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Oggi la liberazione si chiama disarmo

di Pasquale Pugliese

Nei giorni scorsi, mentre eravamo concentrati sulle vicende istituzionali, non abbiamo posto sufficiente attenzione ad alcune notizie arrivate dal mondo che riguardano direttamente, e pesantemente, il nostro Paese.

Il 15 aprile è stato pubblicato l’annuale rapporto del  SIPRI, lo storico e autorevole istituto internazionale di ricerche sulla pace, sull’andamento delle spese militari nel pianeta. Nel 2012 si è speso in armi nel mondo qualcosa come 1.753 miliardi di dollari, una cifra che emerge in tutta la sua assurdità se teniamo presente che per esempio – come ha ricordato Sbilanciamoci – nello stesso tempo si spende a livello globale circa 60 miliardi per la cooperazione allo sviluppo e la lotta alla fame, cioè appena il 3,4% di quanto si spende per le armi. L’Italia – mentre è agli ultimi posti in Europa per le spese della cultura (ultima) e dell’istruzione (penultima, prima della Grecia) – è risalita nella “top ten” mondiale delle spese per gli armamenti, riconquistando il decimo posto con i suoi 34 miliardi di dollari, che non comprendono le missioni all’estero e sono solo stimati perché nel nostro Paese i bilanci militari sono distribuiti su più ministeri.

Poiché le disgrazie non arrivano mai da sole, il 21 aprile il quotidiano inglese the guardian ha rilanciato la notizia che gli USA, contraddicendo gli impegni di Obama sul disarmo, stanno ammodernando il proprio arsenale nucleare per mettere le “ali” alle bombe e renderle effettivamente utilizzabili attraverso i cacciabombardieri F-35. Duecento di queste nuove bombe “guidate” saranno dislocate in Europa ed una parte consistente verrà posizionata in Italia nelle basi USA di Aviano e di Ghedi, a disposizione degli irrinunciabili caccia (e adesso si capisce il perché), in totale violazione del Trattato di non proliferazione nucleare al quale il nostro Paese ha aderito. E in disprezzo della Costituzione italiana, nata dalla Liberazione.

Oggi è il 25 aprile, Festa della Liberazione dal fascismo e dalla guerra.

La liberazione dal fascismo politico è compiuta, anche se occorre sempre vigilare sugli infiniti rigurgiti. La liberazione dalla guerra, elemento costitutivo del fascismo – che i costituenti non a caso posero tra i principi fondamentali dalla Patria – è invece ancora tutta da realizzare. Non ci si è liberati davvero dal fascismo finché non ci si è liberati dalla guerra e dalla sua preparazione.

Per questo la resistenza oggi si chiama nonviolenza e la liberazione si chiama disarmo.


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