Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Education & Scuola

AfroNapoli United, quando l’integrazione passa per il pallone

di Roberto Brambilla

Quarantacinque minuti. Quanto un tempo di una partita di calcio. Tanto dura “United. Campioni fuori dal ghetto”, un docu-film realizzato da Giovanna Amore e Celeste Sabatino che sarà proiettato in un incontro lunedì 14 ottobre all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, alla vigilia di Italia-Armenia, ultima partita di qualificazione per i Mondiali 2014. La presentazione di un lavoro, che per le autrici è anche la  tesi di laurea magistrale nel corso di “Imprenditoria e Creatività per Cinema, Teatro e Televisione”, a cui sarà presente anche Giancarlo Abete, presidente della Figc.

Una docu-fiction che racconta la storia della AfroNapoli United, squadra del capoluogo campano che per la prima volta in questa stagione giocherà il campionato di Terza categoria. Una società nata nel 2009 per iniziativa dell’ex allenatore e attuale presidente Antonio Gargiulo e dei senegalesi Sow Hamath e Watt Samba Babaly che accoglie nella sua rosa apolidi, migranti, regolari e irregolari, provenienti da Africa, Asia, Sudamerica e anche Europa oltre agli italiani, di prima e di seconda generazione. Ragazzi e giovani uomini che abitano tutti nei quartieri più popolari del centro storico di Napoli.

Due squadre, una che disputerà il torneo FIGC e l’altra quello dell’AICS (Associazione italiana cultura e sport) che si allenano al campo Buonocore di San Giovanni a Teduccio e che hanno svolto il ritiro pre-campionato a Chiaiano sul fondo rustico “Selva Lacandona”, primo terreno agricolo confiscato alla camorra in Campania e intitolato ad Amato Lamberti, ex presidente della provincia di Napoli e direttore dell’Osservatorio sulla Camorra, scomparso nel 2012.

Porte aperte a tutti (non solo metaforicamente, perchè agli allenamenti possono partecipare tutti) cercando di integrare attraverso lo sport perchè come l’AfroNapoli United scrive sul suo sito.“lo sport può e deve essere, oltre ad una semplice disciplina per allenare il fisico, anche un veicolo per l’insegnamento di valori sociali ed etici ed un metodo per abbattere i tabù razziali”. Fino ad ora l’esperimento è riuscito, anche grazie all’impegno di tutti e alle “aperture” della Figc al tesseramento degli stranieri in questa categoria. E in una settima come questa, con il caso delle curve chiuse per cori razzisti, la storia dei ragazzi della AfroNapoli United fa tutt’altro che male.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA