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La crisi spaventa, ma gli italiani non rinunciano al voto e al buon cibo

Presentata l’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2022 - Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”. Fra i dati più sorprendenti la voglia di urne di 8 italiani su 10 e la tenuta della spesa legata al food, in particolare quello di qualità ed home cooking

di Redazione

Pandemia, crisi climatica, guerra, inflazione. Il sommarsi simultaneo di una serie di eventi terribili e imprevisti ha innescato nei primi mesi del 2022 una tempesta perfetta di cui vediamo propagarsi gli effetti giorno su giorno. La filiera del cibo non è stata risparmiata, anche se in Italia l’inflazione picchia meno duramente che in altri Paesi (da noi +10% contro il 13,7 della Germania o il 13,5% della Spagna). Eppure la spending review messa in campo dagli italiani in modo anche sorprendente attivata su altri comparti per la prima volta da decenni non tocca il cibo. A dirlo sono i dati del “Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, la cui versione digitale è stata presentata oggi.

Nel rapporto redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori), diretto da Albino Russo con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Nomisma Energia, Npd si cerca di interpretare l’eccezionale cambiamento dello scenario e a comprenderne gli effetti sulla vita quotidiana degli italiani. L’edizione 2022 si è inoltre avvalsa di due due diverse survey intitolate "What’s next?" e “An unexpected new world” condotte entrambe nella seconda parte dello scorso mese di agosto.
Di fronte allo scenario internazionale gli italiani – sopravvissuti al Covid – restano attoniti e circospetti, perennemente in allerta non minimizzano le tensioni economiche e sociali, ma pongono al primo posto delle loro preoccupazioni l’emergenza generata dalla crisi climatica. Il 38% ritiene che il prossimo accadimento epocale sarà dovuto proprio al climate change, il 56% pensa che questa emergenza debba avere la massima priorità a livello nazionale e internazionale ed è ancora la preoccupazione ambientale ad avere il maggiore impatto sul loro stato d’animo; lo afferma il 39%, ben 11 punti percentuali in più rispetto ai timori generati dalla guerra in Ucraina.

Di fronte alla nuova austerity e al dilemma delle bollette sempre più care agli italiani non basta più essere le formiche d’Europa e risultare ultimi nella classifica di chi dichiara di spendere di più per godersi il presente (lo sostiene solo il 40% degli italiani a fronte del 46% degli inglesi e del 44% di tedeschi e francesi). Neanche li mette al riparo la spending review energetica che le famiglie sembrano aver messo in campo tanto che il 41% si dichiara già molto attento a accendere le luci il meno possibile, il 30% è già consapevole di ridurre il riscaldamento domestico e molti sono gli italiani abituati ad un uso razionale degli elettrodomestici. L’Italia del 2022 si scopre a conti fatti un Paese più vulnerabile con la classe media sempre più in difficoltà, una parte che rimane indietro (24 milioni che nel 2022 hanno sperimentato almeno un disagio) e una netta crescita dell’area della povertà vera e propria (+ 6 milioni nell’ultimo anno). Per converso nel post pandemia cresce agli antipodi il mercato del lusso.
La forbice tra chi ha poco e chi troppo si divarica e in un futuro sospeso che il 48% dipinge come instabile e precario ricompaiono le grandi rinunce; non si comprano le auto (-32% la variazione in negativo fra 2022 e 2019), né gli elettrodomestici, neanche la nuova casa (più di 10 milioni sono intenzionati a rimandare). Gli italiani compressi tra i prezzi che aumentano e i salari che rimangono inchiodati a un +0,8%, vedono scivolare in basso il loro potere d’acquisto e hanno già iniziato a cercare con insistenza altre possibili vie d’uscita. I più avveduti (68%) non si sono fatti trovare impreparati nemmeno dalla euforia estiva e hanno già avviato la loro personale spending review, il 17% dichiara invece l’intenzione di farlo con l’arrivo dell’autunno.


Fonte Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani"

Nel rapporto si sottolinea inolte, come di fronte al caos del mondo rispunta per la larga maggioranza degli italiani la dimensione personale come meta di tutte le attenzioni; la salute, il benessere, gli affetti, l’amore. Una sorta di rifugio nella propria confort zone, consapevoli comunque che qualcosa sta per accadere e per questo anche vigili e circospetti, molto attenti a ciò che succede intorno a loro e perennemente informati.
Da qui – si sottolinea – emerge anche la dichiarazione di voler andare a votare nelle imminenti elezioni politiche da parte di 8 italiani su 10, anche se più della metà, ovvero il 55% a fronte di una media europea che si attesta su un 33% è convinto che la propria voce non abbia alcun peso nel Paese in cui vive. Forse anche perché temi importanti e oramai molto meno divisivi che in passato come eutanasia, matrimoni gay o adozioni a coppie dello stesso sesso, apprezzati dalla maggioranza degli italiani, rimangono ancora fuori dall’agenda politica (vedi slide in alto).

Per quanto riguarda i consumi alimentari nonostante si manifesti una dinamica inflattiva dei prodotti lavorati prossima alla doppia cifra, i volumi di vendita hanno tenuto (+7,8% primo semestre 2022 vs 2019), complice la calda e lunga estate italiana, il ritorno del turismo straniero e la capacità della distribuzione moderna di imporsi sugli altri canali di vendita specializzati. Il mercato italiano è però al momento l’unico a mantenere un trend positivo dei volumi (+ 0,5% contro -5,4% del Regno Unito, -3,7% della Germania, -2,3% della Francia e -1,3% della Spagna) e questa differenza come il ritardo all’incremento dei prezzi sembra presagire ad una inversione di tendenza imminente.

