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Politica & Istituzioni

Mettete dei fiori nei vostri cannoni (digitali)

di Franco Bomprezzi

Vedo con piacere stamattina che Vita prova già ad andare oltre, a rilanciare i temi che ci stanno a cuore, a cominciare dal servizio civile obbligatorio e dalle parole pronunciate nel tempo dal presidente Giorgio Napolitano. Andiamo avanti, dobbiamo farlo, per egoismo e per solidarietà. Egoismo come istinto di sopravvivenza morale e umana, in una fase convulsa di cedimenti, tradimenti, urla e insulti. Solidarietà nei confronti di chi sta aspettando da troppo tempo, non dico la soluzione dei problemi che angosciano milioni di cittadini e di famiglie, ma almeno un riferimento governativo autorevole e in grado di assumersi responsabilità e scelte importanti.

L’escalation verbale sui social network, l’uso patologico di twitter da parte di esponenti politici (non parlo dei cittadini che hanno pieno diritto di fare pieno uso di qualsiasi giocattolo elettronico), l’aggressività costante, esibita e condivisa, nei confronti di chiunque la pensi diversamente, o comunque abbia un atteggiamento meno esasperato, è sotto gli occhi di tutti. Stiamo perdendo (o vanificando) una eccezionale opportunità di partecipazione democratica virtuale, quale effettivamente può essere l’uso di piattaforme digitali, di social network, di blog, di spazio per i commenti nei quotidiani on line, o persino nei siti dei partiti e dei movimenti. Se non riusciamo rapidamente ad abbassare i toni di questa costante criminalizzazione dell’avversario politico, individuato rozzamente attraverso semplificazioni, mistificazioni, amnesie vecchie e nuove, impediamo clamorosamente l’unica via d’uscita verso un futuro possibile e civile.

I cannoni, oggi, sono digitali. L’odio, la violenza delle parole, si tramuta poi in rabbia collettiva anche fuori dello schermo. Con il rischio, evidente, che la situazione sfugga di mano e il nostro Paese si avventuri in una dimensione che nulla ha a che fare con la democrazia occidentale. Mettiamo dei fiori nei nostri cannoni digitali. Non per buonismo, o per edulcorare una situazione complessa, all’interno della quale la classe politica tradizionale, e segnatamente il gruppo rissoso di potere all’interno del Partito Democratico, hanno responsabilità enormi. Ma perché adesso abbiamo il dovere di utilizzare questi strumenti per produrre dibattito e consenso attorno alle proposte, ai progetti, alle idee condivise per uscire dalla guerra economica, per combattere la miseria crescente, per rilanciare almeno l’idea di una sussidiarietà possibile.

Le persone ci sono, le realtà sociali anche, il terzo settore, ad esempio, fra mille difficoltà e rigidità, rimane un riferimento concreto, trasversale, pieno di saggezza e di buoni comportamenti, anche umani. Ripartiamo da qui, riprendiamoci la Vita. In pace.


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