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Dalla Svezia a Genova: «In Italia ho ritrovato la serenità»

di Serena Carta

Il protagonista di questa storia si chiama Francesco Cricchio e vive a Genova, la città in cui ha deciso di tornare dopo aver studiato e lavorato in Svezia per 6 anni. Mi ha raccontato che il mare è la sua passione, senza vederlo non può vivere. Mi ha anche detto, Francesco, che a un certo punto della sua vita è nata in lui l’esigenza di fare qualcosa per sé e per gli altri ragazzi di Genova: «Volevo creare uno spazio che facilitasse le nuove generazioni e i giovani freschi di laurea a crescere e a realizzarsi come persone».

Insieme a una decina di altri giovani professionisti esperti in svariati campi – dalla comunicazione alla grafica alla fisica… – Francesco ha così fondato il primo Talent Garden ligure (dopo quelli di Bergamo, Brescia, Milano, Padova, Pisa e Torino) – anche chiamato “passion working space” – incubatore per eccellenza di creatività tecnologica e laboratorio in cui incontrare e lavorare con persone con cui si condividono interessi, visioni e passioni. Il TAG genovese aprirà le sue porte a ottobre ma sarà lanciato a fine settembre dallo Startup Weekend, appuntamento imperdibile per gli appassionati di startup.

Tornato in Italia nel 2011 – «mi mancava Genova, in Svezia non mi sentivo a casa» – Francesco non ha trovato subito lavoro. «Al mio rientro ho avuto difficoltà a trovare un lavoro corrispondente alle mie competenze; così ho inviato il mio curriculum anche all’estero e sono ripartito per alcuni mesi in Irlanda. Ma non mi sono dato per vinto e ho continuato a cercare in Italia. Alla fine ho trovato il lavoro che volevo e sono potuto rientrare a Genova».

Genova, città che lo ha riaccolto con grande affetto e che lui, dopo due anni di lavoro in un’azienda di consulenza, ha voluto a suo modo ringraziare provando a mettersi in proprio e impegnandosi direttamente per il territorio. «Con l’idea di fondare un TAG, ho iniziato a partecipare agli eventi organizzati dal TAG di Milano legati al mondo del digitale, della tecnologia e delle startup. Ho conosciuto altre persone con cui condividevo lo stesso sogno e a gennaio abbiamo iniziato a lavorare al progetto». Una proposta che ha trovato il pieno sostegno del Comune: «In generale, Genova è una città restia al cambiamento; eppure se provi a stimolarla e riesci nel tuo intento, si dimostra fertile ed esplosiva. Nel mio caso istituzioni pubbliche ed aziende private hanno reagito positivamente all’idea del TAG. Il fatto stesso che la sede sorgerà all’interno del nuovo parco scientifico e tecnologico di Erzelli dimostra che la città è molto interessata a supportare questo genere di attività».

Quando si è trattato di tornare in Italia, Francesco sapeva che non avrebbe trovato la perfetta condizione lavorativa: «Ciò nonostante, ero consapevole di potermi creare una mia personale realtà professionale unendo quello che avevo imparato in Svezia – e cioè il rigore e la concretezza nel modo di lavorare, così come la semplicità delle relazioni interpersonali che mettono tutti sullo stesso piano – alla creatività e l’elasticità mentale tipica della cultura italiana. Questa unione è stata per me la soluzione vincente. E quando sono tornato a casa, ho ritrovato la serenità».

«Non ho mai provato il desiderio di non mettere mai più piede in Italia, perché sono sempre stato molto legato alle mie origini. E’ ovvio che se in Italia non ci fossero state le possibilità, allora sarei stato costretto ad andarmene… Però mi sono anche detto che stava a me entrare in contatto con le persone giuste».

Essere determinati a realizzare il proprio sogno, avere una bella dose di pazienza e andare in cerca di chi condivide con noi le stesse passioni. Questa dunque la “ricetta” di Francesco per chi vorrebbe tornare in patria (e magari vuole lanciare una propria attività imprenditoriale). «Bisogna partire con una forte motivazione, non fermarsi di fronte agli stereotipi, frequentare ambienti vicini alla propria disciplina e che siano all’avanguardia. Tutto questo aiuta a concepire idee innovative e a pensare a nuovi progetti. E’ fondamentale mettersi in contatto con le persone, costruirsi e coltivare un network, cercare eventi su internet – non solo a livello locale ma anche nazionale. Bisogna imparare a essere pazienti: rispetto all’estero è richiesto uno sforzo in più, ma l’Italia è un paese con un ricchissimo capitale umano e pieno di persone intelligenti che si realizzano grazie alle proprie capacità. E’ inoltre essenziale essere positivi: quando si è fuori dall’Italia si tendono a vedere solo i lati negativi, che passano anche e soprattutto attraverso i media, perdendo la consapevolezza che chi ci crede davvero e ha la giusta motivazione prima o poi riesce a trovare la propria strada. Non penso che tutti siano interessati a tornare; ma a coloro che sentono forte il legame con l’Italia e vorrebbero prima o poi rientrare, allora consiglio di iniziare a rimboccarsi le maniche e crearsi le giuste condizioni per il rimpatrio. Concludo con un ultimo suggerimento: approfondite, non fermatevi alla superficie. Abbiate il coraggio di esplorare le realtà e i progetti a cui siete interessati, vale la pena provarci!».

 


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