Cooperazione & Relazioni internazionali

Ucraina: scatole vuote ed emozioni spente

A marzo Mean la prima raccolta beni per gli ucraini e nel giro di una settimana riempimmo un camion intero di scatoloni, che con l’aiuto di due volontari autisti, arrivarono a destinazione in 48 ore attraverso la Romania. Due settimane fa abbiamo lanciato lo stesso appello in tutta Italia attraverso i nostri stessi canali ma gran parte dei nostri garage stentano a riempirsi. A marzo 2022 eravamo tutti ucraini ma ora siamo tornati sul nostro ombelico

di Angelo Moretti

Nella campagna elettorale imperversa il tema della guerra in Ucraina, ma, ahinoi, con sempre maggior cinismo bipartisan. Il tema vero su cui i competitor del 25 settembre si stanno sfidando, infatti, non è più la ricerca della pace, scomparsa dai radar del dibattito pubblico, o le possibili strategie per far cessare le violenze, ma quali azioni adottare per far calare il caro bolletta. Che il costo del gas sia emergenza nazionale ed europea è in dato ovvio e che chieda interventi anche, ma che quattrocento bambini uccisi in sei mesi e cinquantamila ragazzi morti in trincea non facciano più notizia non deve diventare un’altrettanta ovvietà.

In uno dei reportage dell’ottimo Giacomo Gambassi di Avvenire di qualche giorno fa, veniva riportata l’amara considerazione della responsabile di un’organizzazione di volontariato in Ucraina che segnalava come gli aiuti umanitari dell’Europa ( cibo, provviste sanitarie, vestiti, prodotti per l’infanzia) siano ormai in netto calo. E lo abbiamo constato anche noi con il progetto MEAN in maniera plastica: a marzo lanciammo la prima raccolta beni per gli ucraini e nel giro di una settimana riempimmo un camion intero di scatoloni, che con l’aiuto di due volontari autisti, arrivarono a destinazione in 48 ore attraverso la Romania. Due settimane fa abbiamo lanciato lo stesso appello in tutta Italia attraverso i nostri stessi canali ma gran parte dei nostri garage stentano a riempirsi. Le persone fanno le stesse domande che si farebbero ad un corriere qualunque (come devo fare i pacchi? Dove devo portare ? Chi mi dice che arrivano a destinazione?) ma poi nei fatti le consegne sono scarsissime. In psicologia si chiama “dissolvenza delle emozioni”.

Ad agosto 2021 eravamo tutti afghani, a marzo 2022 tutti ucraini, ed ora siamo tornati sul nostro ombelico a chiedere più Solidarietà per noi stessi, noi che non siamo sotto un cielo minaccioso ma collegati ad un contatore pericoloso che i nostri elettrodomestici ben funzionanti fanno girare all’impazzata. Mentre il clima impazzito sposta milioni di persone dal sud del mondo diventato invivibile noi litighiamo per sapere la temperatura ideale del nostro condizionatore e pretendiamo che i governi non tocchino il nostro stile di vita.

Intanto la guerra continua a spargere il suo veleno alle porte dell’Europa molto più di marzo ed una tensione nucleare ad Energodar dovrebbe farci parlare solo di pacificazione prima di ogni altro argomento.

Se non possiamo fermare la guerra possiamo far avanzare la pace, anche con i nostri scatoloni. Non arrendiamoci e riprendiamo a donare. Subito. Non aspettiamo il Natale per essere più solidali, iniziamo oggi il nostro 25 dicembre, il 25 settembre passerà in fretta ma la storia non ci perdonerà altra indifferenza.


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