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Che siano questi i punti da cui partire e ribaltare?

Secondo Pasquale Pugliese, neo blogger di Vita, «tra i tre principi fondamentali della Costituzione repubblicana e i dati Istat sulla situazione del Paese si distende il perimetro di gioco sul quale si deve misurare la nuova politica»

di Redazione

Terz’ultimi in Europa per il lavoro, ultimi per la cultura, terzi per le spese militari
 

  • «L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro»

Il 1 marzo sono stati resi noti i dati ISTAT sulla disoccupazione italiana – l’assenza forzata di lavoro –  la quale ha toccato la cifra mai raggiunta negli ultimi vent’anni di 3.000.000 (tremilioni!) di disoccupati, cioè quasi il 12 % della popolazione italiana in età lavorativa (che ha perso o non trova un lavoro). Tra i giovani – cioè coloro che rappresentano il futuro e la speranza del Paese – la disoccupazione sale al 38,7%. Lo stesso presidente degli industriali Squinzi ha definito questi numeri – dietro i quali si nascondono enormi drammi umani e familiari – “agghiaccianti”. Con questo dato l’Italia è in fondo alla classifica dell’Unione Europea, terzultima dopo la Grecia e la Spagna.
 

  • «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese»

Nell’intervista a Il Mulino dello scorso dicembre (6/2012)   il prof. Tullio De Mauro ricorda che le indagini comparative internazionali sui livelli di alfabetizzazione degli adulti ci dicono che la situazione italiana è catastrofica:  un 5% della popolazione adulta in età di lavoro non è in grado di accedere neppure alla lettura dei questionari perché gli manca la capacità di riconoscere le lettere. Poi c’è un altro 38% che  riconosce le lettere ma non legge. E già siamo oltre il 40%. Si aggiunge ancora un altro 33% che invece legge il questionario al primo livello e al secondo livello, dove le frasi si complicano un po’, si perde e si smarrisce; infine si arriva alla conclusione che solo il 20% della popolazione adulta italiana è in grado di comprendere questioni più complesse, ossia di “orientarsi nella società contemporanea”. In questa indagine siamo al di sotto di qualsiasi standard: tra i Paesi considerati, bisogna arrivare in classifica allo Stato del Nuevo Léon, in Messico, per trovarne uno messo peggio di noi…

Continua a leggere sul nuovo blog di Pasquale Pugliese, Disarmato
 


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