Media, Arte, Cultura

Dei poeti che ascoltano Vasco

di Lorenzo Maria Alvaro

Un amico mi ha segnalato l’articolo uscito su Avvenire il 27 marzo “Vasco canta il nulla e (forse) l’antidoto” a firma di Davide Rondoni. Chiarisco subito, scusandomi, di non aver mai letto nulla dell’autore e di non conoscerne dunque la produzione letteraria. Ho pensato a lungo se fosse il caso di scrivere quello che penso e anche come scriverlo. Ho deciso che non risponderò frase per frase, alle tante, troppe, affermazioni con cui non sono d’accordo.

Mi limiterò a dire che mi nausea l’abusata etichetta di “Rocker di Zocca” con cui ci si riferisce a Rossi identificandolo con qualcosa che non rappresenta e non rappresenterà mai: il rock. E che è avvilente leggere fra le righe che Rossi sarebbe una sorta di erede spirituale di giganti come Leopardi e Montale. Uno che scrive «quando cammino su queste dannate nuvole, vedo le cose che sfuggono dalla mia mente, niente dura niente, niente dura e questo lo sai, però non ti ci abitui mai».

Ma c’è una frase di Rondoni che è veramente irricevibile: quando dice che Rossi è «una delle poche voci veramente originali di una scena musicale italiana troppo debitrice a usi stranieri o a mode passeggere».

Il movente di questa critica al mondo musicale “altro” rispetto al “Rocker di Zocca” sta nei temi trattati da Rossi. In sintesi secondo Rondoni «oggi è ripetuta dai cantanti di successo e dalle radio e dai video ovunque» la teoria secondo cui «tutto è niente, ovvero non c’è un valore reale, sostanziale delle cose, delle situazioni, dipende tutto dal punto di vista». «Ma», sottolinea Rondoni, «come canta Vasco con una serietà maggiore rispetto a certi benpensanti, c’è qualcosa dentro il nostro essere, nel fondo della nostra stessa natura umana che non si allinea a questo modo di pensare».

Rondoni però non tiene conto che in realtà questa convinzione generalizzata, ammesso che sia veramente così, ha visto, negli ultimi 20 anni, proprio Vasco Rossi come alfiere e porta bandiera. Dunque forse sarebbe da chiarire che se la musica italiana è mediocre (ammesso che lo sia) e se certe cose vengono ripetute dai cantanti di successo è perché per vendere, da tanti anni, bisogna assomigliare a Vasco Rossi. Allinearsi al mercato. Il virus è proprio quello che Rondoni certifica come “antidoto”.

Ma procedere sarebbe inutile. La contraddizione che annega il ragionamento infatti è già nel cuore dell’articolo. Perché la verità (mi scuseranno i fan di Vasco) è che i testi e le canzoni di Rossi sono banali. Come può essere banale un discorso ripetuto all’infinito (ma non aveva già scritto “Un senso” ?) e scopiazzato (Leopardi e Montale appunto avevano già scritto e detto tutto). Infatti l’articolo spiega, «ci abita questa profonda contraddizione. Che un tempo era messa a fuoco solo dai grandi poeti e artisti (si pensi a Leopardi, per il quale l’uomo è «quasi nulla»). Che oggi è ripetuta dai cantanti di successo». Ma che le idee rivoluzionarie e geniali col tempo diventino patrimonio di tutti è normale. Infatti a mio avviso Vasco non fa che ripetere qualcosa che ormai tutti diamo per scontato e riconosciamo vero. Ecco perchè si dice sempre che «sa parlare al cuore della gente». Il segreto delle vendite di Rossi è tutto lì. Non c’è dolo. Non c’è peccato. Ma non c’è neanche quello che dovrebbe essere il cuore dell’arte, darci spunti, punti di vista nuovi, aprirci possibilità nuove. Leopardi e Montale sono dei trampolini, certi e sicuri. Ma adesso serve il colpo di reni. Bisogna andare oltre.

