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Solidarietà & Volontariato

Il cerchio che si chiude. Annotazioni per scavallare l’anno

di Pasquale Pugliese

Come in un taccuino, continuo ad annotare sulla mia pagina Facebook, quasi quotidianamente, uno o due pensieri suscitati da alcune “notizie del giorno”. Rileggendo a posteriori quelli delle ultime settimane, mi pare se ne possa ricavare il senso complessivo dell’anno che si chiude. E anche qualche indicazione – forse non solo personale – per quello che si apre.
Eccone una selezione, dal 20 novembre al 27 dicembre

20 novembre

Ai bambini rinchiusi nei lager libici,
a quelli yemeniti sotto le bombe arabo-italiane,
a quelli siriani assediati senza cibo,
a quelli costretti a imbracciare un fucile, anziché le matite colorate,
a quelli nei campi profughi di tutto il mondo,
a quelli i cui governi preferiscono le spese militari, anziché quelle per la scuola e la sanità…
spiegatelo a loro che oggi è la Giornata internazionale dei Diritti dell’infanzia

21 novembre

In Nigeria, uno tra i Paesi più devastati dal terrorismo, oggi un ragazzino kamikaze si è fatto esplodere in una moschea durante la preghiera del mattino, provocando almeno 50 vittime.
Chi parla di guerra dell’Islam contro i Paesi cristiani è in malafede. Come i terroristi islamisti

23 novembre

La notizia della sposa bambina di Padova, costretta al matrimonio dalle famiglie immigrate, è una bufala.
La notizia della donna rumena costretta alla schiavitù da un italiano a Lamezia Terme, con i figli degli stupri, è un fatto.
La prima descrive le fantasie del razzismo nostrano, la seconda la realtà del nostro Paese

Dunque il generale Mladic – il boia di Srebrenica – è stato condannato dal Tribunale dell’Aja per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Bene.
Tuttavia nessun generale potrebbe compiere tali crimini se i suoi ordini non fossero eseguiti dai soldati.
Chiunque obbedisce ad un ordine criminoso è un criminale.
“L’obbedienza non è più una virtù”, scriveva già Lorenzo Milani ai cappellani militari, “ma la più subdola delle tentazioni”. Soprattutto rispetto alla criminalità organizzata della guerra.
In Bosnia come ovunque.
Perché ovunque hanno agito e agiscono criminali di guerra, contro l’umanità. Seppur non condannati da nessun tribunale internazionale

24 novembre

Le circa duecento vittime degli attentati alla moschea egiziana di oggi, dopo le sessanta alla moschea nigeriana di pochi giorni fa, ci ricordano ancora una volta – tragicamente – che i musulmani sono le prime e maggiori vittime del terrorismo islamista, in tutto il mondo.
Doppiamente vittime, perché sempre anche assimilati colpevolmente ai terroristi dai quali sono invece perseguitati.
Una violenza culturale continuata che si somma alla violenza armata subita

25 novembre

La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne non sarà più necessaria quando tutti i giorni – e ovunque – sarà la giornata dell’educazione alla nonviolenza tra le persone.
Ossia alla competenza fondamentale dello stare al mondo.

26 novembre

Che le oltre trecento vittime dell’attentato alla moschea nel Sinai siano ancora una volta musulmani sufi, la più mistica e pacifica delle correnti islamiche, dimostra che chi si ispira alla nonviolenza è il principale nemico di ogni terrorismo. Fanatico o militare che sia

27 novembre

Se fossi il capo del partito che ha governato per l’intera legislatura, più che delle bufale, mi preoccuperei di aver lasciato come eredità un popolo di creduloni, incapace di distinguere la realtà dalla falsità.
Mi preoccuperei, a tal proposito, di essere l’ultimo paese europeo per spesa pubblica per l’istruzione, per la cultura e per numero di laureati (ed invece il primo per incremento di spesa militare, per portaerei e numero di caccia F35 acquistati, ndr.).
Mi preoccuperei, dunque, dei due terzi del Paese incapaci di comprendere una frase complessa, perché affetti analfabetismo funzionale, ossia di ignoranza.
Il trionfo delle bufale – per quanto odioso – è solo l’effetto boomerang di questa devastazione culturale.

