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“Favorire il successo di chi torna aiuta l’Italia a cambiare in meglio”

di Serena Carta

Terzo appuntamento, quest’anno a Perugia, per il MeeTalents, il forum che promuove l’idea di una “Italia diffusa” e che vuole scavalcare il binomio fuga-non fuga dei cervelli. Vi avevo preso parte lo scorso dicembre a Napoli (per rinfrescarvi la memoria, leggete qui), ma poiché questa edizione la seguirò da lontano, non perdo l’occasione di presentarvela per bene (e crearvi così la curiosità di seguirla in streaming) con un’intervista ad Alessandro Rosina – professore di Demografia e Statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano, presidente dell’associazione ITalents e padre del MeeTalents.

L’intervista parte dalla fine, come nei migliori film di Tarantino. Mettetevi comodi.

Prof. Rosina, da quello che leggo nei suoi scritti vari, emerge una forte criticità verso il modo in cui l’odierna emigrazione viene descritta dai media: cos’è che non funziona nella narrazione? Quale consiglio darebbe ai giornalisti che lo divulgano?

Di abolire il termine “fuga” e quello di “espatriato”. Sono i più usati nel dibattito pubblico e quelli meno adatti a cogliere la novità e le potenzialità che ha la mobilità delle nuove generazioni in questo millennio. I talenti non fuggono, vanno dove possono trovare le migliori condizioni per dare i loro migliori frutti, senza curarsi troppo dei confini. I giovani del nuovo millennio sono antropologicamente predisposti all’apertura ad altre culture, al confronto, allo spostamento di breve e medio periodo per studio, lavoro o semplicemente per fare esperienze di vita. Inoltre non è vero che noi perdiamo più talenti di altri paesi, ne attraiamo di meno. Quindi la questione vera più che la fuga è la circolazione inceppata, il fatto che alla facilità con cui si esce non corrispondano opportunità adeguate per tornare o analoga attrattività verso talenti stranieri. Tutta questa ricchezza e complessità non si trova quasi mai negli articoli di giornale che con il reiterare luoghi comuni non aiutano a capire uno dei processi che maggiormente stanno rivoluzionando il sistema di vincoli e opportunità delle nuove generazioni. Un processo che sfugge alle vecchie categorie di lettura e interpretazione delle dinamiche di espatrio e che non riusciamo a gestire positivamente non solo per la carenza delle politiche, ma anche per il basso livello con cui è studiato, trattato e raccontato.

Lei, che studioso e osservatore della società lo è, quali fenomeni e cambiamenti ha notato in questi tre ultimi anni – dal primo MeeTalents a Milano a quello di oggi a Perugia – nel movimentìo dei giovani italiani tra le frontiere?

È cresciuta molto la propensione ad andare all’estero. La maggior parte dei giovani italiani prende in considerazione tale opzione e comincia a prepararsi all’idea già durante gli studi. La crescita vale per tutte le categorie sociali ma con incidenza maggiore tra i laureati. Tra i giovani espatriati è aumentata la consapevolezza della propria condizione e del valore aggiunto della propria esperienza internazionale anche per il paese di origine. Sono anche pronti a tornare con più consapevolezza della sfida che questo comporta, sentendosi soggetti attivi di cambiamento e crescita.

Ci sono storie di ritorni che l’hanno colpita particolarmente? Perché?

Sono molte le storie con le quali siamo venuti in contatto in questi anni. Ognuna diversa dalle altre. Si torna per molti motivi. In tutti c’è però la convinzione di valere di più rispetto a quando si è partiti e la minor disponibilità a dare per scontati i mali del nostro paese. Proprio per questo favorire il successo di chi torna può aiutare l’Italia a cambiare in meglio.

Se dovesse tratteggiare l’identikit dell’italiano di ritorno, quali caratteristiche avrebbe?

Non c’è un unico identikit. In ogni caso è più facile che torni un under 30, perché più avanti con l’età i progetti di vita e lavorativi diventano più radicati ed è più difficile cambiare. Ma conta molto anche il tipo di attività e la motivazione. Sempre di più però a tornare sono giovani che dopo un’esperienza all’estero tornano per far partire una startup o comunque per avviare un proprio progetto imprenditoriale. Molto spesso nei settori più innovativi, creativi e promettenti del made in Italy e inserendoli in un mercato internazionale.

Veniamo ora al MeeTalents: da quali bisogni, sogni, esigenze, vicende e relazioni personali è nato questo appuntamento? Ci vuole raccontare chi sono i suoi fondatori: “cervelli-di-ritorno”, “ex cervelli-in-fuga”, raminghi viaggiatori o campanilisti?

MeeTalents è una idea dell’associazione ITalents nata da un gruppo di persone provenienti da esperienze diverse ma aventi come comune denominatore la preoccupazione per la difficoltà dell’Italia di valorizzare i propri talenti e il conseguente processo di mobilità verso l’estero. L’occasione è stata la cosiddetta legge “Controesodo” (238/2010) che prevede incentivi fiscali a chi dopo un soggiorno per studio o lavoro all’estero decide di tornare in Italia. Molti di noi avevano contribuito a perfezionare la proposta di legge ma ci siamo detti che una legge non bastava. Per tre motivi. Il primo deriva dal fatto che quello che conta è l’effettiva implementazione. Il secondo che non si torna solo per gli incentivi fiscali. Il terzo riguarda una riflessione più ampia sul fenomeno. L’Italia non deve solo aiutare i suoi talenti a rientrare nel modo migliore, se lo desiderano, ma valorizzare anche il contributo di chi rimane all’estero. A tale fine abbiamo deciso di formare l’associazione Italents per migliorare la conoscenza del fenomeno, favorire l’implementazione effettiva degli incentivi a tornare rafforzandoli con altre iniziative attrattive di grandi comuni, province e regioni, mettere in relazione chi è all’estero con le istituzioni locali e nazionali italiane per far sentire la propria voce propositiva. MeeTalents è l’evento che ogni anno ITalents promuove proprio per discutere di questi temi e dare concretezza a questi obiettivi.

Quindi: che cosa succede oggi, venerdì 19 dicembre, a Perugia? Programma e scaletta dei relatori a parte, qual è l’obiettivo della giornata?

Dopo l’evento tenuto nel 2012 a Milano, nel 2013 a Napoli, ora tocca all’Italia centrale ospitare MeeTalents. Lo scopo è quello di: 1) fare il punto sul fenomeno della circolazione dei talenti e sulla sua evoluzione quantitativa e qualitativa; 2) discutere proposte prodotte dai talenti stessi sulle migliori modalità di attrazione dell’Italia e di valorizzazione della rete dei giovani italiani all’estero; 3) condividere iniziative promesse da Enti locali e nazionali; 4) mettere in relazione giovani in uscita e in entrata tra di loro e con istituzioni e aziende italiane. Un obiettivo in più che ci diamo a Perugia è valutare la possibilità di promuovere un Forum internazionale dei giovani italiani all’estero in grado di fare massa critica e diventare interlocutore privilegiato con il Governo sulle politiche di attrazione e di mobilità internazionale.

 


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