Cooperazione & Relazioni internazionali

Costa d’Avorio: un Paese in bilico tra guerra e pace

di Giulio Albanese

La Costa d’Avorio è nel caos più totale e il rischio, a questo punto, è che si torni a combattere. Prosegue infatti, inesorabilmente,  il braccio di ferro tra il presidente uscente  Laurent Gbagbo e il legittimo vincitore delle presidenziali, Alassane Ouattarà. Stamane s’era diffusa la notizia di un possibile “faccia a faccia” tra i due contendenti a seguito della visita, ieri ad Abidjan, di una missione diplomatica sotto l’egida dell’Unione Africana  (Ua) e dell’Ecowas (Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale). Ma poco fa  un consigliere di Ouattarà ha smentito categoricamente che vi siano le condizioni e la volontà da parte dello stesso Ouattarà di un incontro. Aumenta dunque il timore che il fallimento del dialogo possa far ripiombare in una spirale di violenza un Paese che, nonostante una ormai decennale crisi politico-militare, resta una delle maggiori potenze regionali dell’Africa Occidentale. Il massimo che Gbagbo ha finora ha concesso è un riconteggio dei voti del ballottaggio dello scorso 28 novembre. Ma su questo punto è la comunità internazionale a dire un secco no, tenuto conto che la vittoria di Ouattara è stata certificata dagli osservatori delle Nazioni Unite.  La Costa d’Avorio è in bilico e la gente ha davvero paura che scoppi nuovamente la guerra. Intanto le provocazioni, da parte di Gbagbo non mancano. Diversi arresti sono stati infatti effettuati oggi a Abidjan dalla polizia, fedele a Laurent Gbagbo, che ha fatto irruzione nella sede del Partito democratico della Costa d’Avorio (Pdci) lo  schieramento politico che sostiene il rivale Ouattara. L’unica nota positiva in tutta questa vicenda è che, una volta tanto, la comunità internazionale sembra essere unita nel sostenere il legittimo vincitore. Anche i governi africani danno l’impressione di avere le idee chiare nel sostenere Ouattarà. Forse l’unica eccezione è il governo angolano che già nel passato aveva dimostrato un “feeling” particolare verso Gbagbo. A questo punto non resta che sperare in un gesto di buona volontà da parte dell’amministrazione ivoriana uscente, anche perché il Paese è paralizzato e rischia il tracollo economico, con effetti devastanti sulla stremata popolazione civile.


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