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Alluvione Marche: cementificazione, siccità e crisi climatica

Durissimo il commento di Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue «Un dramma che era prevedibile». Sale a 11 il numero dei morti dell’alluvione che ieri sera si è riversata sulle marche, in particolare in provincia di Ancona. Sale a 4 anche il numero di dispersi e c’è polemica per il mancato per l'ondata di maltempo.

di Luca Cereda

Una forte alluvione ha colpito l’entroterra marchigiano e in particolare il paese di Cantiano, dove la situazione è drammatica a causa dell’esondazione del fiume Misa. Lo fa sapere la Protezione Civile. Sarebbero 11 i morti nella provincia di Ancona. A Cantiano, Sassoferrato, Arcevia e Serra Sant’Abbondio la situazione è gravissima, sarebbero infatti – tra l’Umbria settentrionale e le Marche – caduti in poche ore accumuli d’acqua fino a 420 millimetri. Ovvero la pioggia di circa 6 mesi.

A seguito del nubifragio si è verificata anche l’esondazione del torrente Sanguerone, vicino a Sassoferato, che ha generato effetti devastanti. I danni al momento sono incalcolabili anche nell’entroterra di Pesaro-Urbino, dove sono crollati alcuni ponti e distrutte alcune abitazioni e attività. Intere aree sono da ore senza corrente elettrica.

Un dramma che era prevedibile

Quando accadono drammi di questa portata è necessario capire come sia potuto succedere un fatto così mortifero: «L’ondata di pioggia era prevista, ma non a questi livelli, non avevamo i livelli di allarme giusti. E l'esondazione del Misa, in particolare, è stata repentina e improvvisa», spiega dell'assessore regionale alla Protezione civile Stefano Aguzzi Luigi D’Angelo.

Esprime tanta rabbia e tanto dolore per le persone che stanno perdendo beni e soprattutto affetti familiari, Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue: «C’è la consapevolezza che eventi meteo come quello, che ha colpito le Marche, possono ripetersi già nelle prossime ore in altre zone d’Italia. Nessuno ora dica di non sapere, perché sono anni, che lo denunciamo in sintonia con la scienza, accrescendo l’allarme nei mesi scorsi: il territorio italiano è alla merce’ dei cambiamenti climatici e dell’estremizzazione degli eventi meteo dopo anni di mancati investimenti nella sicurezza idrogeologica dei territori. Lo ripetiamo ancora una volta a lettere cubitali, perché proprio ieri, qualche ora prima di questo dramma, l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche aveva segnalato le Marche e l’Italia centrale come aree colpite da una straordinaria siccità, cui è collegato un poco percepito, ma alto rischio idrogeologico, conseguenza di finora inusuali fattori climatici, cui si uniscono terreni inariditi dalla siccità ed infrastrutture idrauliche, rese insufficienti anche dalla crescente cementificazione».

«Ora la solito ricostruzione in emergenza», senza prevenzione per il futuro

Massimo Gargano, direttore generale dell’associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue prevede alcune conseguenze di questa catastofe: «Ora inizierà la litania della dichiarazione dello stato di calamità che, dati alla mano ristorerà solo il 10% dei danni subiti dalle persone, senza considerare l’incommensurabile perdita di vite umane e poi comincerà l’ennesimo stato d’emergenza con costi 7 volte maggiori degli interventi in prevenzione e lunghi tempi di ricostruzione, cui si devono sommare le perdite per l’economia e lo sviluppo delle comunità. Soprattutto ora, in campagna elettorale, comincerà l’uso dei verbi della buona volontà al futuro, quando da anni, come ora, ripetiamo che bisogna intervenire con urgenza per adeguare la rete idraulica del Paese per la quale, nel 2020, abbiamo presentato un ennesimo Piano di Efficientamento con 858 interventi prioritari, perlopiù definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, capaci di aumentare resilienza ed occupazione, ma ancora disatteso».

Nella provincia di Ancona, ha riferito il responsabile delle emergenze del Dipartimento della Protezione Civile Luigi d'Angelo, che sta seguendo dalla sala operativa l'evolversi della situazione, ritiene che «il caldo di questi giorni e dell’intera estate, scontrandosi con con una cella di aria fredda, credo abbia determinato dei fenomeni così violenti. Sono le conseguenze dei cambiamenti climatici che estremizzano situazioni che 10 anni fa avrebbero fatto impressione, ma al massimo allagato qualche cantina». E invece sono i primi piani delle case ad essere allegati, auto spostate come fosse giocattoli, strade come torrenti e fiumi in piena che ora minacciano di scendere arrivando anche ai comuni costieri. Intanto manca la connessione internet su queste aree e le scuole è previsto siano chiuse certamente oggi e anche domani in diverse località tra le province di Pesaro-Urbino e Ancona. Il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, i servizi per l’infanzia 0-3 anni, centri diurni disabili, centro diurno alzheimer, centro pomeridiano germoglio e tutti gli impianti sportivi. Rimarranno chiusi anche i musei e la biblioteca Antonelliana, così come tutti gli eventi in programma sono annullati. Anche la campagna vaccinale, in azione senza tregue da un anno e mezzo, in questi giorni deve sospendere la sua attività.


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