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Votare è un diritto e un dovere, ecco come si vota

La domanda che più si sente ripetere in queste ore è: come si vota? È vero che si possono votare solo i candidati del singolo collegio? È vero che posso votare il candidato e un altro partito? È vero che è inutile votare un partito che difficilmente può conquistare il massimo dei voti in quel collegio? Proviamo a rispondere

di Alessandro Banfi

Domenica si va ai seggi. Votare è un diritto e un dovere. La domanda che più si sente ripetere in queste ore è: come si vota? È vero che si possono votare solo i candidati del singolo collegio? È vero che posso votare il candidato e un altro partito? È vero che è inutile votare un partito che difficilmente può conquistare il massimo dei voti in quel collegio?

Dunque la prima considerazione da fare è che se vogliamo che un partito si affermi, all’interno della coalizione o singolarmente, è importante votare quel partito barrando il simbolo corrispondente. È vero che il nostro voto arriverà a quel soggetto politico anche se votiamo il candidato al collegio uninominale che quel partito presenta, ma solo nella proporzione dei voti espressi dagli altri elettori. Facciamo un esempio: voto centrodestra ma ci tengo che “Noi moderati” di Maurizio Lupi raggiunga il quorum, allora metto una X su quel simbolo e non solo sul candidato della coalizione nel mio collegio. Altro esempio: voto centrosinistra ma ci tengo che “Impegno civico” di Luigi Di Maio arrivi in Parlamento, voto quel partito. Terzo esempio: voglio votare per il Terzo polo, “Azione/Italia Viva” di Carlo Calenda e Matteo Renzi, anche se è improbabile che il candidato vinca nel Collegio contro le due formazioni di destra e sinistra. Il mio voto non sarà comunque inutile perché per due terzi quel voto conterà nel conteggio proporzionale anche se all’uninominale prevarranno altri: non sarà affatto un voto disperso.

Seconda considerazione. NON è possibile votare un partito e barrare anche il nome di un candidato presentato da un’altra formazione politica o coalizione. Non c’è dunque il voto DISGIUNTO (come invece poteva accadere per il Comune o la Regione). È anzi motivo di annullamento della scheda.

Terza considerazione. Ovviamente il voto può essere diversificato però fra Camera e Senato. In particolar modo il Senato, secondo i sondaggisti, è un partita ancora aperta. Dunque se un elettore trova particolarmente convincente un candidato all’uninominale nel suo collegio senatoriale o se ritiene che non debba prevalere un’estremizzazione dello schieramento che magari vota alla Camera, farà bene a valutare con grande attenzione il suo voto.

Quarta considerazione. La legge elettorale vigente spinge ad una certa polarizzazione ma in realtà non andiamo a votare per questo o quel presidente del Consiglio. Chi è il candidato a Palazzo Chigi della sinistra? Chi è quello della destra? La sfida Giorgia Meloni- Enrico Letta è un’illusione mediatico-giornalistica, peraltro bocciata dall’Authority in applicazione della legge sulla par condicio. È ingannevole dire prima del voto che gli elettori scelgono il Presidente del Consiglio. In Italia non è così. Toccherà, come prevede la Costituzione, al Capo dello Stato incaricare un Presidente che dovrà ottenere il voto delle Camere.

Meglio chiarirlo subito prima ancora di votare.


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