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Bollette più che triplicate nelle residenze per anziani, ma tutti tacciono

Da un milione a 3 milioni e mezzo: è questo l'aumento delle bollette in un anno per la cooperativa Gulliver di Modena. «Solo per coprire le maggiori spese per l'energia dovremmo aumentare le rette di 6/7 euro al giorno», dice il presidente Ascari. Il margine di manovra è inesistente: «Gli ambienti vanno riscaldati e le rette sono fissate dalle convenzioni. Non possiamo chiudere, ma nemmeno permetterci di avere costanti perdite nel bilancio». Prima puntata di un viaggio nelle strutture residenziali per anziani d'Italia, per raccontare quello che sarà un autunno "caldissimo"

di Sara De Carli

Sei o sette euro al giorno in più: di tanto dovrebbero alzarsi le rette giornaliere per ogni posto letto in una struttura residenziale per anziani, tenendo conto soltanto dell’incremento dei costi energetici. Sei/sette euro al giorno su una una retta complessiva che oggi – non esiste una cifra unica che vale per tutta Italia – si aggira attorno ai 98/100 euro giornalieri per posto letto. «E pensando al 2023 dobbiamo mettere in conto un +350% rispetto al 2021, solo per i costi energetici», annota Massimo Ascari, presidente della cooperativa sociale Gulliver di Modena e vicepresidente di Legacoopsociali. La sua testimonianza apre un'inchiesta con cui andremo a raccontare, nelle varie regioni d'Italia, come il caro-energia stia mettendo in serissima difficoltà le strutture che accolgono i nostri nonni: luoghi che certo non possono abbassare di un paio di gradi il riscaldamento degli ambienti, liquidare il problema dicendo di infilarsi un maglione in più, chiudere il servizio per un giorno alla settimana… Le soluzioni fantasiose qui stanno a zero e la consapevolezza di svolgere un servizio essenziale, al contrario, sta a mille.

Gulliver è un grande soggetto cooperativo da 2mila dipendenti, 29mila utenti, più di 400 servizi e 56 milioni di euro di fatturato. La sua area “Terza Età” gestisce 16 servizi residenziali (denominati CRA e RSA, a seconda della regione) per anziani non autosufficienti e servizi diurni in Emilia Romagna e in Piemonte. La gran parte delle residenze ha 70/80 posti letto, mentre in Piemonte, dove la normativa è diversa, Gulliver le strutture arrivano anche a 170 posti letto. Nel 2021 i beneficiari dei servizi dell’area “Terza Età” della cooperativa sono stati 883, inclusi quelli che – spesso nei medesimi edifici – hanno frequentato servizi diurni o semiresidenziali. «È di pochi giorni fa la notizia di un ulteriore aumento del 59% dei costi per l’energia elettrica, ma l’aumento dei costi energetici per noi non è una minaccia incombente: ci è già piombato addosso dalla fine del 2021, i prezzi del gas hanno iniziato a salire allora, prima della guerra in Ucraina. Basti dire che la cooperativa nel suo insieme nel 2021 per luce e gas ha sostenuto costi attorno al milione di euro, mentre per il 2022 ci aspettiamo un costo di oltre 3 milioni di euro, se non tre milioni e mezzo. L’area “Terza Età”, con la residenzialità, pesa attorno all’80-85% dei costi energetici, gli altri servizi incidono molto meno. E sto parlando dell'impatto reale, che ha risparmiato i primi mesi del 2022: se parliamo invece di tendenza, facile immaginare che nel 2023, con un intero anno segnato da queste dinamiche, se nessuno fa nulla i costi energetici segneranno anche un +350% rispetto a quelli che conoscevamo», denuncia Ascari. «È del tutto evidente che questa lievitazione è insostenibile e stiamo facendo di tutto per rappresentarla alle istituzioni come problema. Un intervento è assolutamente necessario».

Se le proporzioni sono queste, è ovvio che la fortuna di avere un contratto a prezzo bloccato, non ancora scaduto, vale quel che vale: “salva” la singola realtà per un po’, ma nell’insieme si tratta di uno tsunami di fronte a cui le cooperative sono a mani nude. «Che possiamo fare? Niente», dice senza mezzi termini Ascari. «Gli anziani a casa non possiamo rimandarli e gli ambienti dobbiamo comunque riscaldarli o condizionarli: ha presente le temperature che ci sono state la scorsa estate? Le tariffe non possiamo toccarle perché lavorando in accreditamento con i servizi sociosanitari, esse sono definite sia nella quota a carico del fondo regionale sia nella quota di compartecipazione della famiglia. Interventi sugli immobili? Quelli in larga parte sono di proprietà dei Comuni, tendenzialmente non sono di recente costruzione e non hanno logiche di risparmio energetico… L’unica possibilità è che ci vengano riconosciuti questi costi aggiuntivi che dobbiamo sostenere».

