvo due medici afghani (uno dei quali arriverà nelle prossime settimane) che avevano ricevuto minacce di morte da parte dei talebani per aver somministrato dei medicinali prodotti con il plasma di donatori italiani, e quindi cristiani. Queste scorte erano state cedute dal nostro Paese negli scorsi anni nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale che aveva consentito anche la formazione del personale sanitario della National Blood Bank afghana e di alcuni centri specializzati nella cura dell’emofilia. Essenziale e insostituibile il coinvolgimento del Ministero degli Esteri italiano, che si è impegnato per garantire l’incolumità dei nuclei familiari e il rilascio della documentazione necessaria al loro arrivo nel nostro Paese.

Da qui, immaginiamo, l’idea di estendere l’accoglienza anche ai profughi ucraini…
La decisione di sostenere la popolazione ucraina nasce dalla volontà di garantire la continuità delle cure ad alcuni pazienti affetti soprattutto da malattie rare. A tale proposito, dopo aver preso contatti con diverse realtà del Terzo settore e con alcune istituzioni ucraine, abbiamo deciso di inviare delle scorte di medicinali specifici e supporti medicali in loco e di accogliere, a partire dal marzo scorso, alcune persone affette da ipertensione polmonare.

Come sono finanziate queste attività di accoglienza?
Poche ore dopo l’invasione da parte delle truppe russe abbiamo attivato una raccolta fondi, dal titolo “Donatori per la pace”, alla quale hanno partecipato sedi Avis e privati. Ad oggi la somma complessiva raccolta ha raggiunto i 169 mila euro e una parte di questo fondi è stata destinata anche all’accoglienza per le famiglie in fuga dall’Afghanistan.

Dove o da chi sono ospitate queste famiglie?
Sono ospitate da strutture di proprietà di enti locali, privati o associazioni di volontariato in tre Regioni italiane: Lombardia, Liguria e Toscana. Per quanto riguarda i profughi afghani, poiché hanno da poco ottenuto la protezione internazionale avrebbero diritto all’inserimento nel sistema dei SAI, ma i tempi di attesa potrebbero essere lunghi proprio a causa delle attuali emergenze umanitarie.

Come è possibile donare o sostenere l’iniziativa?
Chiunque può dare il proprio contributo effettuando un bonifico bancario sul conto corrente: IBAN IT 49N 02008 01601 000100736058. Causale: Donatori per la pace

Quali sono i progetti sul fronte accoglienza per l’autunno 2022?
È previsto l’arrivo di un terzo nucleo familiare proveniente dall’Afghanistan (si tratta di un medico tecnico di laboratorio e dei suoi familiari). Proseguirà, inoltre, il nostro impegno nei confronti di tutte le persone attualmente presenti sul territorio italiano (4 ucraine e 2 afghane). A tutti loro AVIS, in collaborazione con enti e associazioni locali, offrirà vitto, alloggio, assistenza sanitaria, sostegno socio-psicologico, formazione, supporto legale, mediazione linguistica e culturale.


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