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La verità, secondo me.. (extended version)

di Flaviano Zandonai

Non so quale sia il vostro, ma il mio criterio guida nelle scelte culturali – per fruizione, non produzione e neanche coproduzione dalla quale rifuggo – è la capacità di cogliere lo spirito dei tempi, zeitgeist come dicono i tedeschi. In alcuni ambiti è facile, pure troppo. Le librerie, ad esempio, traboccano di volumi tra fiction e non fiction che cercano di interpretare il presente e di cavare dal cilindro qualche parola chiave utile a decodificare il futuro. In altri settori dell'industria culturale l'offerta è più scarsa. Delude, ad esempio, la pop music, tipo quella rappresentata a Sanremo. Tra mappazzoni sentimentali, voglia di riflusso hygge-style, tormentoni da distrazione di massa e retorica su valori decotti è mancato un pezzo che catturasse the sign of the times, tanto per fare un'altra citazione (stavolta alla memoria ahimé).

Invece "a casa tutto bene", la nuova produzione di Brunori, riesce eccome nella cattura e con diversi brani, quasi un concept album non sui massimi sistemi tipo protest song anni '70 o peggio '80, ma un campionario micro su comportamenti, scelte, interrogativi che raccontano molto dell'oggi. “La verità”, quello che un tempo sarebbe stato il 45 giri di apertura, si meriterebbe l’etichetta explicit lyrics, ma non per i contenuti a sfondo sessuale, violento, misogino come per qualche rapper della west coast, ma per il fatto che ci racconta, senza peli sulla lingua, come le aspirazioni al cambiamento che costellano le bacheche dei nostri profili social spesso rimangano allo stato di meri intenti. Non solo perché qualcuno, da fuori, trama mettendoci i bastoni tra le ruote – che è sempre una gran bella consolazione – ma perché al fondo siamo noi i primi a non crederci e a non voler metterci quello che è il vero e proprio sale dell’innovazione: il rischio.

Un altro pezzo interessante, che fa quasi da pendant al precedente, è “Secondo me”. Un invito a surfare tra idee approcci, contesti senza preclusioni, facendosi guidare da principi di apertura e connessione. Una canzone-manifesto di quella "normalità radicale" che, ad esempio, ricerchiamo nelle azioni (e relative economie) collaborative. Insomma la coerenza dei nostri comportamenti – e a scalare delle politiche che siamo chiamati a co-costruire – non è infusa dall’alto, da una qualche matrice politico-ideologica o linea guida tecnocratica, ma scaturisce da un bricolage molto pragmatico che sa accostare e ibridare iniziative e approcci diversi.

Ascoltare queste canzoni può aiutare a cogliere, e soprattutto ad abitare meglio, lo spirito del nostro tempo. Anche perché, in fatto di coerenza, chi le scrive e le canta vicino al nome ci mette la ragione sociale: sas, che sta per società in accomandita semplice. A proposito del rischio e del metterci la faccia.


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