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Cooperazione & Relazioni internazionali

Grazie Cesare, vescovo dei poveri del Sud Sudan

di Giulio Albanese

Oggi è morto un mio amico, una persona che non potrò mai dimenticare: monsignor Cesare Mazzolari. Il Signore l’ha chiamato mentre stava celebrando la santa messa, nella cittadina di Rumbek (Sud Sudan), sede episcopale della sua diocesi. Nato a Brescia il 9 febbraio del 1937, apparteneva alla congregazione dei missionari comboniani. Il decesso del vescovo è avvenuto alle 8.00 locali per complicazioni cardiache. A nulla è valso il trasferimento del presule in ospedale, dove è stata accertata la morte. Ordinato sacerdote comboniano a San Diego (Usa) il 17 marzo 1962, svolse i primi anni di ministero a Cincinnati in una comunità attenta ai bisogni delle popolazioni afro e latinoamericane. Nel 1981 giunse in Sudan dove operò prima nella diocesi di Tombura-Yambio, successivamente nell’arcidiocesi di Juba da cui ricoprì anche l’incarico di superiore provinciale dei comboniani dell’intero Sud Sudan. Nel 1990 monsignor Mazzolari venne nominato da Giovanni Paolo II amministratore apostolico della diocesi di Rumbek. Erano anni di guerra e la popolazione locale subiva pene indicibili. In quelle circostanze il presule si adoperò instancabilmente in un’attività pastorale protesa a soddisfare le necessità spirituali e materiali della propria gente. Nel 1991 riaprì coraggiosamente la missione di Yirol nonostante infuriassero i combattimenti nell’intera Equatoria. E sebbene nell’aprile dello stesso anno fosse costretto ad abbandonare il presidio missionario sotto l’incalzare delle forze governative, non perse mai la speranza. Nel 1994 venne catturato e tenuto in ostaggio per 24 ore dai ribelli dello Spla (Esercito di Liberazione Popolare del Sudan), gruppo armato indipendentista in lotta contro il governo di Khartoum. Il 6 gennaio 1999 venne ordinato vescovo da papa Giovanni Paolo II, co-consacranti il cardinale Giovanni Battista Re e l’arcivescovo Francesco Monterisi. La presenza di monsignor Mazzolari a fianco di un popolo così vergognosamente umiliato e schiacciato nella propria dignità ha sempre rappresentato un segno di straordinaria speranza per la Chiesa sudanese. Nel corso dei suoi numerosissimi viaggi in Italia si prodigò sempre nel “dare voce ai senza voce”, ottenendo una forte risonanza nell’opinione pubblica. A tutti chiese sempre l’impegno a “non dimenticare perché la gente del Sud Sudan ha bisogno di una pace giusta nel rispetto dei diritti umani”. A Rumbek sorge la cattedrale della Sacra Famiglia, costruita e distrutta a più riprese durante la guerra civile. Circondata da una corona di maestosi alberi frangipane, è stato il “fortino di Dio” dal quale il vescovo Cesare ha annunciato in questi anni, gratuitamente e senza mai scendere a compensi, la Buona Notizia. Un messaggio di vita nuova che la settimana scorsa è stato testimoniano dal compianto presule con la sua presenza, durante la cerimonia d’indipendenza della nuova Repubblica Sud Sudanese a Juba. La comunione dei Santi sia espressione del suo continuare ad essere laddove ha tanto amato.


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