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Olimpiadi 2020, a Buenos Aires il CIO sceglie la sede

di Roberto Brambilla

Il giorno è arrivato. Non quello del giudizio, ma quello della decisione. A Buenos Aires il Comitato Olimpico Internazionale sceglie nella serata europea di sabato la città che ospiterà le Olimpiadi del 2020. Una sfida in cui lo sport è una parte (piccola) di un gioco politico e soprattutto economico. Tre le candidate rimaste, Madrid, Tokyo e Istanbul con tre profili molto diversi e una corsa che, a poche ore dall’annuncio, non sembra avere una superfavorita.

Per Spagna e per la sua capitale, alla terza corsa consecutiva ai Giochi, l’Olimpiade potrebbe essere un volano per l’economia, come lo fu nel 1992 per Barcellona. Un’edizione, quella madrilena, che sarebbe all’insegna dei costi contenuti. Poco meno di 3 miliardi di euro di budget (1/4 di quello di Londra) e buona parte delle strutture che sarebbero solo da adattare e non da costruire ex novo. Giochi “low cost” che potrebbe essere un motivo di appeal ma che secondo alcuni analisti non sarebbero comunque pienamente sostenibili per l’economia spagnola. Una candidatura che a dispetto di alcuni dubbi è sostenuta in massa dai cittadini del Regno di Spagna, Juan Carlos in testa, presente a Buenos Aires.

Affidabilità e quattrini, invece la ricetta di Tokyo. Il Giappone in tutte le occasioni in cui ha organizzato un grande evento ha fatto bene (Mondiali di calcio 2002) e il premier Abe, conscio delle implicazioni economiche positive che potrebbero avere i Giochi ha promesso un aiuto sostanzioso del governo per sostenere i costi dell’organizzazione. Una candidatura forte che ha un’unica grande incognita: Fukushima. La centrale nucleare, teatro del disastro nel 2011 è a soli 300 chilometri dalla sede dei Giochi e i problemi di sversamento di acqua radioattiva non sembrano ancora del tutto risolti. Dall’altro canto però i Giochi potrebbe essere un segnale di speranza dopo la tragedia, come lo furono le Olimpiadi nipponiche del 1964.

Ambizione e largo budget è invece il credo di Istanbul, la terza candidata. Il comitato organizzatore della capitale turca (il paese di Ataturk potrebbe diventare il primo a maggioranza musulmana a ospitare i Giochi) ha presentato al CIO un  piano economico da 19 miliardi di euro di budget con strutture moderne e funzionali, ma qualche dubbio sulle sue reali possibilità di finanziamento. Il vero tallone d’Achille però potrebbe essere la situazione politica e sociale interna. Le proteste contro il governo a Gezi Park  e il trattamento dei manifestanti da parte della Polizia non sono passati inosservati, come il recente coinvolgimento di atleti turchi in casi di doping.

La volata è quasi terminata. Con uno spettatore d’eccezione. L’Italia. L’ex premier Mario Monti aveva ritirato la candidatura di Roma ai Giochi, ma il CONI guarda la scelta di Buenos Aires per il futuro. Con la vittoria di Tokyo e i Giochi in Asia si potrebbe pensare già a una nuova corsa nel 2024 mentre con la vittoria europea, in base all’alternanza dei contrinenti sarebbe più opportuno aspettare almeno il 2028.


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