Media, Arte, Cultura

La disfida di Young Signorino e l’epopea dei Paolo Limiti

di Lorenzo Maria Alvaro

«Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rosein finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi». Sono le ultime parole di Luigi Tenco prima di uccidersi all'Hotel Savoy a San Remo nel bel mezzo del Festival del 1967 poco dopo che la sua “Ciao amore ciao” venne scartata. Quel Festival lo vinse Claudio Villa in coppia con Iva Zanicchi con la canzone “Non pensare a me”.

Perché questo tuffo nel passato? In realtà non lo so nemmeno io. O meglio dovrebbe spiegarlo Paolo Vites che, su Ilsussidiario.net, facendo apertamente riferimento a questo spazio (ma senza naturalmente citare questo blog o il sottoscritto), tra le tante cose scrive: «C'è chi ha il coraggio di dire che in Italia siamo ancora fermi a Claudio Villa, dimenticandosi che la canzone italiana da quella di Villa è cambiata talmente che ci fu pure chi si sparò in testa per sottolineare questo». Una lettura curiosa per affermare l'evoluzione della musica italiana: Tenco giaceva all'obitorio mentre Villa vinceva il Festival.

Ma veniamo al punto: Paolo Vites è solo uno dei molti che sta in queste settimane scrivendo di Young Signorino, affermando «Il caso della trap, musica per rinunciare a vivere in nome dei soldi facili e presto e dell'artrosi del cervello. Per qualcuno sono i poeti di oggi, li troveremo alla maturità?».

Potremmo passare un'oretta ad analizzare periodo per periodo questo capolavoro di giornalismo. Ma chi ce lo fa fare? Incassiamo con soddisfazione il fatto che Young Signorino, e la trap tutta, saranno anche una schifezza senza precedenti epperò tutti questi professoroni sono costretti a scriverne.

Parlo al plurale perché non è l'unico caso. Anche su Facebook le incursioni dei difensori della musica di ieri contro la musica di oggi sono numerosi.

Ed è proprio questo il punto: a cercare questo scontro, questa dicotomia o conflittualità tra ieri e oggi sono loro, non i ragazzi. Per Vites & co. «quelli di Young Signorino sono invece i tempi della libertà assoluta, dove ogni trasgressione è stata sdoganata e non c'è più alcun tipo di oppressione, dove gli studenti insultano e menano i professori, ma in compenso c'è tanta solitudine e ignoranza massiccia tra i giovanissimi». Non lo dice però che questi tempi sono figli dei tempi che lui incensa della “rivoluzione del costume”.

E anche l'idea di educazione (musicale e non) è peculiare: «C'è tanta bellezza musicale a cui educare i figli così come nonostante il disagio delle case popolari c'è tanta bellezza a cui dirigere questi ragazzi. Certamente è giusto che i figli si facciano la loro di storia, scelgano quello che vogliono loro: il problema è che non funziona così. Con un sistema di comunicazione (televisione, radio, internet) che passa in modo massiccio Young Signorino, come potrà un giovane farsi una idea di cosa scegliere e scoprire la bellezza eterna e infinita di Yesterday dei Beatles? Lo scontro è ovviamente impari». Insomma caro giovane tu sei libero di scegliere, ma quello che vuole Vites. Devi ascoltare Yesterday, solo ieri appunto. Vites evidentemente non sa cosa succede ogni giorno sul territorio, in quei quartieri popolari di cui parla a vanvera. Forse bisognerebbe raccontarglielo, e fargli scoprire che i giovani Yesterday la conoscono meglio di lui.

Sorvoliamo sulla deriva complottista o su i Sex Pistols che erano, lo sanno tutti, un puro prodotto di marketing (chiedere di Malcolm Mclaren). Dimentichiamoci anche la conclusione da predica domenicale sul fatto che se gang di minorenni stuprano su e giù per l'Italia è colpa di qualche cantante.

Torniamo sul punto educativo: in questa intemerata online Vites cita Young Signorino, Sfera Ebbasta, Nitro, Fedez, Gemitaiz e usa come sininomi rap e trap. Significa una cosa sola: non sa di che parla. È esattamente il senso della risposta della ragazzina alla giornalista de Il Foglio: “a noi piace la merda”. I ragazzini di oggi liquidano questi adulti con una battuta. Li trollano, direbbero loro. Non hanno nulla da condivedere con chi non li prende mai sul serio. Una volta si faceva il dito medio. Oggi sono semplicemente più raffinati. Ma il messaggio è sempre lo stesso: vaffanculo. Lo stesso degli amati Sex Pistols.

Volete parlare di Yesterday con loro? Va benissimo. Ma per farlo dovrete cominciare a prendere sul serio Today.

Altrimenti più che Paolo Vites il rischio è di finire come Paolo Limiti.

P.s. Caparezza fa parte della lista immagino…


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