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Economia & Impresa sociale 

La congettura di Matilde Serao è corretta

di Marcello Esposito

Matilde Serao e Giustino Fortunato avevano individuato già 150 anni fa la natura regressiva della tassa sulla “ignoranza”, cioè del gioco del lotto. Una riprova della bontà della loro intuizione la si ha incrociando i dati sulle somme giocate nelle province italiane (fonte Agimeg) con i dati rilasciati dal MEF la scorsa settimana sull’IRPEF versata in Italia. Ovviamente, la spesa è funzione positiva del reddito, ma il punto della regressività è un altro: i più poveri spendono proporzionalmente di più in gioco d’azzardo rispetto ai più ricchi. Per provare la tesi bisogna quindi mettere in relazione la quota di reddito giocata con il reddito pro-capite dichiarato ai fini IRPEF. Il grafico sottostante mostra chiaramente che le regioni d’Italia più povere sono proprio quelle che spendono proporzionalmente di più in giochi d’azzardo.

Possiamo anche cercare di valutare un’altra intuizione (un po’ più moderna): i pensionati sono una delle categorie più a rischio di cadere nella trappola del gioco d’azzardo. La verifica che possiamo fare è indiretta perché dai dati IRPEF abbiamo la quota di pensionati sul totale dei contribuenti (e anche il loro reddito dichiarato), ma non abbiamo una stima del giocato dai pensionati. Quindi, cercheremo di verificare se all’aumentare della percentuale di pensionati aumenti anche la spesa media pro-capite. Il risultato conferma l’intuizione, come si può notare dalla figura sotto-stante:


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