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Golf, la buca di Ernie Els

di Roberto Brambilla

Dieci anni. Tanto ha dovuto aspettare il sudafricano Ernie Els per vincere il suo secondo British Open di golf. Una vittoria arrivata in rimonta, dopo che l’australiano Adam Scott ha ceduto pian piano nelle ultime buche. Ma forse il più grande successo, “The Big Easy”, così è chiamato il golfista per la sua imponente statura (1,95) e per la fluidità di gioco, non l’ha ottenuto sul green. Anzi. E’ arrivato in uno dei momenti meno brillanti della sua carriera.

Era il 2009, quando Ernie e sua moglie Liezl decisero di far nascere la “Els for Autism Foundation” per aiutare i ragazzi autistici e le loro famiglie. Bambini come Ben, il secondo figlio del campione sudafricano. Programmi di e-learning per sviluppare le capacità dei ragazzi, ma anche la creazione dell’”Els Centre of excellence”, una struttura , ancora in progettazione, che nelle idee del campione sudafricano dovrebbe lanciare una piattaforma globale di apprendimento online e fornire servizi educativi, medici e professionali a ragazzi affetti da autismo tra i 3 e 21 anni.

Un megaprogetto che Ernie Else può portare avanti grazie alle donazioni di privati, a serate benefiche e anche grazie al golf. O meglio grazie allEls for Autism Golf Challenge, un torneo Pro-Am ( cioè in cui giocano in coppia un professionista e un dilettante) che dura da aprile a ottobre e si conclude con un week end sui green di Las Vegas. Fino ad ora sono stati raccolti 1milione e 161 mila dollari. Ma la strada è ancora lunga. Almeno per raggiungere l’obbiettivo che The Big Easy si è prefisso. “Non vorrei essere ricordato solo come un grande golfista, vorrei rimanere nella mente delle persone anche come una persona che fatto qualcosa sul tema dell’autismo”. Dunque come on, Ernie!


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