Detto tutto questo quel che più mi brucia è il trattamento riservato alla musica italiana. Ora, secondo Rondoni, in ambito rock, nessuno riesce a comunicare come Vasco in tema di “senso”, “vita” e “trascendenza”. E allora proviamo a vedere se è vero.

Forma e sostanza

https://www.youtube.com/watch?v=HZyM6Ygbagk

Leggendo l’articolo verrebbe da dire «comodo ma come dire poca soddisfazione» citando i CSI (ex Cccp e poi Pgr). Scrivere bene di Vasco Rossi oggi e come giocare ad un roulette con un colore solo. Incasso assicurato. Il fatto è che c’è chi «non vuole comprare ed essere comprato». Se Rondoni vuole conoscere la trascendenza è il caso che si compri l’intera discografia e bibliografia di Giovanni Lindo Ferretti. Ma basterebbe anche solo leggerne la vita e le scelte artistiche.

Ogni singolo giorno

Se invece preferisce ascoltare qualcosa live, allora può consultare il sito dei Casino Royale e segnarsi la prima data utile. Rondoni dovrebbe sapere che «la mia generazione non sa cosa fare, se ne vuole andare. Soffre Sfugge via. Soffre della stessa malattia. Apatia. Vuole andare via, vuole buttarsi via. Giorni persi in pace, pace e così sia». Gente che «cerca le risposte in qualche cosa di diverso. Sale in alto in alto in cima guarda l’universo. Sono osservatori dell’astronomia. Cercano una galassia, la propria autonomia». e lo fanno “Ogni singolo giorno”. Perché le cose sono cambiate, sia dai tempi di Leopardi e Montale, ma forse anche da quelli di Rondoni.

Desolato

Oltre a chi pensa «niente dura niente, dura e questo lo sai. Però tu non ti arrenderai. Chissà perché» c’è anche chi invece riesce a dire: «desolato, se la vita a me piace ancora tanto», come ha fatto Enzo Jannacci nell’ultima canzone prima di lasciarci in featuring con J-Ax

Quello che non c’è

In alternativa gli Afterhours stanno portando in giro il tour di una nuova versione del vecchio “Hai paura del buio?”. Può capitare che cantino anche la canzone (di un altro album) di quel «bambino con la sua pistola». Quella in cui «io maledico il modo in cui sono fatto. Il mio modo di morire sano e salvo dove m’attacco. Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia. Quello che non c’è». Più o meno lo stesso concetto di Vasco, ma in forma, qui si, poetica e soprattutto rock.

Il genio

So che mi attirerò molte ire. Ma la verità è che io trovo che le canzoni di Vasco Rossi siano false. Nel senso che sono scritte ad arte per diventare singoli e vendere copie. Ma «tanto c’è che la falsità è solo l’altrui verità che vorrei prendere a calci in faccia», per dirla coi Marlene Kuntz.

L’amore ai tempi del precario

Al di là di quello che si può pensare dello Zocca Rocker possiamo comunque affermare con sicurezza che limitare il proprio orizzonte musicale al suo repertorio sia quantomeno limitante. «Amore mio lo sai che il mondo è piccolo se piccolo lo vuoi», cantano gli Io?Drama in una canzone sul precariato (giusto perché l’arte dovrebbe anche, ogni tanto, ricordarci dove viviamo e cosa abbiamo intorno)

Ossitocina Se invece il problema è il nichilismo bisogna sapere che oggi inizia presto. Non farà piacere a Rondoni ma a diciotto anni i The Hooks in Ossitocina spiegano che «non ci sono cose certe ma solo certe cose» anche se ammettono «io ne ho solo diciotto e non ho molte cose da dire».

Insomma secondo me di gente in giro che dice cose interessanti ce n’è tanta. Mi sono fermato solo per questioni di spazio. Forse il vero problema è un altro: i poeti che ascoltano Vasco Rossi.


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