Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

ACCORDO USA-CINA, SU CO2: ATTO POLITICO O DI SOSTANZA?

di Marco De Ponte

L’accordo raggiunto ieri  dalle superpotenze USA e Cina, per la riduzione, su base volontaria, delle emissioni di gas serra, è sicuramente un accordo importante. Anche perché a firmarlo sono appunto i due paesi più inquinanti e responsabili di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra. 

Per ora, l’accordo è importante per il segnale che manda, piuttosto che per l’impatto reale sugli effetti del cambiamento climatico. L’accordo infatti non è vincolante, e presenta degli obiettivi non troppo ambiziosi; però invia un messaggio al resto del mondo, tra cui anche l’Europa, poco coraggiosa in termini di obiettivi da raggiungere, come dimostrato dagli esiti del meeting di Bruxelles sul pacchetto clima 2030, lo scorso 24 ottobre.

Va detto che è la prima volta che la Cina fissa un obiettivo, anche se approssimativo, per limitare le proprie emissioni di gas serra; ci si aspettava invece di più dagli Stati Uniti, proprio perché si tratta di un paese storicamente responsabile per la maggior parte delle emissioni immesse in atmosfera. Gli Usa hanno promesso di tagliare la produzione di CO2 fra il 26% e il 28% entro il 2025; la Cina si è detta pronta a produrre un quinto di energia da fonti alternative, quindi pulite. Siamo sicuramente di fronte ad una presa d’atto dell’urgenza della lotta al cambiamento climatico, da parte di due delle maggiori economie mondiali; d’altro canto però, se non si prendono misure maggiori e più vincolanti, ci si troverà a dover fronteggiare le conseguenze devastanti del riscaldamento globale, con impatti irreversibili per tutto il pianeta. E da questo punto di vista, saranno ancora una volta i paesi più poveri a pagare il prezzo più alto.

Sul piano diplomatico, c’è da sperare che questa sia la volta buona per creare un effetto a catena contro l’inerzia che ha caratterizzato finora la politica globale e aprire una via che rinnovi la ratifica di un accordo globale contro i cambiamenti climatici, in vista del vertice sul clima previsto a Parigi nel 2015.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA