Cooperazione & Relazioni internazionali

Nobel si, ma con coerenza

di Marco De Ponte

“Verrà un giorno in cui la guerra vi parrà altrettanto assurda e impossibile tra Parigi e Londra, tra Pietroburgo e Berlino, tra Vienna e Torino”, declamava Victor Hugo al Congresso di Pace di Parigi nel 1849. Quel giorno alla fine arrivò. E 60 anni di stabilità e pace non sono certo un risultato di poco conto.

L’esistenza dall’Unione europea ha dato la chance a milioni di persone di non vivere più sulla pelle la catastrofe delle guerre, che oggi annienta ancora le vite umane in molte regioni del pianeta. Eppure nell’accettare questo premio Nobel per la Pace, la UE dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere su come possa farsi promotrice in modo più deciso e proattivo dei suoi valori fondanti – diritti umani e lotta alle disuguaglianze. I diritti non solo degli europei ma di chi vive fuori dalle frontiere della Fortezza Europa e che per raggiungere quelle frontiere – per avere una vita dignitosa, in fuga da conflitti, carestie e altro – ha perso la vita. 18.535 persone: sono i morti lungo le frontiere dell’Europa, di cui 2.352 soltanto nel corso del 2011 (dato aggiornato a settembre 2012 di Fortress Europe).

Dovrebbe riflettere su come attuare politiche condivise e più coerenti, che considerino i migranti un universo da valorizzare, anziché proteggersi e arroccarsi su posizioni di solo controllo e contenimento; assicurando la protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo e la tutela del principio di non respingimento, in linea con i diritti fondamentali delle persone. Dovrebbe scendere a patti con le maggiori responsabilità che ha oggi, in merito a questioni globali come migrazioni, energia, commercio e agricoltura .

Da un premio Nobel per la pace ci si aspettano politiche più coerenti anche in merito allo sviluppo e alla lotta alla povertà. A breve, l’Unione europea -che è uno dei principali produttori e consumatori di biocombustibili a livello mondiale e quindi anche uno dei protagonisti su scala globale dell’accaparramento di terre nei Paesi in via di sviluppo – ha intenzione di rivedere le sue politiche in materia di energia, con l’introduzione del limite del 5% sui biocarburanti realizzati a partire da prodotti agro-alimentari. Un primo passo verso il riconoscimento dei rischi per la sicurezza alimentare di milioni di persone nei paesi poveri, ma che non è ancora abbastanza.

Per meritarsi davvero questo Nobel, dall’Unione europea ci si aspetta che rimetta al centro i diritti e le persone. Che attivi politiche più efficaci per la cooperazione e la lotta alla povertà. Che con una “concentrazione di pensiero e volontà” offra a tutti un futuro libero, come auspicava Altiero Spinelli oltre 60 anni fa, sull’isola di Ventotene.


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