29 novembre

Le squadracce rasate che interrompono presentazioni di libri e riunioni politiche, che imbrattano sedi di partito e di organizzazioni civili, che picchiano migranti e profughi, ci ricordano che c’è davvero un grave problema di cittadinanza in questo Paese.
Quella abusiva dei fascisti

Eppure ci sarebbe un modo per prevenire i rigurgiti di violenza fascista (e non solo) in Italia: avviare un grande piano nazionale, permanente, di educazione alla nonviolenza. A partire dalla formazione di insegnanti ed educatori per continuare nelle scuole di ogni ordine e grado.
C’è competenza più importante e trasversale dell’imparare a stare-al-mondo-con-gli-altri?
E ce n’è una più trascurata?

5 dicembre

Incontrare, ogni anno, centinaia di volontari in servizio civile nella “formazione generale” mi fornisce un punto di osservazione privilegiato sui giovani. Anzi su “la meglio gioventù” di questo Paese.
Stamattina, per esempio, ottimo confronto corale, in una splendida classe di formazione, nel modulo sulla “difesa della patria”.
E tuttavia, al suo interno, c’è chi (pur attrezzato culturalmente) è convinto che la strage di Bologna sia stata fatta dalle Brigate Rosse e chi alla voce “minacce” dalle quali ritiene necessario difendersi risponde “il futuro”. Con la condivisione di tutti.
Mentre si preparano le celebrazioni per i 50 anni dall’assalto al cielo del ‘68, a me, stasera, rimane una domanda per la mia generazione di mezzo: come abbiamo potuto consentire, in questo mezzo secolo, la perdita della memoria del passato e, contemporaneamente, la costruzione della rappresentazione di un futuro spaventoso?

6 dicembre

Se davvero si volesse contrastare il fascismo montante – anche sui piani politico e culturale – si approverebbero subito, almeno, due leggi strutturalmente antifasciste: lo Ius Soli e l’Altra Difesa Possibile. L’una combatte il razzismo, l’altra il militarismo, i caposaldi dell’ideologia fascista.
Invece nulla da fare, di antifascista è rimasta solo la retorica

Trump è un provocatore che – violando deliberatamente il diritto internazionale – sa di alimentare altre guerre e altro terrorismo.
Il nostro Paese, che farà partire il Giro d’Italia da Gerusalemme (cancellando anche la distinzione tra Est e Ovest), lo rincorre sullo stesso terreno.
Entrambi proni allo Stato occupante e militarista di Israele

10 dicembre

Nella Giornata internazionale dei Diritti Umani la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN)- Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari – riceve il Premio Nobel per la Pace.
L’Italia è rappresentata dallA Rete Italiana per il Disarmo e dal Movimento Nonviolento, con il nostro Francesco Vignarca. Onorati.
Il governo italiano, invece, è ancora atteso alla ratifica del Trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari.

12 dicembre

Le ultime notizie dall’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea:
“L’Italia è il paese europeo con il maggior numero di poveri”.
In compenso continua ad essere il primo per caccia F35 acquistati, per numero di portaerei, per incremento delle spese militari, per quantità di testate nucleari USA sul territorio europeo… Sventurato Paese, il nostro, che investe sulla guerra anziché sui diritti delle persone.
Il ribaltamento di questa indecenza – inumana e anti-costituzionale – è l’unico programma politico all’altezza della situazione

16 dicembre

Papa Francesco continua a ribadirlo: “basta con le scandalose le spese per gli armamenti, i conflitti si risolvono con la nonviolenza”.
Ma governi e governanti continuano a ignorarlo.
A cominciare da quelli italiani che pure ostentano il proprio cattolicesimo

18 dicembre

La cittadinanza austriaca ai cittadini del sud-tirolo che dichiarino la propria appartenenza linguistica tedesca, voluta dal governo austriaco di estrema destra, mi fa tornare in mente l’obiezione di coscienza etnica di Alex Langer da Sterzing-Vipiteno.
Punto di civiltà dal quale bisognerebbe ripartire

19 dicembre

Leggo dell’ordinanza emanata dal Sindaco di Como che, per il “decoro urbano”, vieta perfino di portare latte caldo alle persone senza tetto.
E’ una misura indecorosa di cattiveria sociale, che si aggiunge all’ingiustizia sociale di non avere una casa.
Di fronte alla quale sono necessarie azioni di disobbedienza civile.
Ossia gesti diffusi di decoro umano

