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Noi, volontari Anpas, in prima linea nel fango dell’alluvione

Fin dalle prime ore dell'emergenza legata all'alluvione nelle Marche, l'Anpas regionale è scesa in campo con i suoi volontari per dare supporto alla popolazione locale e per ripristinare le funzionalità dei suoi servizi di assistenza sanitaria. Intervista a Alfonso Sabatino

di Veronica Rossi

Fiumi di fango. Macchine trascinate via dall’acqua impetuosa. Case allagate. A risvegliare gli italiani, oggi, sono state le terribili immagini dell’alluvione nelle Marche, avvenuta nella notte. In provincia di Ancona, in poche ore, è caduto un terzo della pioggia che, nello stesso luogo, dovrebbe cadere in un anno. Una tragedia, che ha spezzato vite – le vittime accertate sono, attualmente, nove, quattro i dispersi – e ha costretto molte persone a lasciare le proprie case. C’è però chi, in queste ore, sta lavorando instancabilmente per portare un po’ di conforto a coloro che si trovano nelle zone colpite dall’evento meteorologico estremo: si tratta dei volontari dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas), delle Marche, che già dai primi momenti si sono attivati per cercare di arginare il disastro. Noi di Vita abbiamo parlato con Alfonso Sabatino di Anpas Marche, impegnato sul campo con alcune delle squadre che stanno fronteggiando l’emergenza.

Com’è la situazione nell’area colpita dall’alluvione?

Molto critica. Tutta la vallata del fiume Misa, dalle aree più basse fino a Senigallia, è stata colpita dall’ondata alluvionale. In questo momento mi trovo a Pianello d'Ostra, dove c’è una sede della Croce verde che stiamo cercando di ripristinare. Tutte le ambulanze e i pulmini per i disabili erano riempiti di fango, tranne il mezzo del 118 che era fuori e che quindi, fortunatamente, si è salvato. Ora siamo riusciti a rimettere in funzione un’altra ambulanza e un pulmino per i disabili: una delle nostre priorità è garantire i nostri servizi quotidiani di assistenza sanitaria, che ora sono molto rallentati, anche a causa dello stato delle strade. I trasporti del 118, adesso, ci mettono anche un’ora e mezza a fare un tragitto che, normalmente, non prende più di mezz’ora di tempo. Fanno molta fatica ad arrivare alle case delle persone e poi a raggiungere l’ospedale di Senigallia, che è quello più vicino.

Deve essere dura affrontare un’emergenza di questo tipo.

Vedere questa devastazione fa male, ma ora non ci possiamo permettere di abbatterci. Abbiamo in campo cinque squadre, che stanno sostenendo la popolazione, svuotando le cantine con le idrovore o spalando fango, coordinandosi con i volontari e il personale di altre realtà che sono scesi in campo in queste ore. Non abbiamo tempo per pensare, non è il momento di cercare i responsabili, di dare colpe o di ragionare su cosa non ha funzionato, è il momento dell’impegno: siamo immersi nel fango fino alle orecchie e cerchiamo solo di dare soccorso alla popolazione.

Come hanno reagito le persone a questo tragico evento?

Le persone, al momento, sono scoraggiate, non hanno voglia di parlare. Di fronte a me, ora, vedo un’abitazione con due appartamenti al piano terra, che sono stati allagati. Non lontano c’è un centro commerciale: dai negozi a livello della strada la merce è stata trascinata fuori dalla violenza dell’alluvione. Tutti si sono rimboccati le maniche e si sono messi a lavorare per salvare il salvabile. Ci sono vicini che si aiutano l’uno con l’altro e parenti che arrivano da altre zone per dare una mano. Adesso, però, c’è un po’ di preoccupazione negli occhi della gente.

Perché?

Per la paura che torni la pioggia. Vedere un cielo in cui si addensano di nuovo nubi nere spaventa: non sappiamo cosa ci riserverà il meteo nelle prossime ore.

È stato attivato un servizio di supporto psicologico?

Non ancora. Nelle prime fasi si pensa alle necessità più pressanti, come il ripristino della viabilità, dei mezzi e lo sgombero di strade e negozi, poi verrà attivato un sostegno anche in questo senso per la popolazione locale, sotto il coordinamento della Protezione Civile. Al momento, però, qui a Pianello d'Ostra è stato predisposto un dormitorio per le persone che si trovano senza un posto per dormire, che sono purtroppo tantissime. È stato messo in funzione anche un servizio mensa, perché nelle case non c’è energia, la rete elettrica è saltata, così come quella del telefono fisso, mentre i cellulari, fortunatamente, funzionano ancora. Insomma, ci si è organizzati per dare un minimo di conforto a chi è stato colpito duramente da questo evento meteorologico estremo.

Quando sono scesi in campo i volontari di Anpas?

I primi volontari sono partiti alle cinque del mattino e sono ancora operativi. Altre squadre sono uscite alle sette, alle nove e alle undici, a seconda delle necessità e delle richieste che abbiamo ricevuto. Nelle prossime ore inizieremo a predisporre dei cambi di turno, per lasciar riposare chi è attivo già da stanotte.

Cosa succederà nelle prossime ore?

Noi rimaniamo attivi e all’erta. Continueremo a lavorare a sostegno della popolazione e per ripristinare la funzionalità dei nostri servizi, che devono avere una continuità nel tempo e devono essere garantiti. Credo, poi, che la Protezione Civile si stia coordinando per far arrivare da altre sedi regionali del materiale e del supporto in più per arginare l’emergenza.

Foto del Dipartimento di Protezione Civile


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