Sostenibilità sociale e ambientale

Dall’Europa stop ai prodotti provenienti dalla deforestazione

L'Europarlamento approva la risoluzione sul divieto di commercializzare prodotti provenienti da terreni deforestati e che causano la riduzione della biodiversità. Inclusi anche cuoio e pellame

di Luca Cereda

Il Parlamento europeo in seduta plenaria ha dato l’ok a larga maggioranza alla risoluzione sulla proposta di regolamento della Commissione sul divieto di commercializzazione all’interno dell’Unione europea dei prodotti provenienti da terreni sottoposti a deforestazione. La proposta è stata accolta dall’emiciclo con 453 sì, 57 no e 123 astenuti. In base al nuovo regolamento le aziende europee saranno obbligate a verificare che "i beni venduti nell'Ue non siano stati prodotti su terreni deforestati o degradati in nessuna parte del mondo" e che "le merci siano prodotte in conformità con le disposizioni sui diritti umani nel diritto internazionale e rispettino i diritti delle popolazioni indigene".

Il Parlamento europeo, in particolare, ha chiesto che la bozza elaborata dalla Commissione fosse ampliata, includendo nell’elenco, in cui figuravano già bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno, anche carne suina, ovina e caprina, pollame, mais e gomma, prodotti a base di carbone e carta stampata. Tra le raccomandazioni dell’Europarlamento, c’è anche quella sul coinvolgimento di banche e istituzioni finanziarie, che dovranno controllare "che non vi siano prodotti o attività legati alla deforestazione in tutte le attività che finanziano attraverso l'acquisto di titoli delle società". Per esercitare la due diligence le aziende potranno utilizzare diversi strumenti, tra cui il monitoraggio satellitare e gli audit sul campo.

La Commissione potrebbe anche stilare una classifica dei Paesi sulla base degli standard di rischio per quanto riguarda la deforestazione. Con 417 voti favorevoli, 144 contrari e 67 astensioni è stata votata dal Parlamento Ue, nell’ambito del Green Deal europeo, anche la risoluzione sulla "Nuova strategia forestale dell'Ue per il 2030", in cui le foreste vengono riconosciute come "essenziali per fornire servizi ecosistemici e posti di lavoro negli Stati membri e che solo una gestione attiva dinamica e sostenibile delle foreste consentirà la loro resilienza e l'adattamento riuscito al cambiamento climatico".

La strategia prevede una serie di azioni per rafforzare il patrimonio forestale del Vecchio Continente, migliorandone il monitoraggio e la pianificazione. «Riconoscendo che l'Ue è responsabile di circa il 10% della deforestazione globale, non abbiamo altra scelta se non quella di intensificare i nostri sforzi per arrestare la deforestazione globale. Se riusciamo a trovare il giusto equilibrio tra ambizione, applicabilità e compatibilità con l'Organizzazione mondiale per il commercio, questo nuovo strumento ha il potenziale per aprire la strada a catene di approvvigionamento prive di deforestazione», ha dichiarato dopo il voto il relatore lussemburgese Christophe Hansen in quota ai Popolari europei.

Nel mirino anche le banche

Un nodo cruciale riguarda poi le istituzioni finanziarie, che Strasburgo chiede siano soggette a requisiti aggiuntivi affinché anche le banche, ad esempio, garantiscano di non prestare denaro per finanziare attività connesse alla deforestazione. La normativa non vieta alcun Paese di provenienza né tipologia di prodotto, ma le aziende che immettono prodotti sul mercato dell'Ue saranno obbligate a valutare i rischi connessi al disboscamento lungo tutta la filiera in cui si inseriscono. Per farlo, potranno ad esempio utilizzare “strumenti di monitoraggio satellitare, audit sul campo, rafforzamento delle capacità dei fornitori o test isotopici per verificare la provenienza dei prodotti”, come si legge in una nota del Parlamento. Anche i cittadini potranno avere accesso ai dati, ma solo in versione anonima.

I Paesi di provenienza, o alcune loro aree, potranno essere catalogati come a “basso, standard o ad alto rischio” entro sei mesi dall'entrata in vigore del regolamento. I primi prevedono controlli minori. Questo punto rimane molto controverso perché gli esperti temono che molte aziende possano spostare le loro forniture nelle zone a basso rischio, approfittando di controlli più morbidi. Da questo momento in poi avviare i negoziati sulla legge finale con gli Stati membri dell'Ue. «Grazie allo schiacciante sostegno dell'opinione pubblica e all'attuale slancio politico, l'unica cosa che si frappone all'eliminazione della distruzione delle foreste e delle violazioni dei diritti umani dal mercato dell'Ue sono i governi che coprono le aziende che si rifiutano di ripulire il loro operato», ha concluso l'esponente di Greenpeace Sini Eräjää.


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