La cooperativa nel suo insieme nel 2021 per luce e gas ha sostenuto costi attorno al milione di euro, mentre per il 2022 ci aspettiamo un costo di oltre 3 milioni di euro, se non 3 milioni e mezzo. L’area “Terza Età”, con la residenzialità, pesa attorno all’80-85% di questi costi, gli altri servizi incidono molto meno. È del tutto evidente che questa lievitazione dei costi energetici è insostenibile

Massimo Ascari, presidente cooperativa sociale Gulliver, Modena

Ma da quel che si vede finora, anche dove le regioni si stanno muovendo per deliberare un contributo, stiamo parlando di ordini di grandezza che non si avvicinano neanche lontanamente alle dimensioni del problema. In Lombardia, per esempio, la regione qualche settimana fa con una attesa DGR ha previsto un aggiornamento delle tariffe sanitarie per RSA, RSD, CSS, CDD, CDI e altri servizi attraverso un incremento pari al 2,5% a decorrere dal 1° aprile 2022: il 2,5% per quanto utile è ben lontano da quel 6-7% di aumento delle rette giornaliere che Ascari indicava come necessario – conti alla mano – per coprire gli aumenti dei costi dell’energia. «E non possiamo dimenticare che le rette, in alcune regioni, erano ferme da molti anni, anche dodici», annota, così che quello che arriva oggi non solo non copre gli aumenti dei costi energetici ma non copre nemmeno il costo reale del servizio prima del caro bollette. «Senza considerare il fatto che tutti i fornitori – che subiscono anch'essi gli aumenti dei costi – ci stanno chiedendo di rivedere i contratti, con incrementi nei prezzi stipulati per i servizi: vale per la ristorazione collettiva, la lavanderia, i fornitori di prodotti di cura indispensabili come i pannoloni e le creme…».

Ciò che è ferisce chi gestisce servizi residenziali per anziani, in questo momento, è l'ostinata invisibilità e irrilevanza del loro dramma. Qualcosa di molto simile a quanto già vissuto nel pieno dell’emergenza Covid, quando i DPI venivano ordinati dalle RSA vennero requisiti i mandati in ospedale. Quando le strutture residenziali vennero messe sotto accusa come luoghi di morte ma allo stesso tempo si scelse di usare proprio quelle strutture per alleggerire il carico di malati sugli ospedali. «Spiace che anche questa volta, sulle prime pagine dei giornali ci siano molte voci di altre attività e altri settori produttivi, penso per esempio alle tante bollette di bar e ristoranti che abbiamo visto girare sui social… mentre la nostra realtà è del tutto invisibile e dimenticata», riflette con amarezza Ascari.

Spiace che anche questa volta, sulle prime pagine dei giornali ci siano molte voci di altre attività e altri settori produttivi, penso per esempio alle tante bollette di bar e ristoranti che abbiamo visto sui social… mentre la nostra realtà è del tutto invisibile e dimenticata. Le imprese seppure di Terzo settore non possono permettersi di avere una costante perdita nei propri bilanci nella gestione di servizi pubblici. Oppure questi servizi sono destinati ad essere riconsegnati al mittente in maniera drammatica.

Massimo Ascari

Anche nel tanto atteso decreto sostegni ter, che ha messo una tardiva toppa al problema riconoscendo finalmente anche agli enti di terzo settore e non solo alle imprese degli aiuti per affrontare il caro bollette, «i decisori politici hanno avuto un'importante distrazione, chiamiamola così, che va recuperata: ci sono risorse per le strutture sanitarie accreditate ma non per i servizi sociosanitari per le persone anziane. Le nostre realtà hanno avuto già due anni di pensante penalizzazione, parlo delle fatiche umane e professionali ma anche di quelle economiche: va riconosciuto, oppure questi servizi sono destinati ad essere riconsegnati al mittente in maniera drammatica. Le imprese seppure di Terzo settore non possono permettersi di avere una costante perdita nei propri bilanci nella gestione di servizi pubblici», afferma Ascari.
La chiusura in queste condizioni diventa una possibilità concreta? «Noi come cooperativa non stiamo pensando di chiudere servizi, perché siamo fiduciosi che questo tema venga preso in carico dal Governo e che si rimedierà a questa distrazione. Ci rendiamo conto del momento difficile in cui viviamo, ma vorremmo che la stessa consapevolezza di fosse nei nostri confronti».

Foto di copertina by JD Mason on Unsplash. Le foto nell'articolo sono della cooperativa Gulliver


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