Solidarietà & Volontariato

Carcere chiama Italia: a scuola di educazione civica

di Elisabetta Ponzone

Chiediamo ai grandi elettori di comportarsi da tali in quanto ci risulta incomprensibile l'atteggiamento poco professionale tenuto da molti di loro sulla votazione del presidente della Repubblica.

Ieri in carcere si discuteva sul tema e senza alcuna retorica i detenuti si chiedevano quale esempio si stia dando al Paese e, soprattutto, a loro che regole e doveri hanno sempre disatteso.

Tra la pandemia, la disastrosa situazione economica in cui versano molti italiani e l'affetto nei confronti di Mattarella, credevamo inutile sottolineare la grande attenzione con la quale tutti noi, comuni cittadini, seguiamo la votazione. In un momento così delicato speravamo che i nostri parlamentari fossero all'altezza del ruolo assegnatogli, con voti, fiducia e stipendio. Come possono pensare di poter scherzare? Come possono non capire che la maggior parte degli italiani esce ogni mattina al freddo – se ha la fortuna di avere ancora un lavoro – per mille euro al mese? Come possiamo insegnare ai nostri giovani che le istituzioni servono a fare paese, e credevamo anche futuro, se poi chi ci dovrebbe rappresentare sembra sempre giocare e non capire che c'è un'attesa che va ben oltre il loro gesto quotidiano?

Alcuni detenuti, grazie al lavoro che svolgono in carcere, stanno cercando di dimostrare che un futuro migliore è possibile con impegno e serietà. Ma in questo momento la loro fiducia nelle istituzioni, che già era venuta meno nel compimento del reato, vacilla.

Con loro, anche tutti noi siamo disgustati delle tattiche e dai metodi utilizzati da chi è stato eletto in democrazia per rappresentarci. Vogliamo persone serie che sentano tutto il peso della corresponsabilità. Basta con i tweet, i post e gli show. Siamo indignati. Siamo delusi. Siamo feriti.


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