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Piccole grandi imprese

di Roberto Brambilla

E’ probabile che Niger e Capo Verde alla Coppa d’Africa 2013 non si qualifichino per la seconda fase o che addirittura non vincano neppure una partita. Ma le due squadre la loro vittoria l’hanno già ottenuta. Perchè essere in Sudafrica, sede della competizione, è stata un’impresa. Non solo calcistica.

La nazionale del piccolo arcipelago dell’oceano Atlantico è arrivata per la prima volta alla massima competizione per nazioni del Continente Nero battendo nel play off di ottobre il Camerun della stella Samuel Eto’o, mentre i Mena (il soprannome dei giocatori nigeriano preso da una rara specie di antilope del deserto) hanno superato la più modesta Guinea ribaltando l’1-0 dell’andata con due reti (a zero) al ritorno.

Ma il più grosso ostacolo, dopo la qualificazione, sono stati i soldi. Quelli che servono per volare fino al Sudafrica e mantenere il soggiorno di squadra e staff. Fondi che sono stati trovati con uno strumento vecchio come il mondo ma impensabile per come noi immaginiamo il calcio: una colletta. Da una parte gli abitanti di Capo Verde, 429mila abitanti e un reddito procapite di 4mila dollari l’anno, dall’altra quelli del Niger il sesto paese più povero del mondo hanno messo quello che potevano per mandare i loro “ragazzi” in Sudafrica. Entrambi ci sono riusciti, con la Federazione nigerina e gli abitanti del Paese che anche grazie alla promozione delle Tv locali hanno raccolto quasi 2 miliardi di franchi Cfa, più o meno 3 milioni di euro. Tanti bastano (o forse meno) bastano per vivere un sogno.


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