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Il Libro Nero dell’azzardo: vale il 7,2% del Pil, ma a guadagnarci sono le lobby e le mafie
La terza edizione del report, realizzato da Cgil, Federconsumatori e Fondazione Isscon fornisce un’ampia e dettagliata mappatura per dimostrarci che i 157,4 miliardi di scommesse non hanno arricchito i giocatori, ma hanno rimpinguato le lobby dell’azzardo, le mafie e, solo in misura minore, hanno fatto parte dell’erario dello Stato (circa 11 miliardi di euro)

Nell’attesa dei dati ufficiali, abbiamo aggiornamenti importati in merito al fenomeno dell’azzardo in Italia grazie al Libro Nero che, numeri alla mano, ci dimostra quanto il gioco d’azzardo tocchi le vite di tutti noi. Anche se non abbiamo mai comprato un gratta e vinci.
Nel 2024 sono stati giocati in azzardo 157,4 miliardi di euro che sono pari al 7,2% del Pil. Basterebbe questo dato. E invece il report, realizzato da Cgil, Federconsumatori e Fondazione Isscon, ci fornisce un’ampia e dettagliata mappatura per dimostrarci che questi 157,4 miliardi non hanno arricchito i giocatori, ma hanno rimpinguato le lobby dell’azzardo, le mafie e, solo in misura minore, hanno fatto parte dell’erario dello Stato (circa 11 miliardi di euro). Inoltre questi 157,4 miliardi ci hanno fatto guadagnare un primato in Europa, mentre la Commissione Nazionale ci dice che l’azzardo è oggi la seconda fonte di introito delle mafie, dopo il narcotraffico.

Questa terza edizione del Libro Nero esce in piena fase di discussione della legge di riordino del settore azzardo ed è stata realizzata non senza difficoltà, come si legge nell’introduzione del report: «Agli ostacoli causati da norme sbagliate che vietano la diffusione dei dati territoriali della parte maggiore del gioco fisico, si è aggiunto il comportamento di Adm (Agenzia delle dogane e deu monopoli), che progressivamente e in modo ingiustificato ha ampliato le aree di censura, estese quest’anno ai dati dell’online dei piccoli centri e ad alcuni giochi fisici, non compresi nel divieto. A ciò si aggiunge l’uso estremo dei tempi di risposta all’accesso civico da noi avanzato, la costante definizione dei dati come provvisori e parziali, le importanti difformità rispetto a dati diffusi dalla stessa Adm e la scarsa cura nella definizione di alcuni elementi territoriali. Su tutto si registra il superamento del fondamentale Libro Blu che riguardava il complesso dell’attività dell’Agenzia dogane e monopoli, la cui ultima edizione risale ormai al 2023 con i dati del 2022… ».


