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Il lavoro non c’è? Noi ce lo inventiamo

di Serena Carta

Immaginate un vecchio cinema, progettato secoli fa per essere il granaio di un castello. Sentite il caldo del Salento salire dalla terra. Osservate quel gruppo di giovani seduti in cerchio a disegnare il futuro che vorrebbero, ritagliandolo sul cartone. Siete a Lizzano, in provincia di Taranto, nel periodo in cui si svolge Sferracavalli, festival-laboratorio di innovazione rurale collettiva. Eleonora Masi – lizzanese, “cervello di ritorno” e direttrice artistica dell’evento – mi ha guidato alla scoperta di questa “fabbrica di idee” nata nel 2011 da 6 ragazze e ragazzi emigrati da Lizzano, con il desiderio di creare uno spazio per affermare e far vivere il loro legame con la terra di origine.

Mentre me la descrive, la chiama «la magia con cui lavoro». E io capisco davvero quello a cui si riferisce solo dopo aver guardato questo video. La casa di Sferracavalli (video realizzato per Una storia con il Sud)

https://www.youtube.com/watch?v=RDBCIFMOBHM

Eleonora diventa direttrice artistica di Sferracavalli dopo 5 anni trascorsi a girovagare per l’Italia e il mondo. Da Lizzano – «una realtà in cui non riuscivo a esprimermi, chiusa e provinciale» – si trasferisce a Roma nel 2009 per studiare a La Sapienza. La capitale però non le basta e, cogliendo al balzo l’Erasmus, continua la sua strada verso Nord fino a raggiungere Oslo, un’altra città «piccola e chiusa» eppure così lontana da assumere il fascino dell’esotico. Ma Eleonora non si ferma neanche lì e dopo la laurea triennale si trasferisce in Germania, dove trova un lavoro nel mondo dell’editoria e della comunicazione, uno stipendio e l’indipendenza economica. Dopo qualche mese, inquieta e raminga per natura, scopre di «essere terronissima, la mia personalità non si adatta ai posti che vanno da Milano in su!» e s’incammina verso l’Argentina.

Nel febbraio 2014, all’età di 24 anni, uno zaino pieno di insegnamenti ma anche di dubbi sul suo futuro, Eleonora ritorna a Lizzano. Al suo fianco ha la fortuna di avere una mentore speciale: Francesca Cavallo, una dei fondatori dell’idea di Sferracavalli. Lizzanese anche lei ma trasferitasi a San Francisco, nel 2013 è stata inserita da Riccardo Luna nella top ten degli innovatori italiani dell’anno. È la stessa Francesca a riconoscere nel momento di crisi post-ritorno della nostra Eleonora una miccia da accendere, nominandola direttrice artistica dell’edizione 2014 del Festival. «Causa nomadismo congenito, per mia natura, di rado mi sento serena e soddisfatta nel posto in cui mi trovo, qualunque esso sia. Dalla metropoli alla campagna, vorrei sempre essere altrove. Invece, mai come in questi giorni sono felice di essere DI e A Lizzano!» scrive Eleonora su Facebook 5 mesi dopo l’inizio dell’avventura che la sta rendendo protagonista in quella Lizzano che un tempo le stava così stretta.

Ma che cos’è Sferracavalli?

Un festival glocale, perché nato con lo spirito di voler condividere con la popolazione di Lizzano conoscenze e visioni frutto di esperienze vissute in altri luoghi. La prima edizione (finanziata dalla Regione Puglia grazie alla vittoria del bando Principi Attivi 2010 nell’ambito del programma per le politiche giovanili Bollenti Spiriti) è stata dedicata al teatro come mezzo per riflettere sui percorsi migratori di chi da Lizzano parte – i pugliesi che emigrano per studio e lavora – e di chi arriva – i rumeni, per esempio, che rappresentano la comunità straniera più numerosa della città. Quest’anno Sferracavalli ha assunto nuove vesti, diventando un laboratorio gratuito rivolto ai giovani precari, per aiutarli a scoprire nuove forme di imprenditoria sostenibile. Nella cornice storica e romantica del cinema Massimo, rimasto inattivo per più di trent’anni e riaperto proprio con l’arrivo di Sferracavalli, si alternano fino al 2 agosto lezioni, conferenze e workshop che hanno al centro temi come il lavoro, l’innovazione e la sostenibilità. I partecipanti sono accompagnati nella formazione da professionisti del design e dell’architettura, dell’imprenditoria sociale e culturale. Leggere il calendario degli appuntamenti è un piacere per lo spirito: una pagina da salvare tra i preferiti per non perdere risorse, idee e nomi preziosi che potrebbero prima o poi tornare utili.

L’edizione 2014 di Sferracavalli si è potuta realizzare grazie alla vittoria del bando Laboratori dal basso, un’iniziativa che punta a offrire ai giovani pugliesi un supporto nel fare impresa attraverso laboratori pratici, testimonianze e tutoraggio da parte di protagonisti dell’imprenditoria e dell’innovazione. Ecco quindi la ragione per cui Sferracavalli-2014 può essere considerato un meta-festival: i suoi autori (Eleonora, Francesca e molti altri) hanno ricevuto fondi pubblici per organizzare un percorso di alta formazione su misura e, allo stesso tempo, per provare a rispondere al bisogno di generare impiego nella provincia di Taranto (dove proprio Lizzano si posiziona agli ultimi posti per reddito e dove, anche quando tornano, ragazze e ragazzi rimangono disoccupati). Il Festival è quindi l’occasione per dare alla giovane cittadinanza locale strumenti innovativi per ripensare la propria carriera, ma anche per progettare collettivamente il futuro di Sferracavalli stesso.  Il cinema Massimo è il luogo fisico da cui ripartire: abbandonato per lungo tempo, diventa lo spazio di cui riappropriarsi attraverso un percorso partecipato di allestimento e rinnovamento, affinché la comunità possa tornare ad abitarlo. (Sulla pagina Facebook di Sferracavalli si possono vedere le foto degli allestimenti e dei lavori di ristrutturazione realizzati in questi giorni dai partecipanti.)

Da evento spot a laboratorio permanente

«Corre voce che se vieni a Lizzano ti rubano la macchina. Sarebbe bello se la nomea della città cambiasse e che alle immagini di furti, appalti truccati e spaccio di droga si sostituisse quella dell’hub del fare sostenibile». Oggi Sferracavalli è un evento spot, che dipende dai bandi della Regione. Per questo Eleonora, per 7 mesi di lavoro, non può contare su un vero e proprio salario ma su un rimborso spese. L’esperienza è talmente ricca e soddisfacente, «magica» come l’ha definita, che l’idea di lamentarsi non la sfiora neanche per un secondo. Ma riflettiamo un attimo: se l’intera organizzazione del Festival è basata sul lavoro (quasi del tutto) volontario di decine di giovani che investono tempo ed energie gratuitamente, quanto sarebbe valorizzato ed esponenzialmente efficace il loro lavoro se fosse integrato nel sistema economico lizzanese? Autonomia e sostenibilità è quello a cui non a caso punta il team di Sferracavalli, immaginando che il cinema Massimo possa diventare uno spazio permanente di creazione e formazione di talenti e professionalità locali. Un palcoscenico da popolare con quel capitale umano che non aspetta altro di potersi dare da fare.


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