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La bellezza uccisa dai discorsi e dalle regole

di Lorenzo Maria Alvaro

 

Suor Rita Giarretta, la fondatrice della Comunità Rut di Caserta che da 18 anni si occupa di salvare e recuperare le vittime dello sfruttamento della prostituzione, in una recente intervista (qui) mi diceva: «Bisogna osare la speranza. Perché la speranza va praticata. E testimoniata. Non pensavamo, arrivando dal nord, che questi territori fossero così piegati, così in ginocchio. “Osare” vuol dire continuare nel quotidiano a vivere la speranza. Stare dentro al territorio giorno per giorno e amare la gente. Cercando insieme di tirare fuori il meglio. Non servono i grandi discorsi. Si rischia il disinteresse e la rassegnazione».

Questa sera guardando Il Festival di Sanremo ho pensato a queste sue parole. E ho pensato anche che lo stesso vale per la bellezza.

Fabio Fazio, noto per essere geneticamente in contrasto con tutto ciò che è bello, ha deciso che era più facile presentarci una kermesse di rara noia e bruttezza e flagellarci con monologhi, citazioni, testimonianze (tutte di dubbio valore) che riguardassero la bellezza, piuttosto che provare a proporci un Festival dignitoso. Sono scelte.

Mentre scrivo ha appena finito di parlare il Commissario Montalbano che ci ha edotto su Peppino Impastato e la lotta alla mafia. Al di là di cosa possa pensare in questo momento Impastato, è successo proprio quello che Suor Rita paventava:  disinteresse e rassegnazione.

Ma forse la cosa più incredibile è stata l’esclusione di Riccardo Sinigallia (una delle più belle canzoni in gara che per ironia della sorte si chiama “Prima di andare via”).

È stato estromesso dalla competizione perché l’estate scorsa aveva già proposto in pubblico il brano con cui era in gara. Ma il mitico Fazio, non riuscendo a trattenere il suo buonismo melenso, ha voluto sottolineare che il cantante «lo ha fatto senza sapere che era vietato. Per giunta per una raccolta fondi di una onlus, quindi non a scopro di lucro». Pensa che bravo ragazzo questo Sinigallia. Ma si sa le regole sono regole.

Insomma, dopo le tirate della Littizzetto, tra le tante, sull’assenza di ragazzi down nelle pubblicità (qualcuno di voi ha notato ragazzi disabili nelle pubblicità della Coop?), dopo le sviolinate faziane inneggianti la bellezza su ogni personaggio internazionale presentato, dopo il Peppino Impastato di Zingaretti, l’amore e la fratellanza visti dallo spazio da Parmitano e gli stopposi elenchi in duo con Lucianina (naturalmente ancora sulla bellezza), Sinigallia deve essere cacciato perché una sera d’estate ha regalato un po’ della sua musica per aiutare un’associazione. Magari a qualcuno come Suor Rita o come Impastato.

Ma lo sappiamo, questi signori sono i campioni della legalità, dell’antimafia e della bellezza a parole. Quella che genera disinteresse e tanta rassegnazione.

 


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