E così oggi gli unici a fornire dati con regolarità sono i grandi player del settore, tramite siti web collaterali, mascherati da portali di “pubblica utilità”, mentre neppure l’Istat ha una copertura informativa in materia. Anche perché le statistiche comparative internazionali, da fonti ufficiali, sono ormai datate, «come se dalla pandemia in poi fosse stato intrapreso un percorso di “oscuramento informativo” del fenomeno anche a livello globale».
Siamo tutti in gioco
I numeri del Libro Nero dimostrano in modo incontrovertibile che nell’azzardo ci siamo dentro tutti. Siamo davvero tutti in gioco, perché tutti ne siamo toccati e dunque siamo chiamati a comprendere il fenomeno per non farci travolgere. Dentro l’azzardo infatti ci sono i nostri stipendi, c’è la salute pubblica, ci sono i giovani a rischio di dipendenza. Mentre lo Stato non vuole rinunciare al gettito fiscale derivate dai giochi e che si aggira intorno agli 11 miliardi l’anno, l’industria dell’azzardo con la pubblicità e la gestione della filiera ha realizzato una grandiosa opera di normalizzazione che ha introdotto l’azzardo nella nostra vita quotidiana.
Intanto la legge di bilancio 2025 ha abolito l’Osservatorio nazionale per il contrasto all’azzardo patologico, ha cancellato il fondo per la dipendenza da azzardo (inizialmente di 50 milioni di euro, poi ridotto a 44 milioni) e ha istituito un unico fondo per le dipendenze da 94 milioni, di cui solo il 30% da destinare all’azzardo patologico. È stata inoltre resa strutturale la quarta estrazione settimanale del lotto, introdotta per la ricostruzione della Romagna dopo l’alluvione. «Sono tanti i fattori che portano all’idea illusoria che una vincita possa risolvere, in un colpo solo, i problemi economici. Tra questi la crescita della pubblicizzazione dell’azzardo, anche attraverso strumentali inviti al gioco responsabile che altro non sono che l’aggiramento dei residui divieti».
Quanto ci costa l’azzardo
La cifra incredibile dei 157,4 miliardi di euro di raccolta nel 2024, pari al 7,2% del Pil, è, tanto per intenderci, superiore di 20 miliardi alla spesa sanitaria complessiva per il nostro Paese. Sul 2023 la crescita è stata del 6,6%, sul 2019 del 42,5%. Questi numeri significano che la raccolta pro capite per ogni cittadino maggiorenne, ha raggiunto i 3.137 euro. Quindi tutti noi che abbiamo compiuto 18 anni, ogni anno, perdiamo 3.137 euro, anche se non abbiamo mai fatto una scommessa o inserito una moneta in una slot machine. Il Libro Nero ci dice anche che le perdite complessive corrispondono al reddito medio netto di 1.150.000 lavoratori a tempo pieno e che la perdita economica complessiva che abbiamo avuto nel 2024 a causa dell’azzardo è di 23 miliardi di euro.

Di questi 157,4 miliardi, 65,3 derivano dal gioco fisico: valore di fatto invariato con una lievissima contrazione, rispetto al 2023 e ancora al di sotto dai valori pre-pandemia che era oltre 74 miliardi di euro raccolti nel 2019. Invece 92,1 miliardi sono il dato del gioco online che è in continua e inarrestabile crescita dal 2020. Nello specifico è aumentato di 10 miliardi nel 2024, registrando un +12,2%, soprattuto nel Centro-Sud, dove la criminalità organizzata usa l’azzardo online per il riciclaggio di denaro sporco. I conti attivi online hanno ormai superato i 20 milioni, e dunque sono prossimi ad 1 ogni 2 cittadini nella fascia 18-74 anni. Ovviamente un singolo giocatore può avere più conti gioco, tuttavia si stimano ben 4,5 milioni di giocatori online attivi nel 2024, in crescita quasi del 10%. I giochi online più popolari sono i giochi di carte, i casinò online, le scommesse sportive e il Betting Exchange.
Massimo Masetti, referente per il gioco d’azzardo di Avviso Pubblico che ha partecipato alla presentazione del Libro Blu e ne ha studiato i dati, ci aiuta a farci un’idea del fenomeno, usando come «termine di paragone la somma dei bilanci dei Comuni per l’erogazione di servizi che arriva a 77 miliardi, quindi meno della metà di quello che viene speso in azzardo ogni anno in Italia». D’altronde è un trend in continua crescita che ben si comprende se si analizza l’evoluzione dell’azzardo nell’ultimo ventennio 2004-2024: «Vediamo che la spesa in azzardo è aumentata di più del 650%, mentre i il prelievo dell’erario è aumentato molto meno, ossia del 54%»
Primi in Europa
Gli italiani sono i primi giocatori in Europa. Nessun primato olimpico, piuttosto un podio paradossale. Siamo far i Paesi europei con il potere d’acquisto dei redditi da lavoro e pensione più basso e con la maggiore perdita complessiva nell’azzardo.
Come si legge nel report: «Sono tanti i fattori che portano all’idea illusoria che una vincita possa risolvere, in un colpo solo, i propri problemi economici; tra questi la crescita della pubblicizzazione dell’azzardo, anche attraverso strumentali inviti al gioco responsabile, che altro non sono che l’aggiramento dei residui divieti».