21 dicembre

Oggi c’è stato il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, le minori ore di sole. Ha avuto inizio la notte più lunga.
Da domani le giornate ricominceranno ad allungarsi, il tempo della luce, pian piano, a crescere e quello del buio a decrescere.
Dunque l’inizio dell’inverno è anche il principio della sua fine. Il momento di maggiore oscurità coincide con l’avvio della crescita della luminosità.
A me pare una grande metafora della vita. E della speranza

22 dicembre

Il 22 dicembre del 1947 nasceva la Costituzione: 70 anni (e un giorno) dopo aspettiamo ancora l’applicazione integrale di fondamentali articoli.
Dell’ articolo 11, per esempio, che ripudiando la guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” apre alla costruzione di mezzi alternativi alla guerra. Oppure dell’articolo 52 che indicando la difesa della patria come “sacro dovere del cittadino”, sottrae il monopolio della difesa allo strumento militare e apre alla costruzione della difesa civile, non armata e nonviolenta, svolta dai civili contro tutte le minacce. Non solo militari.
Con la campagna Un’altra Difesa è possibile abbiamo promosso l’attuazione integrale della Costituzione, ma il Parlamento non ha trovato il tempo per occuparsene. Tempo perso.

23 dicembre

Quindi, ancora una volta, lo Ius Soli è stato affossato.
Nonostante le diffuse dichiarazioni politiche di antifascismo, è l’egemonia culturale fascista ad aver vinto.
La Costituzione, i diritti delle persone, i valori di civiltà sono stati sconfitti. Adesso la palla passa agli elettori. E la cosa non mi rassicura affatto.

24 dicembre

Il 24 dicembre mi ritorna sempre in mente la pace dal basso tra i soldati nemici nelle trincee della grande guerra, in quella notte di Natale del 1914.
Un esempio di umanità, prima punito dai rispettivi ufficiali e dopo dimenticato dalla storia. Da raccontare ancora.
E imitare in tutte le trincee del pianeta

25 dicembre

Ieri sera, con Annachiara e Martina, sono stato al cinema a vedere “Dickens. L’uomo che inventò il natale”, il film che racconta il processo creativo dello scrittore del celebre “Canto di Natale”. Nel quale i fantasmi del passato, del presente e del futuro accompagnano l’avaro Scrooge a vedere da vicino la condizione umana. Ed a convertirsi alla generosità.
Poi, stanotte, ho sognato che, con Mao, Giorgio e Francesco, andavo a trovare il presidente Mattarella per chiedergli di non firmare la legge di stabilità che porta a 25 miliardi di euro le spese militari. E, come i fantasmi di Dickens, portavamo il Presidente fuori dal Quirinale – di notte – a vedere, dall’alto, lo stato di un Paese devastato dai disastri idrogeologici, dagli incendi, dai terremoti, ma anche dalla povertà, dall’ignoranza, dalle mafie. E indifeso di fronte a tutte queste minacce.
Il giorno dopo, Sergio Mattarella veniva a trovarmi al lavoro, con la legge di bilancio in mano, per comunicarmi di aver fatto stornare un miliardo e cento milioni dalle spese militari per finanziare la difesa civile, non armata e nonviolenta. E, mentre, con gli amici della campagna Un’altra Difesa è possibile, decidevamo come rendere pubblica questa buona notizia, mi sono svegliato.
Non credevo di aver mangiato così pesante ieri sera

26 dicembre

Lo denunciava già Ban Ki Moon qualche anno fa: il budget delle Nazioni Unite di un anno è equivalente alle spese militari globali di un giorno.
Gli Stati Uniti spendono da soli il 40% di questa incredibile cifra di circa 1.700 miliardi di dollari annui in armamenti.
Oggi Trump ha deciso di tagliare, per rappresaglia, la quota USA di 285 milioni al bilancio dell’ONU.
E’ il cerchio della guerra che si chiude

27 dicembre

Si, presidente Paolo Gentiloni, evviva!

Ma inneggiare alla Costituzione mentre invia militari anche in Niger – invece di aiutare lo sviluppo e la democrazia, sostenere la cooperazione internazionale e inviare i corpi civili di pace – significa lacerare ancora quella Carta che “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Non è un modo dignitoso di celebrarne il settantesimo anniversario della firma


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