Pur di fronte a questo scenario non favorevole, la spending review degli italiani in modo anche sorprendente attivata su altri comparti per la prima volta da decenni non tocca il cibo. Sono 24 milioni e mezzo gli italiani che nonostante l’aumento dei prezzi non sono disposti a scendere a compromessi nelle loro scelte alimentari e nei prossimi mesi prevedono di diminuire la quantità ma non la qualità del loro cibo. In questa circostanza – si sottolinea nel rapporto – ritorna anche il cooking time sperimentato in lockdown; si passa più tempo nella preparazione dei pasti e ci si impegna a sperimentare nuovi piatti.

Ma forse la maggiore evidenza del nuovo valore assegnato al cibo dagli italiani è il sorprendente mancato ricorso ad un netto downgrading degli acquisti (-0,1% di effetto mix negativo nel primo semestre) che invece è stata la prima risposta alle difficoltà nelle precedenti crisi economiche. Probabilmente con il peggiorare della situazione gli italiani vi faranno nuovamente ricorso, ma attualmente il carrello non è più la miniera da cui attingere per finanziare altri consumi, ma un fortino da proteggere. Forse è questa una delle principali eredità del post pandemia.
Al tempo stesso il cibo a cui non si intende rinunciare pare essere soprattutto quello più sobrio e basico, senza orpelli e sovrastrutture; l’italianità e la sostenibilità sono gli elementi imprescindibili. Da qui alcuni cambiamenti osservati dal Rapporto: compaiono meno sulle tavole i cibi etnici, le varie tipologie di senza (senza glutine, senza etc), i cibi pronti e anche il bio pare subire una battuta d’arresto. Le stesse marche leader sembrano sacrificabili, rispetto al 2019 hanno registrato una contrazione della quota di mercato passando dal 14,9% di quell’anno al 13,1% 2022 (-1,8 pp), mentre la Mdd (Marca del distributore) continua la sua avanzata, con una quota di mercato che nel 2022 sfiora il 30% (+2,0 rispetto al 2019).

«Nessuno di noi credo a inizio 2022 avrebbe potuto prevedere una situazione di tale complessità peraltro non solo destinata a durare, ma con buone probabilità a accentuarsi», commenta Maura Latini (foto di apertura), amministratrice delegata di Coop Italia (nella foto). «È’ questo anche il tempo della responsabilità che come Coop abbiamo nei confronti dei nostri dipendenti , delle famiglie di soci e consumatori con cui quotidianamente ci interfacciamo. Noi di Coop abbiamo fatto una scelta di posizionamento proprio nel 2020 nell’anno della pandemia, l’abbiamo annunciata a maggio scorso (vedi news) e la stiamo attuando, pensiamo sia una scelta importante e vincente che si basa sul nostro prodotto a marchio: la migliore integrazione fra i valori di Coop, la sostenibilità e la convenienza. Sarà stata anche una scelta temeraria secondo alcuni, ma nata da dati oggettivi che il Rapporto Coop 2022 conferma a partire dall’avanzata dei discount, dalla perdita di attrattività e di quote di vendita delle marche e dai bisogni delle famiglie sia di concretezza che di innovazione». Ma come interpreta la dirigente di Coop il ritorno dei cibo fatto in casa e della buona cucina? «Io credo – risponde a vita.it – che i due anni di pandemia abbiano fatto riscoprire agli italiani i valori del benessere e della convivialità, un modus vivendi che ha cambiato le scelte di consumo con i risultati che vediamo oggi: attenzione alla qualità del cibo e il piacere di prepararlo fra le mura domestiche. Se vogliamo possiamo leggerlo come un effetto collaterale della crisi che stiamo vivendo»

«Lo scenario delineato nel Rapporto 2022 ci restituisce l’immagine di un’Italia chiamata a affrontare sfide molto impegnative e che prendono il via da fattori economici e sociali assolutamente inusuali», sottolinea Marco Pedroni (nella foto), presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori). «Dopo trent’anni è tornato il carovita con un’inflazione alta che non si vedeva dagli anni Ottanta; per molti consumatori e molte imprese è una situazione del tutto sconosciuta. Parimenti i salari rimangono congelati e colpisce nel Rapporto la divaricazione che si accentua fra una parte crescente del Paese che rimane fragile e le classi più agiate. Le cooperative di consumatori hanno per loro natura il dovere di essere un presidio di garanzia di qualità a prezzi convenienti per tutti gli italiani, qualunque sia la loro condizione sociale. È evidente che la missione è sempre più complessa, visti gli effetti provocati prima dalla pandemia, poi dalla guerra con le sue ripercussioni sul costo dell’energia e delle materie prime. Ci avviciniamo a un appuntamento elettorale importante e fino a poco tempo fa non programmato. Qualunque sia il Governo che guiderà il nostro Paese credo che debba mettere al centro l’emergenza primaria delle famiglie italiane, promuovendo una politica di ridistribuzione dei redditi a beneficio della maggioranza, affrontando il nodo energetico con misure che permettano alle imprese di rimanere sul mercato e ai cittadini di non pagare costi insostenibili. C’è bisogno, come il Rapporto Coop mostra, di dirottare risorse incisive a favore dei consumi agendo per esempio sulla defiscalizzazione dei prodotti di base e con una rinnovata politica ambientale in linea con l’emergenza del momento. Le imprese della distribuzione commerciale registrano costi dei prodotti e dell’energia in fortissima crescita e finora hanno contenuto gli aumenti dei prezzi al consumo delle famiglie; i bilanci e con essi la stabilità delle imprese possono andare in crisi; non chiediamo aiuti di stato, ma di mettere un tetto ai rialzi dell’energia e di sostenere la domanda interna dei consumi».


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