Politica & Istituzioni

L’ignominia di Berlusconi

di Franco Bomprezzi

Ho aspettato qualche giorno prima di commentare qui nella mia confortevole camera con vista del blog di Vita.it . Ho sperato (invano) che qualcuno intervenisse pesantemente, nei media, dopo le parole di Silvio Berlusconi: “Il presidente Napolitano mi eviti l’ignominia dell’affidamento ai servizi sociali”.  Finalmente, infatti, in maniera indiretta, l’ex premier ha risposto in modo sprezzante alla mia modesta proposta, formulata un paio di mesi fa sempre attraverso le colonne di Vita: a mio parere dodici mesi di servizio sociale a contatto con la realtà delle associazioni non profit avrebbe fatto bene a tutti, sarebbe stato un messaggio civile in un Paese civile.

Ma Berlusconi parla adesso di ignominia, dando un calcio anche alla buona educazione, dal momento che in questa espressione così greve c’è tutta la distanza da un mondo fatto di persone normali, semplici, che lavorano tutti i giorni dalla parte più fragile del Paese, alle prese con i diritti negati, con la faticosa gestione di servizi che devono fare i conti con risorse sempre più esigue, e con un Governo che si sta impegnando brillantemente nell’arduo compito di non mantenere nessuna promessa fatta all’intero terzo settore, vedi a proposito la giusta protesta di Riccardo Bonacina.

Dove sarebbe l’ignominia? In che senso? E perché nessuno – almeno mi pare – è intervenuto su questo punto, mentre non passa giorno che non si tirino fuori le vecchie e trite storie decadenti dei festini di Arcore, rispetto ai quali solo il silenzio ci aiuterebbe a non provare una insopportabile sensazione di nausea? In questa affermazione c’è la sintesi drammatica di un modo di concepire il potere, e il ruolo del Grande Statista (il più grande presidente del consiglio degli ultimi 150 anni, disse una volta, e cito a memoria). Comunque vada a finire la vicenda giudiziaria, politica, parlamentare di Silvio Berlusconi, questa sua affermazione resterà per sempre. Altri tempi quando un uomo come Sergio Cusani, condannato per le tangenti Enimont, scoprì nel carcere la possibilità di un riscatto e di un impegno accanto agli ultimi che non ha più abbandonato.

Si parla tanto, e spesso a sproposito, dei danni del “berlusconismo” in questi vent’anni. Forse ci vorrebbe maggiore attenzione a questo aspetto, alla distanza abissale dal mondo nel quale noi tutti cerchiamo, faticosamente, di operare per il bene comune.


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