Cooperazione & Relazioni internazionali

A Debate con i movimenti spagnoli. E in Italia come ci si muove?

di Emanuela Borzacchiello

Da venerdì e per altre cinque “puntate”, questo blog diventerà uno spazio di confronto con alcuni protagonisti dei movimenti spagnoli. Movimenti nati “intorno” o “da” quello che in Italia è conosciuto come il movimento degli indignati, che – dal 15 maggio del 2011 ad oggi – hanno avuto la capacità di creare una costellazione plurale di gruppi, ciascuna in grado di focalizzarsi e lavorare su temi specifici, in modo da non disperdere energie ed elaborare proposte di cambiamento.

Prima di partire, ci sono delle istuzioni per l’uso e una premessa da esplicitare.

Parto dalla premessa. L’idea di incontrare alcuni protagonisti dei movimenti spagnoli nasce da un esigenza personale. Mettere a fuoco come ci si muove e si partecipa quando si costruiscono movimenti capaci di problematizzare a fondo strutture di potere, far emergere le contradizzioni di questi processi, passare le parole chiave e le ragioni di chi decide di occupare lo spazio pubblico. Non a caso uno dei temi che più hanno caratterizzato e nominato questi due anni di movimenti spagnoli è stato: Toma la plaza. Prendi la piazza. Riprenditi lo spazio pubblico, ma cercando di riempirlo di contenuti, di proposte costruite a partire da esigenze concrete: il pignoramento della casa, la perdita della copertura sanitaria, l’impossibilità di pagarsi il diritto all’istruzione. Toma la plaza, ma con modalità includenti e trasversali, a cui non serve la figura paternalistica di un unico leader, ma dove progetti e riforme sono discussi costantemente seguendo persorsi che dall’assemblea plenaria passano alle reti, che giorno dopo giorno vengono costruite quartiere per quartiere. Ed  così che la famosa foto dell’accampata di Plaza del Sol del 15 maggio 2011, oggi non potremmo più scattarla. Non perchè la gente non sia in piazza, al contrario. Perchè quella gente si è diramata in tutta la città, lavorando in piccoli gruppi includenti e propositivi, in costante connessione tra loro. La domanda che lascio in sottofondo è quella del titolo: ascoltando le voci spagnole, in Italia come ci si muove? come si abita la nostra piazza?

Continuo con le istruzioni per l’uso. Il format scelto non è l’intervista, ma il Debate: dibattito. L’obiettivo non è fare domande ed avere risposte, ma creare un territorio di scrittura aperto, da coltivare con scambi reciproci, su cui giocare facendo costantemente rimbalzare la palla tra mondi differenti. Il dialogo inizia a due voci, ma attraverso i vostri commenti, mail, post in twitter (@emanuelabor; @VITAnonprofit), la nostra conversazione cercherà di includere le vostre proposte, inquietudini, domande, riflessioni. Durante la settimana avremmo il tempo di raccogliere il tutto e riunirlo in un unico post, “appicicandolo” alla fine del Debate iniziato il venerdì precedente. Un territorio di scrittura aperto per creare di volta in volta una lavagna dove riunire i nostri appuntiriflessioni. Le modalità potranno cambiare, a seconda anche delle vostre proproste.

Ogni venerdì ci confronteremo con una voce e un tema specifico. Questa settimana Marta Perez, antropologa sociale e militante in Yo Si Sanidad Universal, e il tema della sanità.

Laddove sarà possibile, non saranno tradotti termini facilmente comprensibili anche in italiano, cercando così di riportarvi l’immediatezza del Debate. Useremo alcuni simboli non convenzionali perchè crediamo che il linguaggio debba essere inclusivo rispettando le differenze, ad es.: x o @ invece di ripetere ie glile. Sarà immancabile una nota bibliografica alla fine. Ad ogni protagonista del dibattito abbiamo chiesto di segnalarci le sue pubblicazioni e dei testi di riferimenti sul tema trattato.

Aspettando Venerdì, vi lascio con il link di un video di Miriam Makeba, che oggi avrebbe compiuto 81 anni. Ci ha insegnato a muoverci tra l’adrenalina della lotta e il silenzio della resistenza, senza mai perdere un senso necessario di accoglienza.

http://www.youtube.com/watch?v=6mXRgSc1q1w

 


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