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Media, Arte, Cultura

X Factor, che pena

di Lorenzo Maria Alvaro

Sarà che ieri sera avevo appena finito di leggere il bel blog di Giulio Sensi su Chet Baker o che per pranzo mi ero intrattenuto con due amici che hanno aperto un proprio studio discografico (il Blend Noise). Sta di fatto che  lo spettacolo della prima puntata di X Factor mi ha atterito.

Non so se sia stato per quell’ironia arguta ed elegante che ha visto i giudici, in particolare Mika, dissertare di vocaboli come “cappella” e “pompa” (in quest’ultimo caso per altro lo spunto era il cognome di una concorrente). Proprio Mika ricordava il Mike Bongiorno delle gaffe linguistiche. Solo che mister “Allegria” nel misunderstanding era, o almeno sembrava, in buona fede.

O forse per la faccia tosta con cui Morgan ironizzava sui concorrenti. In alcuni casi sottointendendo il loro uso di sostanze stupefacenti per commentarne l’eccentrincità. Lui, che è stato da Bruno Vespa (sottolineo, Bruno Vespa) a cospargersi il capo di cenere. Non perchè fosse sempre strafatto di crack, ma per averlo detto pubblicamente. Ha anche deriso alcuni concorrenti per l’abbigliamento, in particolare si è accanito su una maglietta raffigurante Spiderman. Lui che è noto sfoggiare costantemente, da personaggio pienamente integrato nell’ingranaggio della finzione mediatica, il fiocco anarchico. C’è chi giura che dalle tombe di Sacco e Vanzetti a Charlestown si sentano rumori sospetti.

Forse in parte è stato anche grazie alle tirate morali “made in Ventura” su umiltà, onestà e trasparenza. Come non si può prendere sul serio il discorso “devi essere tè stesso e non recitare», da parte di una signora che ha la faccia immobilizzata dall’abuso di botulino e bisturi?

Sicuramente è anche colpa della nonchalance con cui questi tre giudici umiliavano persone che avrebbero dovuto invece essere protette, in primo luogo dai propri parenti. Quei personaggi in stile “La Corrida”, su cui l’umile e onesta Ventura si accanisce sistematicamente con gioia sadica. Ma si sa, per l’audience si può passare dal predicare bene al razzolare male in un amen.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata Fedez. Non ho voglia di sottolineare chi sia. Lo sapete tutti. E per chi non lo sa, non sarò certo io a farvi il torto di informarvi. Pensavo che la sua presenza fosse destinata al palco per una performance. Cosa che rietenevo indecente ma sopportabile. Sono rimasto impietrito quando invece questa parodia di sè stesso è andato dritto a sedersi tra i giudici per dire la sua su quei concorrenti che avrebbero rappato invece di cantare.

Purtroppo Alfonso Signorini non è intervenuto per salvarci e il ragazzo ha anche avuto modo di esprimersi, non in italiano naturalmente, per commentare il lavoro di ragazzi che in ogni caso a fare il rap erano tutti, senza eccezioni, più dignitosi di lui.

A conti fatti credo che questa sarà la mia ultima puntata di X Factor. E non è un problema moralistico o di snobismo. Però la musica è una cosa seria. E c’è più musica nel silenzio di quel bagno dove Baker venne sorpreso a iniettarsi eroina (di cui racconta Sensi) che in 10 anni di questo programma. Non ne vale proprio più la pena.


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