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Donne e football, questione di tempo

di Roberto Brambilla

Il football americano non è uno sport per donne. Almeno per ora. Nel 2012 la NFL, la massima lega professionista americana ha aperto le porte, attraverso le parole del commissioner Roger Goodell alla presenza di donne nei roster delle squadre. “Se ci sono donne che combattono in prima linea – aveva detto – perchè non dovrebbero giocare a football?”.

Detto fatto. E qualcuno ha già provato a fare l’ingresso tra i professionisti. Come Lauren Silberman 28 anni. La ragazza, ex giocatrice all’Università del Wisconsin, ha pagato 275 dollari e si è presentata ai provini regionali in New Jersey. Ruolo: kicker, calciatrice, quella che si occupa di trasformare i touchdown e di tirare i calci d’inizio. Sette calci, due kickoffs e cinque field goals, dalle 35 alle 55 yard (32 e 50 metri), questa la prova a cui si è sottoposta Lauren. La ragazza ne ha tirati solo due, da 13 e 19 yard e poi si è ritirata, ufficialmente per non infortunio.

Se il primo assalto di una donna alla NFL è fallito, le ragazze nel football ci sono già arrivate, almeno a livello universitario. Nella NCAA, tre hanno già segnato punti Liz Hearston (1997, Wiliamette University), Ashley Martin (2011, Jacksonville) e Katie Knida dell’Università del New Mexico. Che più che per la sua bravura divenne famosa per aver denunciato a Sports Illustrated abusi sessuali da parte dei suoi colleghi uomini, quando era all’Università del Colorado. Parole che erano costate al suo coach le dimissioni e a lei gli insulti dei compagni. Zero giocatrici ma un po’ di rosa nella NFL c’è. Nella regular season 2012 la 42enne Shannon Eastin è diventata la prima ufficiale di gara donna (guardalinee) della storia NFL durante il match di regular season tra Saint Louis e Detroit. E Kelli Masters è una delle agenti più importanti della Lega. E chissà che una delle 1300 ragazze che giocano a football al liceo non diventi il nuovo Morten Andersen, il kicker con più punti nella storia della Nfl.


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