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“E improvvisamente” Giua

di Lorenzo Maria Alvaro

Non sono mai stato un appassionato di voci femminili. Un pregiudizio che probabilmente viene da lontano, dai Guano Apes e quella Sandra Nasic, che proprio non mi andava giù. Naturalmente, come per ogni regola, ci sono le eccezioni. Maria Pierantoni Giua è l’eccezione. (Qui sotto in anteprima Giua vi regala “Tutto può accadere”, un pezzo inedito che sarà nel disco)

Ed è un’eccezione strana, perché rappresenta un mondo musicale molto lontano da me. Da quella Milano, grigia, triste e acida di cui sono figlio, fisicamente e nei gusti musicali.

Giua è acqua salata, sole, caruggi e basilico. O almeno è questo per me. Mi ricorda Eugenio Montale e quegli Ossi di seppia di cui sono stato per anni dipendente. Mi ricorda i “cocci aguzzi di bottiglia”, quelli veri sui muri della chiesa di Loano, le mie estati, mia mamma che fa il pesto in cucina mentre disegno sul pavimento, il frinire delle cicale nella pineta durante il solleone pomeridiano.  Chitarra classica e voce. Come quando mi capitò di sentirla in un “concerto” familiare nel salotto di casa sua a Rapallo. Chitarra classica, mix tra cantautorato ligure e sonorità sudamericane, e quella voce, cristallina e potente.

Ci aveva lasciati con “TrE” (il secondo album, dopo l’esordio “Giua”) in tandem con Armando Corsi e la ritroviamo “improvvisamente” su Musicraiser. Sì perché dopo due dischi Giua si è data al crowdfunding. Il suo terzo lavoro sarà prodotto grazie alle donazioni dei fan. Il budget è di 10mila euro, ma l’aspirazione è riuscire ad andare oltre per riuscire a pagare interamente il lavoro. Le abbiamo chiesto il perché di una scelta così rischiosa e tante altre cose.

 

Perché dopo due album “canonici” hai deciso di buttarti nel crowdfunding? In realtà il mio secondo album, TrE, quello composto e realizzato con Armando Corsi, è stato già frutto di una produzione poco canonica: sia io sia Armando abbiamo investito di tasca nostra avvalendoci inoltre di alcuni sponsor e partner pubblici e privati. Questo sempre per poter avere la massima libertà di composizione e di direzione artistica. Credo che sia una scelta che premi nel tempo, ed Egea music, che ha preso in distribuzione il nostro lavoro, è rimasta entusiasta. Per questo ho deciso di utilizzare il crowdfunding per il mio nuovo album, e improvvisamente, per continuare su questa strada intrapresa che mi ha dato soddisfazione e per condividere fin dal principio con amici e fan la realizzazione del disco

Stai per diventare mamma, è qualcosa che influisce sulla musica? Ho scoperto di diventare mamma a lavori iniziati, e questa bellissima sorpresa ha modificato nettamente l’andamento di alcuni rapporti lavorativi e produttivi, e alcune scelte che stavo compiendo. Mi ha permesso di precisare maggiormente i miei desideri, di capire come e con chi volevo andare avanti e – anche se mi son trovata ad affrontare ostacoli dettati dal fatto che essere incinta non viene da tutti recepita come una buona notizia – mi ha dato la bussola per orientarmi meglio e perdere meno tempo. Quello che sto vivendo sta rappresentando per me un’occasione bellissima e fruttuosa che mi fa guardare alla vita e ai cambiamenti verso cui sono sempre andata fiduciosa con nuovi pensieri e nuove energie. Registrare il disco in questi mesi, sentendo crescere una vita dentro di me aldilà di me, mi fa guardare al mio lavoro con un rispetto e una gioia diversa e mi fa venir voglia di fare ancora meglio e con ancora più idee quello che già sto facendo

Cosa troveremo di diverso in “E improvvisamente”? Racconterà la dimensione del presente con il prima e il dopo ben ancorati, anche se non necessariamente chiari. Mi spiego meglio: in una mia canzone, Gru di palude, la seconda strofa dice “ho la stanchezza di un risveglio profondo, del riposo incompiuto di un mese, dell’inizio e della fine senza niente in mezzo, la stanchezza della sete”. Ecco, è come se questo disco unisse finalmente nel presente l’inizio e la fine, aprendolo totalmente all’accadere. È un disco in movimento sia per le sonorità verso cui tenderà – il Mediterraneo in rotta verso il Nord America – sia per le parole e i temi che metterà insieme: a fianco ad alcune canzoni d’amore troverete canzoni che meditano sul restare o meno in Italia, sul come mantenere o concludere rapporti nell’era dei social network, su come vivere “il lontano” e “il diverso” senza avere paura. Non sono risposte o conclusioni le mie, ma proposte, porte, mezzi di trasporto.

Nel raccogliere fondi necessariamente il tuo rapporto con i fan sarà molto più stretto. Ma non è necessariamente una bella cosa. Ci hai pensato? No, non ci ho pensato, perché sto vivendo questa avventura con grande slancio. Certo, come in tutti i rapporti c’è bisogno di una mediazione, e quello con i fan – che considero semplicemente persone che amano per loro ragioni cose che faccio io –  non avrà regole diverse, pur passando attraverso modalità di incontro differenti, per esempio quelle offerte  dai social. L’utilizzo di facebook, twitter, instangram ecc., non è mai stato il mio forte, forse anche perché ho sempre preferito, e continuo a preferire, altre forme di rapporto; ma per curiosità e anche per la possibilità che offrono (quella di arrivare a tante persone in poco tempo), ho iniziato a cimentarmi in questa nuova forma di comunicazione riuscendo persino a divertirmi e imparando un sacco di cose nuove

 

Prodursi un disco vuol dire molta più libertà nelle scelte. In particolare su cosa sei felice di essere più libera? Sono felice di lavorare alle canzoni senza per forza pensare che “così in radio non ci si va, che il mercato vuole questo o quell’altro, che per far successo ora bisogna dire o fare così, che…”, che non vuole dire non considerare il gradimento del pubblico o non tenere in considerazione come si muove il mercato. Io vivo della mia musica e posso continuare ancora a progettare e fare un disco perché a qualcuno piace quello che faccio. La logica da cui però voglio partire è incentrata sulla proposta: devo sentire vero quello che canto, credere in quello che dico; voglio poter crescere, imparare e sperimentare altrimenti per me fare musica non ha senso

Credi di farcela? Cosa succede se dovessi raccogliere meno del previsto, qual è il piano B? Voglio farcela, e mi sto muovendo proprio per riuscirci! Credo nel mio lavoro e nella condivisione, per cui è un continuo elaborare, modificare e rilanciare la mia proposta, per renderla amabile e sostenibile. Anzi, se avete dei consigli da darmi sono tutta orecchi. Se non arrivassi a raccogliere la cifra che desidero troverò il modo di far convergere altre fonti nel mio progetto, proprio per non perdere il contributo di chi fino ad ora ha creduto e investito nel crowdfunding

 

Non resta che fare una cosa: cliccare qui e sostenere Giua nella sua nuova avventura

 


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