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Concordia

di Marco Sessa

Nella notte del 13 gennaio 2012 la Costa Concordia, una nave da crociera di 114mila tonnellate e lunga più di 290 metri, ha urtato uno scoglio davanti alla costa dell’isola toscana del Giglio. Sulla nave c’erano 4.229 passeggeri. Sono morte 32 persone, due persone non sono ancora state ritrovate. Credo che tutto il mondo ricorderà quelle scene in TV dove sui volti dei passeggeri si leggeva la paura e su quelli dell’equipaggio il totale smarrimento. Nessuno dimenticherà la telefonata con cui  il comandante venne richiamato da un suo superiore a tornare a bordo, dopo avere abbandonato la nave.

Settimana scorsa, dopo quasi 20 mesi, è stata compiuta la più importante operazione di recupero di una imbarcazione affondata sino ad ora. Un’operazione di ingegneria che tutto il mondo ha ammirato. E’ stato un ‘gioco’ di leve e pompe idrauliche al fine di raddrizzare lo scafo della immensa nave da crociera che giaceva sul fondale dell’Isola del Giglio dalla data del famoso ‘inchino’.

Il recupero del relitto è stato un lavoro con tutti gli elementi italici: intelligenza, competenza, ingegno, fantasia, audacia e fortuna. Mentre leggevo la descrizione della intera manovra e del sistema di pompe idrauliche per il raddrizzamento della nave, mi sembrava di camminare all’interno dei musei leonardiani dove si possono ammirare progetti, macchine, strumenti assolutamente unici e all’avanguardia per quella epoca utili a risolvere i problemi giganteschi di allora.

Era dai mondiali del 2006 che gli Italiani non si ritrovavano così uniti, orgogliosi e fieri di essere italiani (C’è stata la parentesi delle celebrazioni per i 150 anni dell’unificazione della Italia ma purtroppo in pochi ci hanno davvero creduto), in concordia appunto tra loro (secondo il vocabolario Treccani: Concordia: Conformità di sentimenti, di voleri, di opinioni fra due o più persone, per lo più non disgiunta da reciproco affetto).

Ora pensate che proprio qualche mese prima, a Novembre 2011,  un comandante un attimo spregiudicato, forse troppo sicuro di sé, a seguito di alcune manovre audaci ed inopportune e dopo un richiamo dei suoi stessi superiori,  per evitare che la nave in suo comando affondasse, venne allontanato dal governo della stessa e non gli fu chiesto di ritornare a bordo, anzi!.

Il comandante era Silvio Berlusconi mentre la nave Italia.

Ci vorrebbe una operazione di ingegneria Leonardiana perché la nostra politica riemerga dagli abissi ed inizi seriamente a fare il suo dovere. Ogni giorno viceversa sembra di sprofondare sempre più.

Quanti mesi ancora dovremo aspettare perché la concordia veda la luce pure nella politica?


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