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Politica & Istituzioni

Leva obbligatoria? Boutade elettorale che offende i giovani

Per il presidente del Forum Nazionale Servizio Civile il tema scomparirà subito dopo il voto. E al di là dell'impossibilità oggettiva di reintrodurre il servizio militare (costi elevati, dismissione delle strutture) il vero tema su cui discutere - nel cinquantenario della nascita del servizio civile in Italia - è il fatto che "Stando alle previsioni del bilancio dello Stato, fra due anni non avremo più un servizio civile"

di Enrico Maria Borrelli

Accade che in piena campagna elettorale, stagione di sirene, qualcuno avanzi l’idea di ripristinare una leva obbligatoria per “insegnare ai giovani regole e buona educazione”, “per combattere il fenomeno delle baby gang” o per far “spendere bene” un anno a questi ragazzi e a queste ragazze”. Non soltanto tra le forze politiche, ma nella stessa opinione pubblica (53,5% – fonte IZI), c’è chi è d’accordo ritenendo che la reintroduzione dell’obbligatorietà della leva, militare o civile, possa rappresentare un antidoto a quei fenomeni di devianza, in particolare giovanile, che con crescente frequenza attraversano il tessuto sociale del nostro Paese. Troppo spesso e superficialmente i giovani vengono raccontati come una generazione al bar, priva di valori e di senso di comunità, incline a comportamenti asociali. Se questo è l’approccio alla questione giovanile appare più chiaro perché i giovani, già colpiti da un profondo deficit di prospettive di lavoro e di vita, non si sentano più rappresentati dalla politica.

L’Italia non è certo l’unico Stato al mondo in cui, dal 2008 ad oggi, le crisi economiche, aggravate da anni di pandemia e dalla guerra, oggi alle porte dell’Europa, hanno determinato anche una crisi sociale e sfiducia nelle istituzioni e nelle capacità della stessa democrazia di assicurare la garanzia dei diritti e il benessere sociale ed economico dei cittadini. Ma la reintroduzione dell’obbligo di leva che, come ricorda Salvini (Lega) è soltanto sospeso, ma non abolito dal nostro ordinamento, è una boutade che scomparirà dal dibattito pubblico, naturalmente, dopo il voto.

I motivi sono almeno tre.

Non ci sono le condizioni per ripristinarla, come sottolinea Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa in quota Forza Italia: non abbiamo più le strutture, le caserme, la logistica per accogliere, formare e addestrare decine di migliaia di ragazzi. A questo aggiungiamo che costerebbe circa 4 miliardi di euro l’anno e in tempi di profonda crisi economica non sapremmo dove prenderli.

Altra ragione risiede nelle motivazioni addotte per un ripristino della leva obbligatoria, piuttosto che rispondere ad ambiziosi obiettivi educativi, come sarebbe auspicabile, sembrano invece avere finalità rieducative e punitive. In altre parole, sono frutto di una generalizzazione nei confronti dei giovani che, con superficialità e pregiudizio, vengono etichettati come maleducati, nullafacenti e inclini alla violenza. Parlarne in questi termini è, senza giri di parole, offensivo.

L’ultimo motivo è legato al fatto che la politica non gode di sufficiente credibilità nell’opinione pubblica per reintrodurre, mai come in questo momento di generale sofferenza, politiche coercitive. Se qualcuno ci provasse, se ne avesse davvero il coraggio, seguirebbero rivolte tali da far apparire, a confronto, le piazze animate (e devastate) dai no-vax come raduni dei boyscout.

Quest’anno ricorrono i 50 anni dalla nascita del servizio civile in Italia, introdotto con la legge n.772 del 1972. Nonostante i suoi 10 lustri di storia, il quotidiano e prezioso contributo offerto alla difesa della Patria, per la promozione sociale e culturale, a supporto dei bisogni delle comunità locali e dei più fragili, della tutela dell’ambiente a del patrimonio storico e artistico, e nonostante gli straordinari risultati che vengono attribuiti al servizio civile dagli studi di settore (Inapp, 2017), in termini di efficacia educativa e formativa, nessun partito ha avanzato nel suo programma elettorale la proposta di rendere Il Servizio Civile Universale una politica stabile, strutturale, dotata di risorse finanziarie che ne assicurino negli anni, innanzitutto, la sopravvivenza.

Stando alle previsioni del bilancio dello Stato, fra due anni non avremo più un servizio civile. Dovremmo discutere di questo, piuttosto.

* presidente Forum Nazionale Servizio Civile

In apertura foto di © Tony Gentile/Ag.Sintesi


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