Education & Scuola

Come mi preparo per il #meetalents

di Serena Carta

Giovedì 19 e venerdì 20 mi trasferisco in terra partenopea per partecipare al MeeTalents, convegno che ha l’ambizione di riunire sotto lo stesso tetto giovani italiani emigrati all’estero per studio o lavoro, giovani rientrati in Italia, esperti del tema “restare/partire”, aziende, istituzioni.

Gli obiettivi della due giorni sono estremamente interessanti, almeno per gli argomenti affrontati in questo blog: 1. analizzare il fenomeno della “fuga dei cervelli” con il supporto di dati aggiornati; 2. fare il punto della situazione sulle politiche di “attrazione dei talenti” messe in campo a livello nazionale (prima tra tutte la legge Controesodo); 3) fare una panoramica delle iniziative nate e realizzate a livello locale per il “rientro dei cervelli” (o quantomeno per la creazione di reti tra chi resta, è tornato, è partito); 4) riflettere su come potenziare tali iniziative e avanzare proposte per rendere attrattiva l’Italia e favorire “la circolazione dei talenti”.

All’interno del programma c’è spazio anche per #cervellidiritorno. Sulle note dell’ambizioso titolo Il nostro tempo è adesso: partire, restare, tornare?, siederò al tavolo accanto a giovani uomini e donne già protagonisti del dibattito sul tema. Ciascuno di loro meriterebbe un post dedicato, ma per il momento mi limito a linkarli qui sotto:

Valentina Barca, Quattrogatti.info, presenterà il video “La fuga dei cervelli in Italia” Sara D’Agati, L’Utopista. Lo cambiamo questo mondo? Valentina Dessì, Io voglio tornare Valentina Maisto, Io voglio restare Carmine Settembre, Tigem, presenterà il video “Faccia da Telethon” Antonio Siragusa, Iotornose Cooperativa sociale “La Paranza” Claudia Cucchiarato, autrice di Vivo altrove Come mi sto preparando a questo evento? Ho deciso che la mia fonte di ispirazione primaria sarà C’è chi dice no, un libro che racconta una storia di incredibile normalità accaduta a Torino. Il tema affrontato può sembrare che centri poco o nulla coi #cervellidiritorno. O forse no.

C’è chi dice no è un romanzo civico, un diario di 7 anni di lotta alla corruzione. È la storia di Raphael Rossi, amministratore pubblico specializzato nella raccolta indifferenziata, che quando lavorava presso l’Amiat di Torino (la municipalizzata che gestisce i rifiuti della città) ha denunciato un tentativo di corruzione nei suoi confronti da parte dell’azienda pubblica. Ma è anche la storia di un movimento cittadino, quello dei Signori Rossi, nato dal bisogno di urlare a squarciagola che essere corretti (e non corrotti) è possibile, che unirsi e manifestarsi nelle strade può essere la chiave del cambiamento.

Questo è un libro importante perché invita la cittadinanza ad appassionarsi alla cultura, alla cultura etica. La sollecita a muoversi, “a ballare e a cantare perché siamo cittadini attivi”, ad avere atteggiamenti propositivi (e non disfattisti), a unirsi in battaglie comuni (e non a isolarsi nei propri singoli disagi). È un libro che promuove l’impegno civico, che a partire dalla vicenda di Raphael (che ha detto no!) rompe il silenzio e affigge alla luce del sole che è dovere dei cittadini proteggere e presidiare l’etica nella società. C’è chi dice no è anche e soprattutto un manuale per il buon amministratore pubblico, anzi E.Ti.Co (E come Efficiente, T come Tecnica, C come Comunicazione), capace di fare del suo comune un comune virtuoso.

Insomma, in questo libro ci sono tutte le parole chiave che mi guidano nella scelta consapevole di vivere in Italia. Io sto con chi nel nostro paese ha detto e dice no: alla corruzione, alle violenze, ai soprusi, ai favoritismi, alle mafie, al sessismo, alla volgarità, all’indifferenza, all’omertà, agli egoismi, all’inciviltà, all’abuso di potere, alle ingiustizie, alle diseguaglianze. Continuate voi. Ed è questo che dirò al MeeTalents: che non c’è più tempo per le lamentele, il cinismo, la rassegnazioni, le giustificazioni. C’è invece spazio (tanto) per entrare in scena e fare la nostra parte.

“Contribuire al miglioramento del sistema è compito delle forze dell’ordine, della magistratura, della pubblica amministrazione, dei giornalisti. Vero, ma è pure compito nostro. Ognuno di noi ha una parte e può scegliere come interpretarla. Possiamo scegliere di cooperare e di costruire ponti che colleghino persone, gruppi e reti di gruppi che condividono i medesimi principi e si impegnano per la stessa missione. Possiamo scegliere di diventare cittadini attivi, imprenditori responsabili, amministratori etici e poi ancora protagonisti di iniziative nelle tante associazioni che mirano a tutelare il nostro paese, da quelle ambientaliste a quelle culturali. Insomma, caro lettore e cittadino, anche a te è chiesto di fare una parte: è ora di entrare in scena!”

Grazie a Stefano, Alberto e Raphael per aver condiviso questa vostra esperienza. Ne farò tesoro.


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