La mappa dell’azzardo in Italia
Il Libro Nero analizza giocate e volumi dell’azzardo online per Regioni, Province e capoluoghi. Ne emerge che Campania e Sicilia occupano i primissimi posti del ranking nazionale, mentre fra le province al primo posto Isernia, seguita da Siracusa, Messina e Palermo, poi Salerno, Napoli e Caserta. Quindi Reggio Calabria, Taranto e Teramo. Spicca il dato di Isernia, il più piccolo capoluogo d’Italia e il primo per giocate pro capite nel solo online: nel 2022 registrava 2.686 euro a testa, saliti a 4.143 nel 2023, diventati 6.853 euro nella fascia 18-74 anni. Più 155% in due anni! Si ritiene che il territorio, pur non avendo realtà criminali autoctone, offra un terreno fertile per l’espansione delle mafie provenienti da regioni limitrofe come Puglia, Campania e Lazio, oltre ad essere un nascondiglio sicuro per i criminali in fuga.

«Ci sono profonde differenze tra aree del Paese, tra province e comuni, a volte contigui», si legge nel Libro nero: «Differenze che nel caso dei dati delle slot, purtroppo indisponibili nel dettaglio, attengono anche le dimensioni della rete fisica, ma che nel caso dell’online corrispondono pericolosamente alla mappa dei fenomeni di illegalità».
Una novità di questa terza edizione è la sintesi delle prime 10 città italiane, dove ai dati dell’online si aggiungono le stime del gioco fisico e si scopre così che Roma ha una media pro capite, dell’azzardo complessivo, di 3.558 euro, Milano di 3.377, Napoli di 4.546, Torino di 2.949, Genova di 2.654 euro, Palermo di 4.548, Firenze di 2.760. Bologna supera i 3.000, Bari sfiora i 4.000, mentre Catania ha il record con 4.803 euro pro capite, due terzi dei quali raccolti nell’online, come a Palermo.

Cosa fare?
Oltre all’analisi, il Libro Blu offre proposte di soluzioni concrete che Massimo Masetti ben riassume, ponendo anzitutto l’attenzione sulla necessità «di una riduzione dell’offerta che invece continua scientificamente ad aumentare. Siamo arrivati a situazioni in cui ci sono più di 4.200 tipologie differenti di scommesse! Abbiamo ormai sdoganato il tema azzardo, l’abbiamo fatto diventare parte della nostra quotidianità e non siamo più in grado di comunicare che, insito nell’azzardo, c’è un elevato grado di pericolosità che è il rischio di cadere nella patologia, peraltro riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale. Ridurre l’offerta significa di fatto ridurre la domanda. Chiaro ed evidente che bisogna farlo con una volontà politica che porti ad una diminuzione delle entrate dell’erario, inoltre ci vuole il polso fermo nei confronti dei concessionari. Oggi invece abbiamo un player che è l’Agenzia delle Dogane dei Monopoli che dovrebbe essere l’arbitro di tutta questa partita, ma che in ha indossato la maglia di una delle squadre in modo ormai palese, per esempio rendendo difficile avere i dati».
E poi serve «ridurre la massima puntata e il tempo di gioco consecutivo, mentre va aumentato il tempo tra una giocata e l’altra, depennando dalla lista dei giochi leciti quelli che sappiamo essere più pericolosi dal punto di vista dell’addiction o delle infiltrazioni mafiose». Quindi serve una normativa chiara, abbandonando «questa sorta di vulgata in cui l’azzardo è un’opportunità. Al contrario, l’azzardo è un pericolo. Ognuno poi sceglie se giocare o meno, ma consapevole del fatto che tutti i giochi sono costruiti per far vincere non chi gioca, ma il banco. Cosa che succede anche in quelle che definisco le nuove frontiere dell’azzardo o lo pseudo-azzardo, vale a dire il trading online e il gaming»
Nel report si chiede anche di: ripristinare al più presto la possibilità di diffondere i dati disaggregati a livello comunale; dare una reale dimensione quantitativa dell’occupazione (diretta e indiretta) creata dal settore dell’azzardo e dell’impatto effettivo che verrebbe generato – sui quei posti di lavoro – da una regolamentazione seria; ripensare il meccanismo di riconoscimento e di tracciabilità dei giocatori online.
Foto: Unplash
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